PERUGIA – “Io, vincitore, qui il cesto, qui l’arte depongo”: così Virgilio descrive come un pugile dell’antichità, Entello, avesse chiuso la sua stagione agonistica, battendo il più giovane sfidante, Darete. Ad ogni tempo i suoi riti: il lottatore di greco-romana, l’olimpionico con più vittorie delle olimpiadi moderne, disputato l’ultimo incontro, si è tolto le scarpette e le ha appoggiate sul materassino. Un lungo applauso ha reso onore, nell’arena Champ de Mars (Campo di Marte) all’atleta con il costume rosso. Così il cubano Mijain Lopez Nunez, 42 anni (è nato il 20 agosto), 140 chili di peso ed una altezza di 196 cm, conquistato il quinto oro consecutivo in altrettante olimpiadi (Pechino, Londra, Rio De Janeiro, Tokio e ora Parigi), battendo, nella categoria dei super-massimi, Yasmani Acosta Fernandez, suo connazionale anche se in questa edizione gareggiava per i colori del Cile, ha abbandonato la scena sportiva.
A Parigi il caraibico si è sbarazzato prima del sudcoreano Lee Seung-Chan; nei quarti di finale ha piegato l’iraniano Amin Mirzazadeh, campione del mondo in carica e di una quindicina di anni più giovane; nella semifinale ha messo con la schiena a terra l’azero di origine persiane Sabah Sharati, che stava conducendo la gara con tre punti di vantaggio (0-3). Col successo su Acosta assommano a ventuno le vittorie consecutive ottenute nei giochi olimpici dal cubano. Non solo. Nel corso della sua attività ha mietuti altri allori: cinque volte campione del mondo (a Budapest, a Baku, ad Herning, a Mosca, a Taskent), altrettante volte campione dei giochi Pan-americani (a Santo Domingo, Rio de Janeiro, Guadalajara, Toronto, Lima). Al suo esordio olimpico, ad Atene nel 2004, venne sconfitto nei quarti di finale, dal russo Chasan Baroyev, che poi si aggiudicò l’oro (il cubano si prese la rivincita, doppia, ai mondiali di Baku nel 2006 e poi alle olimpiadi di Pechino). Tra gli avversari battuti anche l’estone Heiki Nabi, un colosso che molti osservatori dicono somigli ad Hodor del “Trono di spade”.
Tra coloro che hanno seguito la sua ultima fatica due grandi fuoriclasse provenienti dall’isola centroamericana: Javier Sotomayor (detentore del record di salto in alto: 2,45 ottenuto nel 1993) e Anna Fidelia Quirot (asso del mezzofondo). Cuba, tra l’altro, resta il paese latino-americano che ha conquistato più medaglie ai Giochi, nonostante sia, come popolazione, tra i più piccoli (11 milioni di abitanti). Da piccolo Lopez aveva iniziato con il baseball, passando poi alla boxe (praticata dai due fratelli maggiori, uno dei quali Michel fu bronzo ad Atene)), fino a quando, a dieci anni, un tecnico lo indirizzò alla lotta. Il lottatore ha ottenuto la laurea in Scienze Motorie (e tra i suoi titoli ci sono anche quelli ottenuti alle Universiadi: non si è fatto mancare nulla!) ed è deputato alla Assemblea Nazionale del potere popolare. Il suo quarto oro olimpico lo dedicò a Fidel Castro. È sposato con Maylin ed ha due figli.
In questo quarto di secolo di attività il gigante di Herradura, che da piccolo sudava nei campi con i genitori e che arrotondava trasportando cassette di frutta al mercato in città, ha dovuto superare ben quattro ernie al disco. Con i suoi cinque allori consecutivi, Lopez (detto “El terrible” ed anche “El comandante”) lascia alle spalle, come ori conquistati, campionissimi quali Al Oerter (disco), Carl Lewis (salto in lungo), Michael Phelps (nuoto, 200 misti), Katy Ledesky (nuoto, 800 sl), tutti a quota 4. L’americana potrebbe agguantarlo nel caso dovesse partecipare ed imporsi alle prossime olimpiadi di Los Angeles, nel 2028.
Per trovare un vincitore più coronato di Lopez, bisogna risalire alle Olimpiadi dell’antichità, in cui Milone di Crotone, il più famoso tra gli atleti di Olimpia, si impose per sei volte consecutive (tra il 532 ed il 512 aC). Il crotonese, un colosso, dominò nell’attività agonistica aggiungendo alle corone olimpiche, le sette dei giochi delfici (o pitici, organizzati a Delfi, nella Focide, in onore di Apollo, al quale qui era dedicato un celebre santuario), le dieci degli istmici (si tenevano a Corinto) e le nove dei Nemei (a Nemea, nel Peloponneso). A Crotone tenevano, come ovvio, Milone in enorme considerazione tanto da avergli affidato anche il comando della guerra contro Sibari: battaglia vinta alla grande con la distruzione della polis avversaria.
Il filosofo Aristotele prima e l’oratore latino Cicerone poi lo tacciarono, tuttavia, di essere un mangione (il primo) e uno stupido (il secondo). Sulla sua voracità antiche fonti sostengono che ingurgitasse carne e frumento per una dozzina di chili ogni giorno (così riportano), accompagnando il cibo con una decina di litri di vino (tre congi, secondo le misure dell’epoca). Mijain, figlio di contadini (Leonor e Bartolo) e nato nel paesino di Pilar del Rio, successivamente cresciuto a Herradura ed ora residente a L’Avana, appare molto più controllato e morigerato.
Il successo del campione caraibico è stato sottolineato con queste parole dal presidente cubano Miguel Diaz-Canel: “Grazie Mijain. Per la tua lealtà, il tuo talento, la tua dedizione. grazie al tuo cuore di guerriero. Sei un vero cubano, un vero rivoluzionario”.
Elio Clero Bertoldi
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