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Quel campanile “chiuso” in una torre

di | 2024-10-27T01:36:10+02:00 27-10-2024 0:03|Sezione 1, Viaggi|0 Commenti

BASSANO IN TEVERINA (Viterbo) – Deve essersi verificato qualcosa di terribile, in quel campanile, qualcosa che nessuno avrebbe più dovuto menzionare né ricordare. E che non c’è ancora verso di svelare. Il campanile di Bassano in Teverina (nel Viterbese), un gioiello di arte, conoscenza, un fascino di cui solo gli scalpellini medioevali avevano il segreto, ad un certo punto della storia fu “rinchiuso” dentro una struttura muraria di 27 metri. Si disse che doveva servire per fortificarlo ma le cose appaiono diverse. Tutto, infatti, dimostrerebbe che quell’involucro era stato pensato solo per uno scopo: impedire che fosse visto.

Risalente all’XI secolo, la preziosa struttura era a servizio dell’adiacente chiesa di Santa Maria dei Lumi. Ma poi, tra il 1559 e il 1571 la famiglia Madruzzo, proprietaria del territorio, aveva commissionato la torre che, da allora, lo aveva inghiottito. Le caratteristiche di questa, però, non rispondono alla funzione difensiva che fino a tempi recenti le hanno attribuito. Non ha bocche di lupo né camminamenti per l’avvistamento. Sembra più una scatola cieca calata dall’alto per racchiudere il misterioso campanile che infatti, da quel momento, scomparve dalla vista e – quel che è ancora più incredibile – anche dagli archivi e dalla storia locale.

Quando negli anni ’70, durante i lavori di consolidamento della torre, si scoprì che sotto quell’insignificante parallelepipedo in blocchi di peperino c’era qualcosa di più interessante, anzi di meraviglioso, non c’è stato nessuno in paese che ricordasse anche solo minimamente un aneddoto, un qualcosa che fosse legato a questa opera d’arte e dell’ingegno. Si comprese, allora, che essa era stata condannata all’oblio, a quella “damnatio memoriae”, riservata a fatti o persone vittime o autrici di qualcosa di terribile e inenarrabile.

Il progetto di recupero attuato dalla Soprintendenza al fine di riportare alla luce il campanile senza demolire la torre e realizzare un percorso “dentro” questa storia, ha richiesto ben otto anni di lavoro. Tanto tempo c’è voluto per svuotare l’intercapedine tra il campanile e la torre, spazio che era stato riempito di materiale inerte affinchè il campanile non si vedesse più, come a cancellarlo. E invece, dopo cinque secoli, il caso ha voluto che questo gioiello, luogo di presunti delitti o pregiudizi fosse scoperto, semplicemente, dagli operai che stavano consolidando la torre. Dopo i lavori e le lungaggini burocratiche, da qualche anno l’opera medievale è riemersa in tutto il suo splendore, pur rimanendo imprigionata nella torre. Sta lì dentro, in un silenzioso simbolismo fatto di rimandi magici, discorsi articolati di cui sfugge il senso generale. Che il loro messaggio fosse proibito? Probabilmente sì.

Oggi il campanile è visitabile rivolgendosi all’info point che sta davanti alla chiesa. Ma il mistero rimane insoluto e, anzi, ora averlo lì con tutto il suo corredo di bifore, trifore, capitelli, figure antropomorfe, colonnine tortili e rastremate, telamoni ed elementi vegetali, moltiplica le domande di esperti e turisti. Perché, a dire il vero, ciò che non si capisce non è solo il motivo per cui un campanile tanto prezioso sia stato occultato. Ad incuriosire è anche la storia narrata dalla decorazione dei suoi elementi architettonici che, oltre a riferirsi all’ostilità atavica con la vicina Orte, rimanderebbero anche al culto della Maddalena. A questa figura dall’identità a lungo dibattuta dalla Chiesa, che in Francia è chiamata Notre Dame de la Lumiere (dei Lumi, come la chiesa cui era annesso il campanile), si riferiscono molti elementi decorativi lì presenti. Di lei, notoriamente custode di antiche conoscenze trasmesse in segreto, è noto anche il legame con l’eresia catara e i Templari il cui simbolo – il giglio – è più volte raffigurato nella chiesa come nel campanile maledetto (a questo punto è lecito pensare che lo fosse). I capitelli e i dipinti della chiesa rinviano a significati segreti: tra questi un Cristo con due volti sovrastato da due soli, un san Lorenzo con le manette.

Urbano Rosati, guida e studioso di cose locali

Tra la chiesa e il campanile sembra sia sotteso un discorso segreto. Cosa si è voluto cancellare travestendo quel bellissimo campanile da inutile torre? “Sono anni che cerchiamo di capire – racconta Urbano Rosati, che guida i visitatori attraverso questo viaggio interessantissimo – ma le nostre ricerche non hanno portato a nulla”. Archivio parrocchiale, diocesi, Soprintendenza: niente.

L’unica ipotesi azzardabile è quella che lega la costruzione della torre ad un periodo nefasto per la Chiesa cattolica: la caccia alle streghe che dal 1484 il papa Innocenzo VIII aveva ordinato in tutta Europa per “normare” la religione cristiana. La Maddalena, l’eresia catara, i fermenti protestanti, si prestano a tante ipotesi ma non esistono documenti che provino nulla. “Ogni traccia è stata evidentemente cancellata e – aggiunge Urbano – probabilmente sono state eliminate anche le persone che avrebbero potuto raccontare qualcosa, forse le stesse maestranze che lavorarono alla torre”.

La sua passione e quella di una amministrazione illuminata sta cercando di valorizzare questo luogo e di far conoscere la bellissima opera d’arte con eventi e incontri. Ma la storia, dal greco “historein” (indagare), deve ancora fare il suo corso. Bisogna ricostruire gli avvenimenti, svelare misfatti e sfatare il pregiudizio, quel “mal-occhio” che ha fatto sospettare di tanta bellezza. Il campanile ha aspettato secoli per riemergere dall’oblio. Ora esige giustizia.

Informazioni: 347/3118021 338/6097490

Gloria Zarletti

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