C’è un “prima” e c’è un “dopo”. C’è pure un “oltre” e un “indietro. Ci sono anche un “lì” e un “qui”. E in mezzo? E nel “durante”, che non è soltanto un’espressione temporale? La guerra. Sì, c’è la guerra, fatta di attacchi, ritirate, battaglie, sconfitte e avanzate. Proprio come avviene in un qualunque conflitto. E’ una guerra ancora in corso ed è ancora ben lungi dall’essere vinta. Il dannato draghetto coronato conosce e utilizza ogni trucco; come tutti i virus muta e si trasforma per meglio penetrare nel corpo umano e per provocare quanti più danni è possibile. Certo, le controffensive sono potenti e anch’esse utilizzano le armi a disposizione: in primis, mascherina, distanziamento sociale e igiene personale; i farmaci di contrasto si sono evoluti per meglio intervenire e le terapie si sono affinate nel tempo. E soprattutto ci sono i vaccini per immunizzare e prevenire.
Ma ancora non basta. Questo enorme spiegamento di mezzi, che coinvolge il mondo intero, non basta. In Italia, ogni giorno decine di migliaia di nuovi contagiati e centinaia di morti. Gli ultimi dati recitano circa 550mila cittadini attualmente positivi, 3,1 milioni dimessi o guariti, quasi 114mila morti; il totale dei casi sfiora i 3,7 milioni. Numeri impressionanti sui quali non è neppure il caso di stare a discutere. Sono cifre da guerra e in questa situazione occorrono provvedimenti drastici e immediatamente operativi. Soprattutto la volontà di alcuni di non vaccinarsi appare una scelta incomprensibile e ingiustificabile.
Nel caso degli operatori sanitari, è stata varata una legge ad hoc che predispone l’allontanamento forzato dai pazienti di chi non intende ricevere il vaccino, con spostamento ad altra mansione o, in alcuni casi, anche la sospensione dal servizio. Sono ormai migliaia i casi di pazienti ricoverati per altro tipo di patologia che hanno contratto il virus nella struttura sanitaria e che sono morti per questo. E’ inammissibile che i luoghi in teoria più sicuri e controllati diventino focolaio di infezione e senza che questi pazienti avessero avuto contatti se non con il personale (medici, infermieri, operatori e tecnici di vario genere) che doveva occuparsi di loro. Un’autentica vergogna. Che, per fortuna e comunque colpevolmente in ritardo, da qualche settimana è stata fermata.
Non meno grave e preoccupante, però, è anche il caso di comuni cittadini che, per una qualche ragione ideologica, rifiutano la vaccinazione. Costoro ne hanno naturalmente la facoltà, ma non si rendono conto che, così facendo, possono procurare danni a se stessi e agli altri. Probabilmente non è possibile imporre l’obbligo, ma magari bisognerebbe studiare un’altra possibilità: chi ha volontariamente scelto di non vaccinarsi, se si ammala dovrà pagarsi le cure. Provvedimento certamente impopolare, ma abbiamo il diritto e il dovere di difenderci da questi potenziali “untori”.
Un ultimo dato più che preoccupante: nell’ultimo anno, si sono persi in Italia circa un milione di posti di lavoro. Se e quando ci sarà la ripresa, occorrerà un nuovo “piano Marshall” aggiornato al XXI secolo per porre rimedio ai tanti danni portati dalla pandemia. Indispensabili a tutti i livelli classi dirigenti serie, preparate e oneste. E serve soprattutto che ognuno di noi faccia la sua parte.
Buona domenica.
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