MILANO – “La principessa che aveva fame d’amore” è l’ultima fatica letteraria di Maria Chiara Gritti. L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, da anni si occupa di dipendenze affettive. Ideatrice di un percorso di guarigione del tutto innovativo scrive un romanzo che assomiglia più che altro ad una favola pensata per tutte le donne, da quelle più giovani a quelle più grandi. Il messaggio è contenuto già nel sottotitolo “come diventare regina del tuo cuore”.
Un promessa che affascina a partire dalla copertina dove sullo sfondo rosso che piano piano sfuma nel rosa c’è una donna che vola cercando di afferrare un grande cuore rosso. In quarta di copertina, in evidenza, la frase che racchiude la soluzione al problema: “L’unico modo di nutrire il vero amore è imparare a nutrire noi stesse. E dovrà essere il principe a mostrarsi degno di noi”. La prima parte della frase può sembrare di difficile realizzazione. Certamente necessita che l’autrice spieghi come si possa imparare, quale è il metodo e quali mezzi richieda. La seconda in chi legge fa drizzare le spalle in senso di sfida. Eh, sì, perché dovrà essere il maschio, per di più un principe, a dover avere le qualità necessarie per essere all’altezza della principessa, che di certo non ha bisogno di un principe qualunque per sentirsi appagata.
Ecco, senza aprire il libro, il futuro lettore, quasi sicuramente al femminile, sa già cosa aspettarsi. Come ogni favola che si rispetti ha una principessa e un principe che deve farla felice per garantire un regno lungo e duraturo. Ma sarà davvero così?? Già dalle prime righe si intuisce che i pani da impastare con ingredienti speciali per placare la fame non sono altro che una figura allegorica per rappresentare i bisogni affettivi di ciascuno. La storia si dipana raccontando la vita della principessa Arabella afflitta da una grande fame d’amore già in seno alla propria famiglia. Non che i genitori non si prodighino per lei o non le vogliano bene, tutt’altro, soltanto non lo fanno nel modo giusto. Arabella viene educata ad essere una bambina e poi una giovanetta, brava, ubbidiente, buona, disponibile perché questo è il solo modo per essere amata.
Questo pensiero diverrà dominante e condizionerà gran parte della vita della donna. Arabella scoprirà di avere molte capacità e talenti che cercherà di coltivare, ma la grande fame d’amore, quella che le procura un immenso vuoto affettivo, le impedirà di metterli a frutto convinta che solo un principe potrà nutrire il suo spirito rendendola sazia e felice. Molte le vicissitudini a volte deludenti o ancor peggio dolorose, diversi i tentativi per trovare il Principe giusto. La fame d’amore la indebolirà, la renderà magra e fragile fino a quando qualcosa non la porterà a riflettere e cambiare rotta. Conoscerà ragazze che hanno fatto la sua esperienza e con coraggio e determinazione troverà la strada giusta. Un insegnamento per tutte le donne che per anni si sono nutrite del “Pane della brava donnina” e ad un certo punto hanno trovato il coraggio, dopo anni di insoddisfazione e vuoto affettivo, di prendere il mano la propria vita mettendo al primo posto se stesse e hanno iniziato, a piccoli passi e con tante cadute, ad amarsi, perdonarsi e valorizzarsi. Una favola contemporanea che utilizzando un linguaggio semplice e diretto può essere utile a tutti, anche agli uomini, perché no?
Margherita Bonfilio
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