ROMA – I dati sono eloquenti: secondo Eures (European Employment Services, Servizi europei per l’impiego) sono oltre 2mila i bambini ed i ragazzi che non hanno più la mamma, poiché uccisa dal loro papà o da un compagno rifiutato. Vittime troppo spesso che non vengono ascoltate, un esercito sempre più numeroso di invisibili, che sono lasciati a loro stessi, senza alcuna presa in carico. Inoltre, nell’80 per cento dei casi ad uccidere è stato il padre e purtroppo, quasi una volta su due, i figli hanno assistito alla tragedia. Sì ritrovano , così, ad essere affidati ai parenti più prossimi, di solito ai nonni materni, oppure ai servizi sociali. Inesistente un protocollo per sostenere gli orfani e le famiglie affidatarie, molto spesso lasciate sole ad affrontare una situazione così grave e delicata.
Violenza domestica ignorata, eppure sta raggiungendo proporzioni fin troppo evidenti, di notevoli proporzioni. L’altra faccia del femminicidio con esigenze ed esperienze drammatiche, con storie di dolore terribili, ma anche storie di solitudine e rabbia. Minori privati per sempre della loro madre, spesso persino testimoni oculari dello stesso omicidio, che si trovano, poi, a dover affrontare traumi psicologici e fisici notevoli. Nel nostro Paese quello della violenza di genere è purtroppo un fenomeno ormai strutturale. In ambito legislativo, bisogna riconoscere che ci sono stati passi avanti importanti: la legge di bilancio del 2018, che ha stanziato risorse per gli orfani di femminicidio, poi incrementate con la legge 4 dell’11 gennaio 2018 e, successivamente, con la legge di bilancio per il 2019. Solo nel luglio del 2020, con l’entrata in vigore del Decreto n. 71, si è potuto dare il via all’attuazione di queste norme.
Altro passo in avanti è stato quello di creare due numeri a cui rivolgersi per chiedere aiuto: l’800 99 00 44, il numero verde dedicato agli orfani di femminicidio ed alle famiglie affidatarie residenti nel Lazio, Abruzzo, Marche, Molise, Toscana ed Umbria (disponibile 7 giorni su 7, dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 20) e il numero per le emergenze 366-4607803 attivo 24 ore su 24. Ma per quanto riguarda i progetti i servizi specializzati e soprattutto radicati nel territori (centri antiviolenza per agire in modo mirato sulla prevenzione ed anche di tutela per i bambini), purtroppo si contano sulla punta della dita, come si suol dire.
Manca un vero e proprio sostegno psicologico adeguato per i figli sopravvissuti al femminicidio e il supporto dei servizi sociali che si attivano quando si verificano questi fatti così tragici, solamente nella metà dei casi il sostegno è andato oltre l’affidamento. Si ritrovano orfani in un modo aberrante, ma anche orfani del domani, perché non hanno più niente dopo il massacro, sono praticamente privati di tutto. Hanno bisogno di rielaborare il terribile trauma e quindi è necessario creare una situazione che ripari, che permetta loro di ritrovarsi in una comunità che li accolga.
Laura Ciulli
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