CLUSONE (Bergamo) – Un palazzo storico ancora abitato da un principe. Succede a Clusone, un piccolo centro della Val Seriana, in provincia di Bergamo, a 647 metri di altitudine. Un gioiello incastonato nei monti impreziosito da numerose opere artistiche e monumentali. Il principe Alberto Giovanelli abita nella dimora di famiglia: Palazzo Fogaccia Giovanelli. Alcune visite guidate permettono di scoprirne tutta la sua bellezza. Ad attendere il visitatore alle porte del maestoso cancello, il principe stesso che come un qualunque padrone di casa affabile e disponibile, conduce attraverso il giardino alla porta principale del Palazzo. Nell’atrio una storica carrozza nera finemente decorata introduce in un tempo senza tempo. Il Palazzo, costruito per desiderio del conte Vittorio Maria Fogaccia, fu disegnato dall’architetto Giovanni Battista Quadrio di Milano, figlio di Gerolamo che lavorò come architetto della fabbrica del Duomo di Milano, nel 1672, e della chiesa dei Crociferi.
La costruzione ebbe inizio nel 1693 e fu terminata nel 1709 dai capomastri Giovan Maria e Antonio Trezzini di Lugano, interpretando la volontà della famiglia Fogaccia il cui motto era “NI MATARME NI SPANTARME” (né mi ammazzi, né mi spaventi), parole chiare per dare un tangibile segno di superiorità nei confronti di tutte le altre famiglie locali. Purtroppo il palazzo venne abitato dalla famiglia solo per una estate, quella del 1709. Il 23 ottobre 1910 il Ministero della pubblica istruzione dichiarò il palazzo Opera di importante interesse artistico. Nel 1939 il palazzo divenne Fogaccia Giovanelli, in seguito al matrimonio della contessa Giulia Fogaccia Zammitti, nipote e erede del conte Piero Fogaccia, con il principe Giuseppe Giovanelli, la cui famiglia era originaria della vicina Val Gandino e imparentata con quella di Guglielmo Marconi. Gli sposi però abitarono prevalentemente la Villa Giovanelli Fogaccia a Roma.
A narrare la storia vera del Palazzo, quella che trasuda dalle pareti del bellissimo salone, tra quadri di Querena, Carpinoni e Bettera, fotografie e libri che raccontano l’ultimo secolo di vita del palazzo è proprio il principe Alberto Giovanelli che silenzioso si muove tra oggetti e suppellettili, testimonianze del passato e del presente, sotto il soffitto affrescato che lascia a bocca aperta il visitatore. “Per quasi cento anni il palazzo è stato oggetto di divisioni, in diversi ne reclamavano la proprietà. La spuntò Piero Fogaccia, avvocato di Bergamo, che tra il 1927 e il 1930 procedette alla ricostruzione, ma glielo consegnarono completamente nudo. Lasciarono solo tre cose: il pendolo, un trumeau e il quadro del Paglia”, racconta il Principe mentre volge lo sguardo verso il quadro in questione. Impossibile trasportarlo! L’opera di Francesco Paglia, allievo del Guercino, che raffigura una festa nel parco con il Conte Fogaccia e la sua famiglia occupa un’intera parete del salone, è monumentale e regala un’aria di festa alla stanza. Talmente imponente che nenneno il ladro più esperto potrebbe facilmente appropriarsene.
Durante le visite guidate è dalla voce di Giovanelli che accoglie sempre i suoi ospiti con galanteria degna di un principe, quale è, e altrettanta gentilezza, che si apprendono i particolari più curiosi. Egli stesso racconta della vita del palazzo che come pochi sanno è stato sede di un Ministero. “Per evitare i grandi centri, oggetto dei bombardamenti, tra il 1943 e il 1945 molti ministeri vennero trasferiti nelle piccole cittadine e qui arrivò quello delle Colonie – spiega Alberto -. Io e mio fratello Carlo giocavamo nel nostro bellissimo giardino e spesso incontravamo i funzionari sullo scalone che porta alla galleria”. Aggiunge anche che vent’anni dopo, a Roma, andando all’Eur per sbrigare alcune pratiche si era imbattuto in un signore anziano, molto distinto che sentendo il suo nome con stupore e sussiego gli disse: “Il Principe Giovanelli? Lei è di Clusone…”: era uno dei funzionari del Ministero. “E’ la prova lampante che il Palazzo Fogaccia Giovanelli ha aiutato a far conoscere il nome di Clusone”, sottolinea orgoglioso.
