Oggi ho recuperato un pezzetto della mia vita. Una camicetta rosso scarlatto mi ha solleticato un ricordo, un nome antico, ponsó, che mi ha riportato indietro nel tempo, in un luogo che profumava di semplicità e campagna: la casa di mia nonna.
Era una sarta non per scelta o per passione ma per necessità e costrizione. Il padre aveva lasciato lei e le sue sorelle subito dopo la morte della moglie per trovare fortuna in Argentina dove alcuni parenti erano già approdati nel primo dopoguerra. Riempì, prima di imbarcarsi, la dispensa di farina e pregò le vicine di aver cura di quelle quattro piccole donne. Varcò l’oceano e non tornò più. Nel paese sudamericano trovò il lavoro e l’amore che gli offuscò il ricordo di quelle figlie.
Mia nonna, che era la secondogenita, dovette rimboccarsi le maniche e mentre la maggiore assunse il ruolo di madre delle più piccole, lei cominciò a imbastire orli e a stirare pantaloni per poche lire. Si fece lesta nei movimenti e presto passò a prendere misure, comporre modelli, tagliare stoffe. Cuciva per gli altri, componeva vestiti per sé e per le sorelle assemblando quei ritagli preziosi di stoffe.
Una mattina presto di novembre si sposò con un uomo dagli occhi verdi e buoni, un uomo bellissimo che si era innamorato di quella ragazza taciturna e fiera. Ma la guerra glielo portò via per alcuni anni e si trovò ancora una volta sola e con due bimbe da accudire e da proteggere. Trovò riparo in campagna mentre le forze degli Alleati ingrigirono i cieli della Sicilia in una giornata di caldo e di sole con i loro aerei e le loro bombe. Sopravvisse, si temprò e si indurì.
Il marito tornò un giorno, quando ormai credeva di aver perso anche quell’uomo, integro nel corpo ma sbrecciato nell’animo, e insieme lottarono per ricostruirsi un futuro. Arrivarono altre gravidanze, pure quel figlio maschio tanto atteso, che non riuscì a sopravvivere che pochi mesi. Pur di fronte alla morte dei figli non si arresero e continuarono a progettare la loro vita. Accolsero la riforma agraria, il boom economico che in Sicilia arrivò tardi e blando, comprarono una vecchia casa col tetto di canne, comprarono un terreno e poi un altro, buttarono giù le due cammaredde e affidandosi a Mastru Don Antuninu ne progettarono un’altra con la vasca da bagno, una cucina più grande e il terrazzo dove collocare le rastuzze. Ci misero i mobili, gli elettrodomestici e i ricordi. In un angolo della cucina mia nonna sistemò la vecchia macchina da cucire, una Singer, in metallo nero con la scritta oro, con la quale continuò a confezionare vistine, camicette, gonne per sé e per le figlie, e qualche scamiciata per me. Il confezionamento di un abito, per lei, era cosa seria. C’era tutto un rito propiziatorio: il segno della croce, una razzionedda bofonchiata, un cartamodello di giornale adagiato sulla pezza.
Poi tolta la camicetta della zia o la vistina della mamma, con i ritagli iniziava il turno mio o di mia sorella. Di pezze ponsó mia nonna ne compró tante. Credo che fosse il suo colore preferito. Ponsó erano i miei prendisoli, ponsó le gonnelline, le camiciole e i costumi di carnevale di principessa o di regina a seconda degli anni e l’abbondanza della stoffa e delle trine.
Poi arrivò la malattia che la ingrigì, a nulla valse lavarle il sangue, imboccarla, cambiare i cuscini per dare ristoro alle sue membra piagate. Se ne andò perché era stanca e non sapeva più cucire. Con lei andò via pure il ponsó. Oggi ho sentito di averla ancora vicina guardando la camicia. L’ho comprata perché quel colore restasse impresso nella mia mente, insieme a un ritaglio della mia vita. Il ricordo della nonna, invece, è marchiato a fuoco nell’animo.
Tania Barcellona
Grazie Tania.Un universo a parte è quello femminile, un universo capace di sopravvivere a qualunque disgrazia e che pur vivendo in una parte diversa mi ha sempre affascinato.Perché .. perchè le donne hanno bisogno di poco per vivere, riuscite a trovare motivi magari con uno straccetto o addirittura,questo vale per per una certa fascia femminile, con una novena.Grazie perchè mi ha riportato alla mia infanzia quando mia madre e mia sorella cucivano qualche scampolo per fare vestitini per la festa e quando tessevano sogni nell’allestire il corredo per mia sorella.
Bellissimo brano, Tania sei grande.