NUORO – L’estate è la stagione dedicata al riposo, al sole, al mare, alle lunghe passeggiate, alla possibilità di sedersi a riflettere sul tempo, sul mondo, su sé stessi ma anche e soprattutto il momento ideale per affrontare la lettura di libri in santa pace, senza la frenesia che durante l’anno ci assale, ci assorbe e spesso ci fagocita. Ogni storia che incontriamo è l’inizio di un viaggio, una grande occasione per confrontarsi con emozioni e pensieri nuovi, per scappare anche solo per qualche ora dall’ambiente che ci circonda e che spesso vorremmo cambiare. “Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza – diceva Cartesio – dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi”.
Dal 19 luglio, per tre settimane consecutive, la cittadina di Tortolì ospita il festival del libro, un evento atto ad arricchire l’estate dei vacanzieri e dei cittadini con incontri dedicati alla letteratura e alla scoperta di nuovi autori. L’incontro con chi scrive libri, infatti, avvicina alla lettura, perché permette di comprendere come il libro sia un oggetto ricco, con una storia che merita già di essere conosciuta attraverso le sue pagine; stimola la curiosità di sapere da dove nasca l’idea diventata storia, di sapere come si scrive, di conoscere come quel romanzo sia stato ripescato dai cassetti della memoria dell’autore o dell’autrice; incuriosisce e offre diversi e svariati spunti di riflessione. Incontrare chi scrive libri è conoscere una voce autentica, è incontrare un volto, è un’occasione di crescita e formazione, è uno strumento che sviluppa curiosità, interesse, fantasia e forse persino creatività. È prendere coscienza di punti di vista differenti, sia dell’autore, sia dei personaggi dei suoi libri, sia di quello dei lettori, infine permette di sperimentare il piacere della lettura fatta a voce alta o interpretata direttamente da chi le parole del libro le ha scelte e scritte.
Il primo appuntamento dei tre programmati dal Comune di Tortolì ha visto come protagonista la scrittrice Graziella Monni, con il suo ultimo romanzo “Il medico di Caller”. Originaria di Nuoro, dove vive con il marito, due figli e una gatta siamese, Graziella Monni è laureata in filosofia. Dopo aver insegnato per diversi anni nei licei, adesso assolve il ruolo di Dirigente scolastico. Considera Platone “il filosofo della sua vita”, ama la storia, soprattutto quella classica e quella del ‘900 e le sue conoscenze storiche sono spesso alla base delle sue opere letterarie. Finalista alla XIII edizione del Premio Calvino con un romanzo inedito, nel 2005 ha pubblicato il racconto per bambini “Zuck lupo sdentato”, nel 2020 ha pubblicato “Gli amici di Emilio” e con la casa editrice Solferino, nel 2024, ha pubblicato la sua ultima fatica letteraria, “Il medico di Càller”, un’opera particolarmente attesa con interesse dagli appassionati di narrativa contemporanea.
La serata, che ha visto come moderatrice la giornalista Federica Melis, è stata l’occasione per conoscere personalmente l’autrice, discutere con lei del suo modo di scrivere, delle sue aspirazioni, delle tematiche affrontate nel romanzo presentato alla platea. “Il medico di Càller, in commercio dal 28 giugno 2024, racconta di un’antica Cagliari, Càller appunto, del 1535. Il clima descritto non è sereno, le coste della Sardegna sono infatti minacciate dai pirati musulmani provenienti da Tunisi. In una notte tragica e tenebrosa, nella cittadina di Nuralba (il nome potrebbe essere interpretato come “onore luminoso” o “bellezza onorata”), 4 ragazzi vengono rapiti. Tra questi vi è il giovane Jacopo, promesso sposo di Violante, figlia dell’importante medico e possidente don Alfonso. I ragazzi vengono portati lontano da casa e sulla spiaggia da cui sono stati presi don Alfonso rinviene uno strano anello.
L’oggetto gli riporta alla memoria un monile che anni addietro un moron, uno stolto e sciocco personaggio gli aveva offerto in cambio di aiuto per sfuggire alla pena capitale e lui aveva rifiutato. Tanti dubbi attanagliano la mente di don Alfonso. Perché i ragazzi sono stati rapiti? È il moron che gli è tornato alla mente l’artefice del misfatto? È stato il gesto compiuto anni addietro o la rinuncia ad accettare il dono offertogli ad aver messo a rischio la vita di Jacopo e la storia d’amore con sua figlia? Don Alfonso non può certo stare con le mani in mano, “di certo da quel giorno è come se un’ombra scura, una lunga notte, si abbattesse sul paese. Don Alfonso decide allora di partire per Algeri nel tentativo di riscattare gli ostaggi”. Non parte da solo ma in compagnia di frate Fernando, vittima come il medico di una scorreria in cui era stato catturato un suo amico d’infanzia.
Il romanzo descrive un incontro-scontro tra due mondi e due religioni. Avventure in mare, peripezie, intrighi, trame di corte e battaglie sorprendono gli esploratori arrivati a destinazione. Filo conduttore dell’opera è il coraggio, l’avventura, la generatività, ossia un’azione che implica scelte soggettive e di senso, proietta le azioni verso il futuro, aggiunge valore sociale. “Aperta alla novità, la generatività è uno sguardo inedito sul mondo. Per questo trova strade originali, anche attivando risorse non ancora impiegate”. Al centro di un affresco scintillante, come un cameo, la scrittrice inserisce la storia d’amore di Violante e Jacopo che, come Giulietta e Romeo vivono la loro rocambolesca storia cinquecentesca, piena di pathos e colpi di scena. Nel romanzo, vicende fantastiche poggiano fermamente su radici storiche. La lettura è scorrevole, veloce, come i flutti del mare Mediterraneo che si infrangono sulle coste e che descrivono le tappe del viaggio che da Caller porta a Nuralba, da Alghero a Posada, e giunge fino ad Algeri.
L’incontro con Graziella Monni è stata l’occasione per porsi quelle stesse domande insieme a chi, quelle storie, capaci di interrogarci, le ha create per cercare un senso attorno ad esse. Come afferma Aidan Chambers “avere l’opportunità di scambiare con l’autore sentimenti e sensazioni scaturiti dalla lettura dei suoi romanzi, porre domande sulla storia ma anche sulla vita è un passaggio formativo che emoziona e lascia il segno.” La lettura del Medico di Càller e l’incontro con l’autrice che in modo magistrale ha dato corpo alle sue idee ha fatto proprio questo.
Virginia Mariane
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