NAPOLI – Una grande mostra al museo Mann di Napoli per un grande artista come Pablo Picasso. Un genio della pittura posto di fronte alla genialità di un contesto storico artistico del museo che lo ha visto partecipe e osservatore attento agli inizi del ‘900 al fine di trarne benefici artistici per le teorie pittoriche che svilupperà in seguito. Erano gli anni della prima guerra mondiale, in particolare nel 1917 quando Picasso si immerse nelle rovine di Pompei ed Ercolano e nelle stanze del Museo Mann per captare l’arte classica nelle sue caratteristiche definite da fattezze e proporzioni che, in qualche modo, Picasso andrà a scombussolare per frammentarne la costituzione fisica e rappresentativa. Il viaggio in Italia con l’amico scrittore Jean Cocteau spinse infatti l’artista andaluso, di lì a poco, ad una pittura classicista che si manifestò nella rappresentazione di figure femminili monumentali e dolci.
L’esposizione è allestita nelle sale della collezione Farnese e si divide in due parti: la prima è relativa ai soggiorni a Napoli dell’artista, che in tale occasione ebbe modo di visitare il Museo Nazionale, la seconda relativa al confronto tra le opere del museo e i lavori di Picasso.
L’eco profonda del viaggio in Italia del 1917 sulla produzione artistica di Picasso è stato riconosciuto da tempo e rappresenta ormai un punto fermo in letteratura. Proprio all’impatto delle opere d’arte viste a Roma, Napoli e Firenze si attribuisce un decisivo rafforzamento della tendenza di Picasso verso il naturalismo del cosiddetto “secondo periodo classico”. All’interno di quel viaggio, il soggiorno a Napoli, ha a sua volta una rilevanza particolare: il naturalismo di questa fase picassiana assume forme esplicitamente classicizzanti, ben riconoscibili nella maggioranza dei dipinti e dei disegni non cubisti degli anni dal 1917 al 1925 e nell’opera grafica degli anni ‘30.
In mostra l’eccezionale prestito del British Museum di Londra di 37 delle 100 tavole che compongono la Suite Vollard. Queste incisioni, realizzate tra il 1930 e il 1937, si configurano come un fulcro interpretativo nell’opera dell’artista. A queste si aggiungono i rilevanti prestiti del Museo Picasso di Parigi e di Gagosian New York, per un insieme di 43 opere, messe a confronto principalmente con le sculture Farnese e i dipinti da Pompei, importanti chiavi di lettura del percorso artistico picassiano. In particolare, il gigantismo e la monumentalità delle sculture Farnese avrebbero avuto un effetto particolarmente significativo sullo sviluppo artistico di Picasso, portando l’artista a conferire un aspetto tridimensionale alle sue opere pittoriche e scultoree, segnate fino ad allora dalla bidimensionalità dell’approccio cubista.
La mostra è promossa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il sostegno della Regione Campania, con l’organizzazione della casa editrice Electa.
Una mostra che non vuole esporre solo opere di un artista moderno in un museo archeologico, ma che vuole illustrare la profonda influenza di uno dei più grandi musei di arte classica sull’opera di uno dei più importanti artisti moderni. Una mostra che mette in dialogo i disegni e le opere del Maestro con le statue e gli affreschi delle collezioni Farnese e pompeiane: una esposizione mai realizzata al mondo.
Continua, quindi, inesorabile, la marcia di un direttore come Paolo Giulierini che ha saputo, in questi anni di direzione artistica del Museo Mann, aprire spazi, depositi, luoghi fino ad ora inesplorati. Il Mann è diventato finalmente ciò che tanti hanno desiderato che fosse: un luogo di esposizione, di storia, di arte ma soprattutto di cultura nel senso di apertura alla città, alla realtà esterna ad esso e capace di attirare persone da tutto il mondo, famiglie, scolaresche e visitatori non più annoiati e impalliditi come le statue marmoree ma attenti e incuriositi perché spinti a vivere il luogo, facilitati nella lettura delle opere d’arte. La mostra su Pablo Picasso, aperta al pubblico dal 5 aprile al 27 agosto, a cinquanta anni dalla sua morte, si pone in continuità e in linea con tutto il movimento culturale napoletano in crescita esponenziale.
Innocenzo Calzone
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