MILANO – Un francobollo per i 150 anni dalla nascita Grazia Deledda, prima e unica scrittrice italiana ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura. Per l’occasione il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso lo scorso 27 settembre un francobollo commemorativo di Grazia Deledda. Il francobollo è stampato in trecentomila esemplari dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva non fluorescente. Questo è solo uno dei riconoscimenti che si è voluto attribuire ad una grande scrittrice di cui oggi vale la pena riscoprire le qualità rileggendo le sue parole e osservando la Sardegna con i suoi occhi.
A 150 anni dalla nascita, il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha voluto aprire le celebrazioni in onore del premio Nobel per la letteratura, intitolando alla grande intellettuale e scrittrice una sala della sede di rappresentanza della Regione, Villa Devoto: “L’identità e l’autenticità della Sardegna sono state proposte al mondo dall’opera della Deledda. Ha trasmesso al mondo e al consesso letterario il senso dell’altruità e dell’altrove, e cioè che esisteva un luogo e un popolo con differenze e peculiarità altamente qualificanti, che hanno costretto tutti a fare i conti con la grande ricchezza di un mondo, di un volto e di tradizioni che si inseriscono nel contesto europeo con la loro importanza. È un modo, non per staccarsi ma per unirsi meglio, e confrontarsi in un equilibrio armonioso“.
Naturalmente non poteva mancare neppure il riconoscimento da parte delle maggiori cariche dello Stato. “A 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda, anche la Repubblica celebra una donna di grande talento, una scrittrice sensibile e profonda, una personalità che ha dato lustro al Paese fino a conseguire il Premio Nobel per la letteratura nel 1926”, le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto ricordare così la scrittrice sarda in questa importante ricorrenza.
La Deledda, nata a Nuoro il 28 settembre 1871, frequenta le scuole elementari senza però completarle, prosegue poi la sua formazione tra le mura domestiche, da autodidatta. Già durante l’adolescenza, dà prova del suo talento come scrittrice. Nel 1903 pubblica “Elias Portolu”, travagliata storia di una famiglia di allevatori sardi, che fa della Deledda una scrittrice di primo piano nel panorama italiano. Inizia così un periodo particolarmente prolifico per la scrittrice sarda che dà alla luce un gran numero di opere teatrali e romanzi tra cui spiccano quelle più importanti. Tra il 1904 e il 1913, pubblica “Cenere” , da cui viene tratto un film interpretato da Eleonora Duse, a cui fanno seguito “L’edera” , “Sino al confine” e “Canne al vento”. Il successo che le deriva da queste opere le porta riconoscimenti sia da parte di intellettuali e scrittori italiani come Giovanni Verga, Pietro Pancrazi ed Enrico Thovez, che da quelli europei. Molte le sue opere tradotte in diverse lingue straniere.
Maria Elvira Ciusa, saggista, storica dell’arte e pubblicista, pronipote dello scultore Francesco Ciusa e figlia dello scrittore Mario Ciusa Romagna, sta lavorando su documenti inediti della scrittrice seguendo una problematica di grande attualità. Verrebbe da pensare che questa grande narratrice fosse una donna del suo tempo, “chiusa” nel suo contesto, invece viene messa in evidenza l’assoluta modernità della Deledda, una donna che viveva una visione di pragmaticità e di attaccamento alla vita reale. “Dai miei documenti emerge l’anima di Deledda, quella intima e familiare – sottolinea infatti la professorea Ciusa – ma soprattutto il suo spirito pratico di manager di se stessa, anche se sappiamo che il marito, Palmiro, fu il suo agente letterario. Dietro c’era sempre lei che suggeriva o indicava cosa rendere noto alla stampa e come portare avanti i contatti con gli editori. Teniamo presente che era una donna nata nell’Ottocento, in un’isola nell’isola come era la Nuoro del tempo. Curava poco la sua persona sotto il profilo estetico ma era conscia della sua eleganza d’intelletto e d’intelligenza, la vita le aveva insegnato ad essere pratica. Amava seguire l’andamento della borsa, perchè investiva i suoi guadagni anche in titoli bancari. E soprattutto la vita moderna nella città è al centro della sua indagine sociologica, cosi come lo sono gli avvenimenti culturali di rilievo, soprattutto quelli artistici d’inizio Novecento, quando Roma si apprestava a celebrare l’Unità d’Italia e attirava i migliori ingegni creativi con bandi di concorso per opere pubbliche, emanati per rendere visibile la raggiunta grandezza…
Una donna, la Deledda, che ha rappresentato la gente del Nuorese, la provincia in cui è nata, con straordinaria efficacia denunciando la condizione femminile della sua epoca tratteggiata attraverso le parole “donne sopraffatte e maltrattate o tenute lontane dall’istruzione”. Senza dubbio non può essere definita una femminista secondo la visione attuale del termine. Certamente però era uno spirito saggio come tutte le donne che costituiscono il fulcro della vita familiare, le donne capaci di guidare le imprese, le donne che fanno parte della società, che sapevano e sanno inserirsi nel mondo senza volgarità, chiasso e prepotenza.
Grazia Deledda grazie alla sua perspicacia, saggezza e intelligenza, unitamente ad una sensibilità straordinaria e ad una pratica di scrittura a dir poco magistrale, va ricordata come una grande scrittrice ed una grande donna, tutta da riscoprire e rileggere in chiave moderna.
Margherita Bonfilio
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