ROMA – L’Aula Magna della Pontificia Facoltà di scienze dell’Educazione Auxilium ha ospitato il convegno “Custodi del giardino: il mare, nostra risorsa”, secondo appuntamento del percorso di ecologia integrale organizzato dall’associazione Greenaccord, presieduta da Alfonso Cauteruccio. Il primo incontro è stato dedicato agli alberi, il terzo si terrà il 25 marzo e tratterà le comunità energetiche. “Il mare è luogo di civiltà e incontri, ha bisogno di armonia, il progresso dell’uomo passa attraverso la custodia del mare, che sta diventando un enorme cimitero”. E’ il saluto del Vescovo Gianrico Ruzza della Diocesi di Civitavecchia Tarquina e Porto Santa Rufina (124 km di costa), impegnata nell’accoglienza dei migranti.
Roma è una città di mare, sulle sue coste è arrivato Enea in fuga da una guerra. Il mare è un ponte che ha unito le Nazioni, nel Vangelo per gli Egiziani rappresenta la morte, per Israele è la vita, il lago di Galilea era chiamato mare. Sulla salute del mare e la ricerca sono intervenuti Mauro Pandimiglio e Marco Marcelli docente all’Università della Tuscia e direttore del laboratorio di oceanografia a Civitavecchia. Pandimiglio ha fondato nel 1986 ‘Mal di Mare’ (maldimare.eu), che dirige insieme a Maestri e Nostromo. Inizialmente circolo nautico, dal 1995 è scuola di vela residenziale aperta a diverse culture e religioni, dal 1999 le prime esperienze con equipaggio di disabili, nel 2001 a Porto Ercole la prima ‘Handy cup’. Ospita ogni anno gruppi di ragazzi tra i 5 e i 18 anni.
La “barca relazionale” è il cardine delle esperienze condivise tra il mare e la terra, dove l’equipaggio si confronta con gli imprevisti fino a diventare Capitani delle proprie rotte. I ragazzi autistici (associazione Io sono Pablo) trovano nel mare un modo di comunicare: “qui si impara prima il saper essere, per saper fare insieme: il sapere è nella relazione. Con la pedagogia del mare, i ragazzi si trasformano, la spiaggia diventa un’aula multimediale, se siamo felici siamo più aperti a imparare. Molti nostri alunni sono diventati volontari del soccorso sulla Geo Barents di Medici Senza Frontiere”. La sede attuale rischia di chiudere “stiamo cercando i fondi per costruire una nuova scuola qui vicino (a Pescia Romana) per realizzare un progetto di agriturismo/agromarino, per cooperative di disabili, associazioni di marineria e agricoltura, facendo ricerca, che è il modo migliore per proteggere la natura”.
E parlando di ricerca chi meglio di Marco Marcelli, docente all’Università della Tuscia, Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche, nel 2001 fondatore e responsabile del Laboratorio di Oceanologia Sperimentale ed Ecologia Marina a Civitavecchia, dal 1989 prende parte ad oltre 35 campagne oceanografiche, collaborando con numerosi istituti ed enti di ricerca in campo nazionale ed internazionale. I mari e gli oceani per lui non hanno segreti e ricorda come l’ossigeno sia stato prodotto dai microorganismi marini, permettendo il formarsi della vegetazione, dell’ozono che ci protegge e della vita sulla Terra. Perché Terra? Direbbe Arthur C. Clarke che sosteneva “quanto sia inappropriato chiamare questo pianeta Terra, quando esso è chiaramente Oceano”. Infatti il nostro è il pianeta blu e blu dovrebbe restare.
“L’aumento delle temperature aumenta il volume del mare (come nelle mongolfiere scaldando l’aria), le erosioni delle coste, lo scioglimento dei ghiacciai, venti che provocano onde fino a 11 metri nel Mediterraneo, amplificano la distruzione in atto. Nel laboratorio oceanografico si fanno misurazioni con tecnologie automatiche, evitando di usare prelievo di materiale. La Poseidonia (produce ossigeno, smaltisce la Co2, è rifugio per piccoli pesci, protegge l’erosione costiera), è danneggiata dalle ancore delle imbarcazioni da diporto, dalla pesca a strascico non controllata, dagli scarichi urbani: serve la continuità dell’habitat, le barriere coralline stanno sparendo, bisognerebbe abolire le reti da pesca in nylon. In questi anni abbiamo perso 40 milioni di mq. di litorale, a Ladispoli sono stati fatti costosi interventi di ripascimento, senza grandi risultati. Nel litorale laziale dagli anni ’50 abbiamo perso 600 mila mq alla foce del Tevere e ne perderemo ancora. Servono modelli matematici per costruire scenari marini con grandi investimenti (fino a 20 milioni di euro), con barriere nel fondo per diminuire l’impatto delle onde sulla linea di riva, abbattere la cementificazione, ricostruire le dune, ma gli operatori balneari non capiscono che è un intervento a lungo termine. Con buone pratiche e prima di fare interventi sulle coste bisogna prevenire”.
Marcelli illustra il progetto Renovate presentato da Ambiente Mare Italia per restaurare, monitorare e ripristinare gli ecosistemi marini del territorio di Civitavecchia dai cambiamenti climatici in corso e dalle attività dell’uomo, in collaborazione con i ricercatori del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, con il patrocinio del Comune di Civitavecchia, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e della Guardia Costiera Nazionale – Direzione Marittima di Civitavecchia. Il progetto dà una speranza per il futuro degli ecosistemi marini e rappresenta un’alleanza fra enti di ricerca, università, associazionismo ambientalista e Istituzioni. Nella seconda parte del convegno la giornalista Angela Caponnetto ha raccontato la sua esperienza di testimone di sbarchi, la situazione drammatica di Lampedusa, le notizie discriminanti sui profughi, la necessità di procedure precise, il cimitero di barchini, fonte di inquinamento anche per la pesca.
Strumenti musicali sono stati realizzati dal recupero del legno di alcune imbarcazioni, altre in ferro vengono ammucchiate, ma lo smaltimento è complicato e nel frattempo le coste sono inquinate da plastica e carburante. “Sono diventata parte attiva nelle operazioni di salvataggio e nella creazione di una comunità per un mondo meno brutto, il mio faro è l’articolo 21: il dovere e la libertà di informare e l’articolo 3: farlo con rispetto”. La giornalista è minacciata e insultata sui social per la sua attività. Con Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana, entriamo nel mondo dell’accoglienza e dell’integrazione con la storia di Abdul Kojne, fuggito dalla guerra in Costa d’Avorio, il suo impegno per studiare nelle scuole serali, lavorando di giorno, fino alla laurea in scienze politiche a Perugia, il premio America giovani. Oggi è mediatore culturale per Medici senza Frontiere.
Francesca Sammarco
Nell’immagine di copertina, il vescovo Ruzza (a sinistra) e il professor Marco Marcelli
Lascia un commento