Crescere in quel castello non è cosa da tutti: negli anni è stato frequentato da nobili, ministri, generali e principi. Sempre dalle parole di Alberto Giovanelli si apprende che in centro a Clusone anche un Papa ha attraversato le vie del paese e frequentato il Palazzo. “Papa Roncalli era molto legato a Piero Fogaccia e in occasione della sua visita del 1957, quando era Patriarca di Venezia, venne a trovare mia zia, la contessa Marietta, che gli offrì un banchetto sontuoso: tutto era apparecchiato in modo sfarzoso per il cardinale. Si sedettero davanti al quadro del Paglia e, ammirando quel banchetto, lui le disse: ‘Neh Marietta, non hai mica un bicchiere di vino rosso?’. A testimonianza della confidenza e la familiarità con la famiglia Fogaccia”.
Oggi il Palazzo si presenta in tutta la sua maestosità, circondato da un lussureggiante giardino e racchiuso da un imponente cancello. Molti i passanti che ne ammirano la bellezza dal di fuori. Selezionati i visitatori e gli ospiti del Palazzo dove si svolgono eventi e concerti sempre con il benestare del padrone di casa, Alberto Giovanelli. che in effetti si sente il vero custode di questo patrimonio più che un padrone. Palazzo Fogaccia Giovanelli risale al periodo tra la fine del Seicento e l’inizio Settecento, quando le famiglie nobili clusonesi gareggiavano in sfarzo e magnificenza. La relativa semplicità della facciata esterna in muratura rustica, si scontra con la ricercatezza della struttura interna costituita da un labirinto di sale e corridoi che contengono ricercati affreschi e dipinti neoclassici. Nomi prestigiosi della pittura lombarda, tra cui i Mariani di Milano e Francesco Paglia di Brescia concorsero a decorare gli ambienti interni che tutt’ora si possono ammirare.
Il primo piano ha dieci aperture quadrate, al piano nobile vi sono corrispondenti grandi finestre con al centro il balconcino, e al terzo si ripresentano le medesime aperture del primo con le finestre quadrate. Il portale all’ingresso in bugnato riproduce lo stemma della famiglia Fogaccia, due teste di leone, realizzate dai fratelli Carra presenti a Clusone durante i lavori decorativi della Basilica; nell’ampio spazio all’ingresso si conserva la carrozza di famiglia utilizzata fino ai primi del Novecento. La parte interna mantiene la predisposizione tipica dei palazzi nobiliari del ’600 e ’700 italiano. Un grande scalone in pietra con balaustre conduce al primo piano dove la galleria di disimpegno completamente affrescata da Giuseppe Brina e altri, porta al grande ‘’Salone d’onore’’ affrescato dai fratelli Giovanni e Giuseppe Mariani di Milano. Alcune sale al primo piano, così come quelle della galleria sul lato ad est, di alcune volte e altre stanze sono tutte opera del pittore Francesco Paglia, allievo del Guercino che poi è lo stesso che dipinse il grande quadro del salone. A tutto questo su aggiungono varie sale di rappresentanza, galleria, una cappella privata, appartamenti per ospiti e appartamenti privati, il tutto affrescato e decorato. Molti artisti hanno lavorato nel palazzo, perché la famiglia voleva testimoniare il proprio interesse alla cultura e all’arte. Due ritratti di Querena, una Annunciazione di Domenico Carpinoni e nature morte raffiguranti strumenti musicali di Bartolomeo Bettera vanno ad arricchire il patrimonio artistico e culturale del Palazzo.
Ma come vive oggi a Palazzo Fogaccia il principe Giovanelli? “Forse qualcuno mi prenderà per matto ma io qui parlo con i miei antenati! Glielo dico sempre, non sono il proprietario, sono il custode di questo luogo, custodisco quello che loro hanno vissuto qui. Questo è il posto in cui ho trascorso momenti bellissimi da bambino e dove ora passo la maggior parte del mio tempo, quando non sono a Roma. Nel cuore sono sempre un vero clusonese”. Un invito a Palazzo, per ammirarne tutta la sua bellezza raccontata da una persona speciale, il principe Alberto Giovanelli.
Margherita Bonfilio
Onore al principe Alberto Giovanelli.