ROMA – Anche la gioiosa stagione di Caracalla – abitata da un pubblico di ogni tipo, che da decenni giunge da tutto il mondo – sta per concludersi. Siamo infatti all’ultimo titolo, “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, in scena il 2, 5, 7, 9 agosto. Ė una ripresa della versione diretta dal regista Lorenzo Mariani, che ha debuttato nel 2014, e che è già stata rimessa in scena nel 2016 a Caracalla, con i medesimi caratteri alquanto insoliti.
Infatti, “Il barbiere di Siviglia” – capolavoro assoluto del cigno di Pesaro, su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia di Beaumarchais, in première al Teatro Argentina di Roma nel 1816, e tuttora nei teatri del mondo intero – ormai pare sia emigrato a Hollywood. Con la predetta regìa di Lorenzo Mariani, le scene di William Orlandi, le luci di Linus Fellbom, i costumi di Silvia Aymonino, la direzione musicale questa volta di Stefano Montanari, l’opera comica rossiniana ambientata nel Settecento, si è fatta ricca di coristi, ballerini e comparse, guidati tutti nei movimenti dall’ottimo coreografo Luciano Cannito, e si è spostata nella Hollywood del Novecento (le cui lettere ingigantite campeggiano in tutte le scene), in un mondo dominato dal cinema, dalle immagini stile Andy Warhol, dalle star (e non mancano frammenti filmici degli anni ’30).
Il regista Mariani afferma che tutto ciò nasce dalla stessa personalità di Rossini, dalla sua briosa comicità: ma, ahimè, essa è spesso poco fine – come la sederata di Rosina ad un astante, o lo spogliarello di Berta, cameriera della protagonista – ed il clima resta questo. Come spesso avviene, la meravigliosa musica di Rossini salva tutto e così i cantanti, a partire dal baritono austriaco Markus Werba (recente e molto apprezzato interprete del Celebrante in “Mass” di Bernstein, che ha aperto la stagione a Caracalla), qui nel ruolo di Figaro. La dolce Rosina era il mezzosoprano rossiniano doc Cecilia Molinari, il Conte di Almaviva il tenore René Barbera, lo spinoso don Bartolo era impersonato da Marco Filippo Romano, la serva Berta (alquanto ringiovanita) era Francesca Benitez, Alex Esposito indossava le vesti di don Basilio, e lo spiritoso Fiorello quelle di Davide Giangregorio.
Quanto al predetto direttore dell’Orchestra del nostro teatro lirico, il ben noto Stefano Montanari, che spazia in molteplici settori musicali, ha ben dimostrato di amare anche la classica.
Paola Pariset
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