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Il “Giorno del No” contro le sopraffazioni

di | 2023-10-27T19:05:39+02:00 29-10-2023 5:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

MILANO – Era l’alba del 28 ottobre 1940, quando il primo ministro greco, Ioannis Metaxas, rifiutò le condizioni imposte dall’ultimatum di Benito Mussolini di lasciar entrare in Grecia le truppe italiane. La mattina di quel giorno, la popolazione greca scese in piazza, indipendentemente dall’appartenenza politica, gridando forte: ‘ohi’ (no). Dal 1942, si celebra il “Giorno del No”, prima tra i membri della resistenza e (dopo la guerra) da tutti i greci.

La Grecia rappresentava un territorio strategicamente utile per contrastare l’esercito del Regno Unito. Mussolini riteneva che sopraffare uno stato più piccolo e per di più ritenuto disorganizzato militarmente, fosse un importante viatico per attirare l’attenzione di Hitler, che aveva espresso riserve su un attacco contro la Grecia. Mussolini credeva che l’obiettivo fosse facile: “Il nostro unico ostacolo sono le strade fangose”, gli avevano assicurato i suoi militari. Il giorno dell’ultimatum era fissato per il 26, ma Mussolini lo rimandò al 28 ottobre, in concomitanza con il 18° anniversario della Marcia su Roma, che aveva portato al potere i fascisti.

Nelle prime ore del mattino, venne così recapitato al primo ministro greco, Metaxas, da parte dell’ambasciatore italiano Emanuele Grazzi, un messaggio nel quale si intimava di lasciar entrare l’esercito italiano nel territorio greco per occupare determinati punti strategici con lo scopo di contrastare l’esercito inglese. Le richieste, umilianti e degradanti per la Grecia, dovevano essere accettate entro tre ore dalla ricezione dello stesso. Alle 9,30 del mattino, i primi bombardamenti aerei al Pireo e a Tatoi senza conseguenze, mentre a Patrasso gli attacchi fecero alcuni morti. Furono bombardati anche il Canale di Corinto e la base navale di Preveza.

Nel pomeriggio, Mussolini annunciò con orgoglio a Hitler, con il quale si era incontrato a Firenze, l’attacco alla Grecia. Tre ore dopo, però, arrivò το μεγάλο Όχι, (to megalo ohi, cioè il “Grande No”), con il quale la Grecia rifiutò le condizioni imposte. L’esercito italiano, che si trovava in Albania, varcò il confine e invase il territorio greco, subendo, contrariamente alle aspettative, una pesante sconfitta. Nel 1993, il romanzo di Louis de Bernières “Il mandolino del capitano Corelli” che si svolge sull’isola di Cefalonia durante l’occupazione italiana e tedesca della Seconda Guerra Mondiale parte proprio dall’incontro tra Metaxas e Grazzi ed è scritto dal punto di vista dell’ambasciatore.

Il NO è accolto con un entusiasmo senza precedenti da tutti i greci, che si erano svegliati alle 6 del mattino al suono delle sirene e che si riversano in piazza, tenendo in mano bandiere biancoazzurre. I coscritti si preparano al fronte “con il sorriso sulle labbra” e la radio trasmette costantemente il famoso primo annuncio dello Stato Maggiore: “Le forze greche stanno difendendo la loro patria”.

La decisione della Grecia di resistere suscita ammirazione, soprattutto in Gran Bretagna e nei paesi del Commonwealth. Nei cieli sventolano bandiere bianche ed azzurre, cori intonano la libertà. Fu un’epoca in cui i greci si unirono per realizzare grandi progetti ed è questo che oggi festeggiano tutti insieme. Il “giorno del No” viene ricordato con sfilate di ragazzi delle scuole, studenti e forze dell’esercito greco.

La speranza è che l’eco di quel rifiuto corale possa espandersi soprattutto nell’attuale mondo imperfetto e pervaso ancora da troppe guerre e tante ingiustizie.

Claudia Gaetani

 

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