ROMA – 18 febbraio 1861, a Torino tutto è pronto. La città si è svegliata all’alba per terminare gli ultimi preparativi, il cielo è plumbeo e minaccia pioggia ma non pioverà, almeno quel giorno. Piazza Castello e le vie del centro sono state addobbate con luci, fioriere e bandiere. La città è in trepida attesa e l’entusiasmo generale è palpabile. Gli alberghi sono pieni di forestieri e stranieri. Per coinvolgere più gente possibile sono state donate razioni di pane ai più poveri. La sicurezza è affidata alla Guardia Nazionale che per l’occasione indossa la divisa da parata. Nel cortile di Palazzo Carignano, la nuova aula realizzata dall’architetto Amedeo Peyron è pronta ad accogliere i 221 senatori e i 443 deputati, eletti da soli 239.583 italiani maschi, l’1,1% della popolazione.
Alle 11, Re Vittorio Emanuele II (a destra) prende la parola e, tra l’ovazione della folla presente, legge il discorso esaminato il giorno prima da Camillo Benso Conte di Cavour (a sinistra, in basso), presidente del Consiglio dei Ministri, e Bettino Ricasoli: ”Signori Senatori, Signori Deputati. Libera ed unita quasi tutta, per mirabile aiuto della Divina Provvidenza, per la concorde volontà dei Popoli e per lo splendido valore degli Eserciti, l’Italia confida nella virtù e nella sapienza vostra. A voi si appartiene di darle istituti comuni e stabile assetto”.
Ad ogni passaggio il Re viene interrotto da applausi e grida di euforico entusiasmo. “L’opinione delle genti civili ci è propizia; ci sono propizi gli equi e liberali principi che vanno prevalendo nei Consigli d’Europa. L’Italia – prosegue Vittorio Emanuele II – diventerà per essa una guarentigia di ordine e di pace, e ritornerà efficace strumento della civiltà universale”. “Mi compiaccio – conclude – di manifestare al primo Parlamento d’Italia la gioia che ne sente il mio animo di Re e di Soldato”.
Nasce così formalmente il primo Parlamento italiano che sancisce l’inizio del Regno d’Italia, ufficializzato poi il 17 marzo dello stesso anno con solenne proclamazione. Quest’ultima data viene annualmente ricordata come l’Anniversario dell’Unità d’Italia. Nessun festeggiamento ufficiale però per quell’evento che segna l’inizio della nostra Italia.
Peccato, sarebbe stato interessante ripercorrere un po’ il cammino ed i lavori fatti dalle legislature che si sono succedute negli anni, con tutte le difficoltà dei vari periodi storici, e valutare con obiettività e trasparenza lo spessore politico di chi ha avuto un posto d’onore nella storia d’Italia sedendo negli scranni più importanti dei Palazzi del Governo. “Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli italiani” commentava Massimo D’Azeglio ma forse per questo c’è ancora tanto da lavorare.
Paolo Paglialunga
Nell’immagine di copertina, la prima riunione del Parlamento italiano a Torino nel 1861
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