MILANO – Nasce a Zundert il 30 marzo 1853 il pittore olandese Vincent Willem van Gogh. Figlio di Theodorus (1822-1885), pastore della Chiesa riformata olandese, e Anna Cornelia Carbentus (1819-1907), figlia di un facoltoso rilegatore di libri della corte olandese. Vincent Willem nacque esattamente un anno dopo il defunto fratellino: “Fin dal primo giorno, quindi, la vita di Vincent fu segnata da una triste coincidenza – commenta il critico Rainer Metzger -. Numerosi psicologi, per contro, non mancarono di sottolineare che questo bambino, in un certo senso, era venuto al mondo nell’anniversario della morte di suo fratello e videro in ciò la radice dell’inclinazione dell’artista al paradosso”, che ereditó lo stesso nome.
Un vita sofferta la sua a livello affettivo, economico e sociale. Espresse se stesso, solo attraverso le sue opere, finanziate principalmente da suo fratello Theo. Tra le grandi opere con cui rendergli omaggio, il celeberrimo “I Girasoli”. In realtà sono una serie di dipinti rappresentanti i girasoli realizzati ad olio su tela tra il 1888 e il 1889 dal pittore. Già a Parigi, nella tarda estate del 1887, l’artista dipinse alcuni girasoli recisi, oggi custoditi tra il Metropolitan Museum di New York, il Kröller-Müller Museum di Otterlo, il Museo Van Gogh di Amsterdam e il Kunstmuseum di Berna. Quando nel febbraio del 1888, van Gogh si trasferí ad Arles, amó la sua nuova “casa gialla”, ma si sentiva solo, finché in primavera non gli venne l’idea di invitare l’amico Gauguin, magari con la prospettiva di stabilire una comunità di artisti nella cittadina, di cui lui e l’amico sarebbero stati i mentori. Dipinse proprio durante l’estate, in attesa dell’arrivo dell’amico Paul Gauguin, i primi Girasoli in vaso, in questo periodo di vitalità e ottimismo.
Van Gogh decise di decorare la stanza dell’ospite e impressionarlo. Gauguin arrivò ad ottobre, ma non trovò per niente interessante Arles, deludendo le aspettative dell’amico e iniziando un periodo prolifico dal punto di vista artistico, ma tormentato da un’escalation di litigi e di atti violenti dell’olandese. I girasoli presenti nei dipinti possono variare di numero solitamente se ne possono trovare fino a 14 o 15 per dipinto, e tramite una lettera che l’artista scrisse al fratello Theo, il numero 14 ha un significato ben preciso, secondo Van Gogh, è la somma dei 12 apostoli più due persone per lui di fondamentale importanza, suo fratello Theo e Gauguin, nella variante di 15 girasoli, Van Gogh si inserisce fra i già citati. Il dipinto mostra i girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo all’appassimento. Anche se alcuni hanno interpretato le forme contorte dei petali e degli steli come un segno di tormento, traspare dalle lettere al fratello che questo soggetto diede gioia e ottimismo, come simbolo del clima temperato del sud. Il girasole simboleggia devozione e lealtà e i vari stadi di decadimento potevano simboleggiare i cicli di vita e morte.
L’artista stendeva i colori con pennellate ruvide e dense, spesso appiccicandoli uno sopra l’altro finché i pigmenti erano ancora umidi. A volte procedeva a scalfire la superficie fresca usando anche l’impugnatura del pennello. Si tratta di un approccio “scultoreo” alla pittura, in cui le ombre e le luci sono date, oltre che dai pigmenti, dallo spessore dell’impasto cromatico. L’effetto che si otteneva era quello di un’espressività mai vista prima. La serie fu innovativa anche per l’uso estensivo del giallo cadmio, un pigmento di invenzione recente, che l’artista amava usare. La sua arte passa attraversando i decenni, i soggetti rappresentati, le emozioni provate, rinnovando la bellezza del suo spirito combattuto.
Claudia Gaetani
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