BORGOROSE (Rieti) – Se volete provare l’emozione di sentire il suono delle due trombe in bronzo (una più grande, una più piccola), ritrovate nel corredo funebre della tomba di Tutankhamon, suonate da James Tappern della banda militare inglese in diretta dalla BBC il 16 aprile 1939, potete digitare il canale youtube del Museo archeologico del Cicolano https://youtu.be/i9DoHlRce-s.: nel video l’intervento integrale dell’egittologo Mattia Mancini di Avezzano nella sede del Museo di Corvaro, in occasione del centenario dal ritrovamento della tomba del faraone bambino.
Il 1° novembre 1922 Howard Carter, finanziato da Lord Carnarvon, fece spostare il campo di scavo proprio davanti all’ingresso della tomba KV9 di Ramses VI, faraone della XX dinastia, in un settore di forma triangolare dove aveva già lavorato anni prima. Tre giorni dopo, il 4 novembre 1922, venne alla luce il primo gradino di accesso ad un ipogeo che conduceva alla tomba intatta di Tutankhamon, sovrano della XVIII dinastia, salito al trono a 9 anni, morto a 18 giorni del diciannovesimo compleanno: 110 mq, migliaia di reperti, stanze, bauli con migliaia di bastoni (aveva il labro leporino, piede asinino e non camminava bene). I primi gradini emersero quando ormai pensavano che tutto fosse stato già scoperto, dopo campagne iniziate nel 1822. Sulla mummia sono in corso esami del Dna.
Stupefacente la ricchezza del corredo e dei sarcofagi custoditi nel museo Egizio del Cairo che ha dedicato un’intera ala al faraone bambino. Mancini svela anche il mistero sulla maledizione di Tutankhamon: “Il finanziatore Lord Carnarvorn, per rientrare delle spese ingenti, vendette l’esclusiva del ritrovamento al Times per 5mila sterline. Le altre testate non la presero bene e iniziarono a scrivere: ‘la morte scenderà su agili ali per colui che profanerà la tomba’: fu una bufala mediatica”. Dopo aver lavorato come archeologo nella Marsica e a L’Aquila, Mancini ha conseguito un dottorato in Storia con un progetto in Egittologia presso l’Università di Pisa e attualmente è assegnista di ricerca sempre nello stesso ateneo, occupandosi soprattutto di archivi ottocenteschi e storia della formazione delle collezioni egizie. Collabora con National Geographic Italia, è membro di diverse missioni archeologiche in Egitto, come a Heliopolis (Cairo), Zawyet Sultan (Medio Egitto) e Luxor, si occupa di divulgazione culturale tramite il suo blog di Egittologia, djedmedu.wordpress.com. con notizie e aggiornamenti in tempo reale, fra cui la restituzione in questi giorni di un sarcofago illegalmente esportato negli USA.
“Il mercato nero di antichità, cresciuto esponenzialmente subito dopo la rivoluzione del 2011 ha spinto le autorità egiziane a istituire un dipartimento apposito che negli ultimi 10 anni è riuscito a recuperare circa 29.300 oggetti”, scrive Mancini, che annuncia anche l’apertura nei prossimi mesi del Grand Egyptian Museum di Giza (più volte rinviata): “Sarà il più grande museo archeologico del mondo (490 mila m² per 100 mila reperti). I lavori sono quasi del tutto ultimati e gran parte delle antichità è stata trasferita (a esclusione della maschera e di altri pezzi del corredo di Tutankhamon per cui si prevede una parata ufficiale). Nel novembre 2022 il museo ha parzialmente accolto alcuni visitatori con una “soft opening” che comprende l’accesso per eventi speciali e visite di gruppo all’Obelisco sospeso e alla grande sala d’ingresso dove sono collocati il colosso di Ramesse II, la colonna di Merenptah, la lista dei re di Saqqara, le statue di Sesostri I da Lisht e una cinquantina di altre sculture. Oltre a questi spazi, sono attualmente fruibili il Museo dei Bambini, un’area per la realtà virtuale, i giardini e alcuni dei 28 negozi e 10 ristoranti totali”.
Mancini parla la lingua e legge i geroglifici, decifrati partendo dalla lingua copta. Il primo fu Jean François Champollion, archeologo ed egittologo francese: imparò a leggere da solo a cinque anni. Studiò prima a Figeac e poi a Grenoble il latino, il greco e l’ebraico; apprese anche l’arabo e l’aramaico. A diciassette anni lesse la prefazione del suo ‘L’Egitto sotto i faraoni’ davanti all’Accademia di Grenoble, sostenendo che il copto derivasse dall’antica lingua egiziana, e venne eletto all’unanimità membro dell’Accademia. Continuò i suoi studi fino ad avere una completa conoscenza del copto. Dopo il ritrovamento della tomba di Tutankhamon scoppiò l’egittomania in tutta Europa (Tutmania), anche nell’abbigliamento e nei colori, con la passione per le antichità egizie iniziata già dalle conquiste napoleoniche. C’è un passato egiziano anche in Italia, con l’adozione dei culti di Iside (la grande madre) e Serapide (la pace), il tempio nella colonia romana di Alba Fucens, il culto di Mitra, il tempio di Ercole, affreschi con scene del Nilo e animali, una statuina verde di un gatto accucciato, un medaglione votivo con Hermanubi del II secolo d.C, statuette di Ushabti del IV secolo ritrovate anche a Pompei (rappresentavano la persona stessa, sostituendola in sua assenza), alcune erano già riproduzioni.
Nella Marsica c’è il Santuario della Madonna dell’Oriente e un museo orientale, grazie anche alla passione di Padre Gabriele Giamberardini. Negli anni dei suoi studi a Roma (1938-1944) la dura realtà della seconda guerra mondiale, lo spinse a cercare quiete nel Santuario di S. Maria dell’Oriente a Tagliacozzo, dove fondò anche una biblioteca e un museo orientale. Visse in Egitto dal 1949 al 1969, fu insegnante nel seminario orientale S. Cirillo di Al-Gizah, prefetto degli studi nella Missione dell’Alto Egitto, direttore del Centro di Studi Cristiani nel Cairo, promotore di giustizia nel tribunale ecclesiastico di Alessandria, direttore del periodico La Voce del Nilo.
Per il centenario manifestazioni ed eventi speciali: a Venezia, a Palazzo Zaguri “Tutankhamon 100 anni di misteri”, aperta a ottobre da Venice Exhibition, con 36 sale espositive e l’apparizione del faraone grazie all’ipervisione virtuale in 8k con i 50 visori virtuali messi a punto da Webn’Go di Treviso, la ricostruzione in 3D delle sale del tesoro del faraone con la supervisione di egittologi ed esperti, viaggio nel mondo dei morti visitando la camera funeraria, sacrari e sarcofagi nella virtual room. A Napoli mostra a Castel dell’Ovo dedicata al tesoro con la ricostruzione della parete che Carter illuminò con la candela annunciando a Lord Carnarvon di vedere “cose meravigliose”.
Francesca Sammarco
Nell’immagine di copertina, la statua di Anubi
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