//Il coraggio di Franca ha cambiato la Storia

Il coraggio di Franca ha cambiato la Storia

di | 2022-03-09T17:24:09+01:00 6-3-2022 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti
Ci sono gesti e comportamenti che hanno un peso e un’importanza particolari. Per il tempo in cui sono compiuti e per le modalità con cui vengono effettuati. Essi hanno il potere di cambiare il corso della storia molto più di discorsi pregni di eloquenza e parole altisonanti.
Franca Viola è una semplice ragazza siciliana, di Alcamo precisamente dove nasce nel 1947; il papà e la mamma sono coltivatori diretti e mezzadri: coltivano un piccolo vigneto, governano uno sparuto gregge. Con questi pochi beni e con il loro duro lavoro riescono a portare avanti con dignità la famiglia. Ha 15 anni quando, con il consenso dei genitori, si fidanza con Filippo Melodia, nipote del mafioso Vincenzo Rimi e membro di una famiglia benestante.
Ma le cose non vanno per il verso giusto: Filippo viene accusato di furto e appartenenza a banda mafiosa e così Bernardo, il padre di Franca, decide di rompere il fidanzamento. Il giovane emigra in Germania e appena rientra, dopo un breve periodo di reclusione, torna alla carica. Le sue minacce di stampo mafioso sono comunque rivolte al padre, al quale viene bruciata la casetta di campagna, distrutto il vigneto, portato un gregge di pecore a pascolare in un campo di pomodori. Bernardo Viola viene persino minacciato con una pistola, ma lui non molla: quel matrimonio non s’ha da fare…
Il 26 dicembre 1965, Melodia, con la sua banda di amici (esattamente 12), si ripresenta a casa Viola e, dopo aver distrutto tutto e gravemente malmenato la madre, si porta via Franca e il fratellino Mariano che le si è aggrappato alle gambe nel tentativo di proteggerla. Il ragazzino viene rispedito subito a casa, mentre la giovane (a quell’epoca diciottenne) viene tenuta prigioniera in casa della sorella del Melodia, sempre ad Alcamo.
“Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza”, racconterà Franca. Il 6 gennaio 1966 la polizia rintraccia il rifugio e riesce in maniera rocambolesca a liberare la giovane. Melodia viene arrestato con i suoi complici, ma conta evidentemente sul matrimonio “riparatore” che, come prevedeva la legge italiana, scagionava il rapitore che sposava la propria vittima.

Franca Viola a colloquio con papa Paolo VI

Franca non è della stessa opinione: rifiuta di sposarsi dando quindi avvio al processo, che si svolge nel dicembre del 1966. Il padre Bernardo decide di costituirsi parte civile malgrado le pressioni esercitate per dissuaderlo. E’ un momento storico deciso perché è la prima volta che una donna sceglie di dichiararsi pubblicamente “svergognata”. Il prezzo da pagare è altissimo: minacce, ricatti, opinione pubblica ostile, con gli agenti a proteggere giorno e notte l’intera famiglia e nessuna possibilità di lavoro per il padre. Franca presenzia con grande coraggio a tutte le udienze. Filippo Melodia viene condannato il 17 dicembre 1966 a 11 anni di carcere, ridotti il 10 luglio 1967 al processo di appello di Palermo a 10 anni con l’aggiunta di 2 di soggiorno obbligato nel Modenese: la Cassazione conferma la sentenza il 30 maggio 1969 e condanna 7 complici di Melodia a 5 anni e 2 mesi ciascuno.

Filippo Melodia dietro le sbarre durante il processo

L’arciprete di Alcamo predica che tutto quel baccano farà restare Franca “zitella”. Invece lei si sposa il 4 dicembre del 1968 con il ragionier Giuseppe Ruisi (un amico d’infanzia), dal quale avrà due figli. Il matrimonio si celebra alle 7 del mattino: ci sono solo familiari e testimoni. Arrivano gli auguri di Saragat, presidente della Repubblica, di Leone, presidente del Consiglio; Scalfaro, Ministro dei Trasporti, regala un biglietto ferroviario valido per un mese su tutta la rete ferroviaria italiana; papa Paolo VI la riceve in udienza. Melodia esce dal carcere nel 1976 e viene ucciso da ignoti, il 13 aprile 1978, nei dintorni di Modena, con un colpo di lupara.

La norma invocata a propria discolpa dall’aggressore, l’articolo 544 del codice penale, viene abrogata con la legge 442, promulgata il 5 agosto 1981 a sedici anni di distanza dal rapimento di Franca, e solamente nel 1996 lo stupro da reato “contro la morale” sarà riconosciuto come un reato “contro la persona”. L’8 marzo 2014, in occasione della Festa della Donna, Franca Viola viene insignita dell’onoreficenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la seguente motivazione: “Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”.

Franca nel giorno in cui riceve l’onoreficenza di Grand’Ufficiale

“Io non sono proprietà di nessuno e nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto. L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”. E ancora: “Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. È una grazia vera, perché se non hai paura di morire muori una volta sola”. Ecco, in queste parole di Franca Viola c’è l’essenza della sua vicenda che non è soltanto dolorosamente personale perché quella ragazza, apparentemente fragile, ebbe la forza di sbattere in faccia ad un’Italia finto-perbenista e solo in apparenza benpensante tutte le contraddizioni di una legislazione assurda e medievale.

A volte un no, secco e deciso, vale molto di più di intere piantagioni di mimose.

Buona domenica (e buona Festa della Donna).

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi