PERUGIA – Una fake new, ma così spontanea, così affascinante da apparire vera. “Il bacio del palazzo comunale” (“Le baiser de l’Hôtel de Ville”), immagine fotografica in bianco e nero, scattata dal fotografo Robert Doisneau (1912-1994), pubblicata su “Life” e diventata una icona storica e un simbolo della Parigi romantica, non fu uno scatto rubato, ma studiato ed appositamente attuato, in quel giorno di primavera del 1950. A posare, su richiesta dell’artista, due ventenni che frequentavano, insieme, un corso di recitazione e che, all’epoca, vivevano la loro assorbente vicenda d’amore. Si prestarono entrambi, con passione, senza infingimenti e senza remore, alla messa in scena.
Non seguivano, forse, le lezioni teatrali nel prestigioso “Cours Simon”? E non erano innamorati pazzi e si abbracciavano e baciavano di continuo, fino a farsi dolere la bocca? Soltanto molti anni più tardi, quando le loro strade si erano divise e l’uno e l’altra avevano allacciato nuove e più importanti, decisive relazioni, la ragazza del bacio tentò di farsi riconoscere il diritto dello sfruttamento di immagine. Senza riuscire nell’intento: il suo volto – decretarono i giudici (correva il 1993) – non risultava, dallo scatto, pienamente riconoscibile. Nel frattempo, però, Doisneau, le aveva mandato in dono una copia originale del Bacio con tanto di firma e, la donna, nel 2005, mise all’asta il dono ricevuto incassando una cifra superiore ai 150mila euro.
Niente male per un bacio. Tanto più intercorso tra gente comune, non tra vip o tra attori di professione. Ad incassare la cospicua somma è stata Françoise Bornet (1930-2023), nata Delbart e spirata lo scorso Natale ad Evreux in Normandia, alla bella età di 93 anni. Françoise non ha mai usato il cognome da ragazza: si è sempre presentata come la “signora Bornet”, moglie del regista Alain, l’amore pieno, profondo, esaustivo della sua vita. Il ragazzo del bacio? Si chiama Jacques Corteaux. I due si lasciarono pochi mesi dopo la loro “esibizione” fotografica. Il compagno di un tempo divenne un viticoltore; lei, invece, continuò a lavorare in teatro (anche con Pierre Brasseur e con Francois Perrier) ed ebbe una sia pure piccola parte anche in un film con Jean Gabin.
Per tornare alla foto di Doisneau, lo scatto rammenta la poesia di Jacques Prèvert:
I ragazzi che si amano
si baciano in piedi
contro le porte della notte
E i passanti che passano
li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte
stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo
le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
Essi sono altrove
molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell’abbagliante splendore
del loro primo amore
Oppure richiama Catullo che, tradito e abbandonato dalla “sua” Lesbia, le rivolge una serie di domande angoscianti, disperate e retoriche: “Chi ti vedrà bella? Chi ti bacerà? Chi ti mordicchierà le labbra?”. L’amore presenta di queste cadute di stile, dettate dallo sconforto e dall’abbandono. Lesbia, è risaputo, contava su un buon numero di amanti. Catullo riteneva, obnubilato dal sentimento, di essere l’unico a poterle dedicare affetto e smancerie. E invece…
A proposito, nel mondo latino il bacio si presentava con tre diverse connotazioni: schioccato sulla guancia veniva chiamato “osculum” e caratterizzava il comportamento, in particolare, tra fratelli; il “basium” veniva dato sulla bocca per affetto profondo (o da qualche marito alla moglie per controllare se avesse bevuto vino: succedeva anche questo…); infine si usava il “savium” o “suavium”, che impresso sulle labbra, si caratterizzava per il suo portato erotico. Quello a cui, all’evidenza, puntava Catullo. Françoise, una volta naufragato il filarino giovanile con Jacques, si è imbattuta nel grande amore, lungo, profondo e duraturo, con Alain. Si chiude una porta, si apre un portone.
Elio Clero Bertoldi
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