MUSSOMELI (Caltanissetta) – L’Italia è ricca di antichi borghi da riscoprire e valorizzare. Tra questi è possibile annoverare Mussomeli, incastonato tra le meravigliose terre del Vallone, nel cuore della Sicilia, a 50 km da Caltanissetta che rappresenta senza dubbio un vero gioiello. Il nome, secondo alcuni, deriverebbe da Monte Mele (Mons Mellis, Monte di Miele, da cui Mussomeli), su cui sarebbe sorto, per altri invece deriverebbe da uno dei Monti Gemelli, il Marone, e Monte Melle dalla contrazione di Monte Gemello. Di certo il nome è legato al fatto che il nucleo abitativo sorge su un’altura e precisamente il borgo si trova a 700 metri di altitudine, cosicché quasi tutte le case hanno una incantevole vista sul mare.
Si tratta di un piccolo nucleo urbano di origine millenaria gettonatissimo dagli stranieri incuriositi dalle bellezze del posto e incentivati dall’offerta fatta dal comune delle case ad un euro dove prendere la propria residenza. Nei dintorni è possibile visitare siti archeologici di grande importanza e bellezza, come quello di Polizzello, ma sicuramente l’attrattiva maggiore è costituita da un magnifico castello manfredonico, collocato a quasi 800 metri d’altezza su uno sperone roccioso, a protezione del borgo e di tutta la vallata.
Il castello è ricco di storia, ma anche di leggende che lo rendono agli occhi del visitatore ancor più affascinante. Per la sua posizione gli abitanti del luogo lo hanno soprannominato il nido dell’aquila tanto è impervio il luogo dove sorge. Si narra che il maniero fu realizzato in soli tre anni, tra il 1364 e il 1367, su un precedente forte di epoca sveva, per volontà di Manfredi III di Chiaramonte, duca di Modica. Esso rappresentava un luogo strategico da un punto di vista militare proprio per la sua ubicazione su un’altura inaccessibile. La roccaforte fu al centro di un evento passato alla storia come un avvenimento legato alla “sala dei Baroni”. Federico III di Aragona, formalmente re di Trinacria (1355- 1377), governò intessendo buoni rapporti con i notabili dell’Isola. Nel 1374 fu ospite del Chiaramonte presso il castello di Mussomeli con la figlia Maria di Sicilia o d’Aragona che, alla morte del padre, nel 1377, ancora minorenne ereditò la corona di Trinacria (1377- 1401).
La giovane fu da subito affiancata da 4 vicari (Artale Alagona, Guglielmo Peralta, Francesco Ventimiglia e Manfredi Chiaramonte) che si adoperarono per darla in sposa nel modo più politicamente conveniente, ma non essendo d’accordo fra loro nacquero degli evidenti contrasti. Alagona intendeva farla sposare con Gian Galeazzo Visconti, il potente duca di Milano; Ventimiglia, invece, parteggiava per il principe aragonese Martino, futuro re d’Aragona e di Sicilia. Alla fine quest’ultimo ebbe la meglio. A tale scopo fece rapire la giovane regnante che ormai compromessa, grazie all’aiuto di Guglielmo Raimondo Moncada, convolò a nozze. Questa unione matrimoniale, nata con l’inganno, fu, però, disapprovata da papa Bonifacio IX che riunì in una sala del castello (da quel momento in poi chiamata “sala dei Baroni”) i notabili dell’Isola cercando di convincerli, ma senza riuscirvi, dell’illegittimità di quel matrimonio.
Quando Martino il Vecchio, duca di Montblanc d’Aragona, sbarcato in Sicilia nel 1392, si fece incoronare, nella cattedrale di Palermo, re di Trinacria, gli unici a non accettarlo furono proprio Artale Alagona e Manfredi Chiaramonte. Ma presto la storia si mescolò con la leggenda facendo di questo castello medievale un luogo ancor più incantato. Di fatto il Castello di Mussomeli nel 1549 divenne proprietà di Don Cesare Lanza, Barone di Trabia e poi Conte di Mussomeli, padre di Laura, la sfortunata baronessa di Carini, sul cui omicidio, commesso dal padre o dal marito Don Vincenzo La Grua-Talamanca, Barone di Carini, per averla colta in flagranza di tradimento col Ludovico Vernagallo, aleggiano ancora molti dubbi.
La baronessa soggiornò a Mussomeli per lunghi periodi ed è da ciò che nasce la suggestione dell’avvistamento del suo fantasma in alcune stanze del castello, in cerca del padre per vendicarsi. A questo però si aggiunge anche un altro racconto, molto struggente, che vede protagoniste le sorelle del principe Federico, cioè Clotilde, Margherita e Costanza. Il principe costretto ad andare in guerra, per proteggerle, le segregò in una piccola stanza di cui fece murare la porta. Assicurò loro i beni necessari per la sopravvivenza pensando che si trattasse di un breve periodo. Invece la sua assenza si prolungò e al suo ritorno trovò l’amara e macabra scoperta delle sorelle morte per inedia, col volto sfigurato dalla fame. Si narra che dalla “camera di li tri donni” si odano tuttora lamenti e pianti disperati.
Ma le leggende non finiscono qui. Infatti pare che ci sia un altro fantasma ad aleggiare tra le mura del castello. Si tratta di Guiscardo de la Portes, un soldato spagnolo che, in patria, vide osteggiata la sua unione con la bella Esmeralda de Loyoza da don Martinez, infatuato di lei. Un giorno non precisato del 1392, il condottiero partito con l’esercito di re Martino I, arrivato in Sicilia dopo aver lasciato Palermo, si diresse nel cuore della Sicilia, non sapendo che, dalla Spagna, era stato inseguito dagli uomini di Don Martinez. Quest’ultimo rifiutato dalla bella Esmeralda aveva preso la ferma decisione di punirla uccidendo il suo amato. Il giovane giunto nei pressi del castello fu ferito gravemente e successivamente rinchiuso nelle sue segrete, dove morì nel 1392. La sua anima, ancora oggi, sembra che vaghi, in compagnia delle tre donne, Clotilde, Margherita e Costanza, e di donna Laura, la Baronessa di Carini, tra le stanze del castello che grazie a queste leggende è senza dubbio ancora più suggestivo.
Per chi ama le atmosfere medievali visitare questo incredibile castello sarà sicuramente invitante. Volendo potrà anche avere l’onore di dormire all’interno di una vera e propria fortezza medioevale, come i re e le regine di un tempo, a soli 50 euro. Purché, naturalmente, non abbia paura dei fantasmi…
Margherita Bonfilio
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