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I trulli di Alberobello, patrimonio Unesco

di | 2022-09-04T17:49:42+02:00 4-9-2022 6:15|Sezione 4, Viaggi|0 Commenti

ALBEROBELLO (Bari) – Arrivando dalla costa pugliese, in provincia di Bari, e inoltrandosi nell’interno si scorge un paese tutto bianco dove spiccano tetti grigi fatti di pietra, a forma di cono. E’ la cittadina di Alberobello con i suoi trulli, tipiche abitazioni realizzate in pietra calcarea, di colore bianco e dal caratteristico tetto a forma conica. La parola “trullo” deriva dal greco τροῦλλος (trûllos) che significa “cupola”, invece in dialetto pugliese il “trullo” è chiamato anche casìdde o casedda. Più precisamente, i trulli sono delle capanne in pietra a secco, con il tetto composto da lastre incastonate, che tradizionalmente servivano come riparo temporaneo o abitazione per i piccoli proprietari terrieri o per i lavoratori agricoli.

Un famoso aneddoto racconta la probabile origine dei trulli. Nel XVII secolo, quando il signore della zona era il Conte di Conversano Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, detto “il Guercio”, esisteva un editto regio che imponeva di pagare una tassa per ogni nuova costruzione fatta erigere nel regno. Il conte allora pensò di escogitare un sistema per non pagare questa tassa per tutte le costruzioni destinate ai suoi coloni. A questi infatti impose di costruire le loro abitazioni a secco, senza l’utilizzo di malta, in modo da poterle “smontare” in fretta e furia quando gli ispettori del re si fossero trovati in zona. Di certo si sa che i primi trulli risalgono al XIV secolo e venivano utilizzati per il ricovero di attrezzi agricoli, bestiame e quant’altro per periodi di tempo limitati, quindi non necessariamente come abitazione stabile da parte dei coloni. Solo dal 1797 le tecniche a secco furono sostituite dall’utilizzo di malta e cemento.

I trulli sono sparsi per tutta la Valle d’Itria, ma è ad Alberobello che raggiungono la massima concentrazione. Nel solo rione storico Monti se ne contano 1030; 400 nel rione Aja piccola dove ci sono le abitazioni private. Ad Alberobello c’è anche una chiesa a forma di trullo: è la chiesa di Sant’Antonio, nel rione Monti, costruita nel 1927. Il “Trullo Sovrano”, invece, è l’unico a due piani, oggi è adibito a casa museo dove scoprire come si svolgeva la vita di una volta ad Alberobello. Caratteristici i Trulli Siamesi facilmente raggiungibili camminando lungo la scalinata di Via Monte Nero. Una leggenda narra che simboleggia la storia di amore e odio che travolse due fratelli nel lontano 1400. Così la struttura di questi trulli è particolare perchè si tratta a tutti gli effetti di un “trullo doppio” con due ingressi, uno per ogni costruzione, affacciati su due strade differenti.

Il Rione Monti è la zona di trulli più estesa, formata da caratteristiche stradine parallele, tutte in salita e che portano sulla cima del “monte”, dove si trova la chiesa di S. Antonio da Padova, inaugurata nel 1927. I trulli della Puglia oggi sono utilizzati ancora come abitazioni e sono oggetto di continui studi da parte di ingegneri e architetti internazionali. Ad Alberobello i trulli ospitano case vacanze, negozi, ristoranti, bar… Rappresentano senz’altro un geniale esempio di architettura spontanea. Antichissime tecniche di costruzione danno vita a una struttura che, sebbene sia priva di elementi di sostegno, possiede una straordinaria capacità statica. La pianta del trullo è, solitamente, circolare e gli ambienti interni si distribuiscono intorno al vano centrale. Lo spessore delle mura e le poche finestre assicurano un ottimale equilibrio termico: calore in inverno e fresco in estate.

Di fondamentale importanza è la chiave di volta, per lo più chiusa da un pinnacolo decorativo. Invece il cornicione sporgente dal tetto serve a raccogliere le acque piovane in apposite cisterne mentre i gradini esterni avevano la funzione di riempire i coni con paglia e grano. I materiali usati per la costruzione erano poveri (non c’è traccia di cemento), ma solo malta e pietra calcarea locale, che fanno di queste costruzioni dei gioielli da preservare, a beneficio di tutta l’umanità. Un trullo può essere maneggiato solo da un buon mastro trullaro, un antico mestiere trasmesso di padre in figlio. Per fortuna grazie all’imprenditorialità di tanti giovani questo mestiere è ancora praticato e così ancor oggi è possibile realizzare un trullo con le caratteristiche di un tempo.

L’alone di mistero che avvolge i trulli di Alberobello è legato alle misteriosi iscrizioni bianche che si possono osservare sui caratteristici tetti conici dei trulli. Si tratta di simboli magici e propiziatori, sul cui significato il dibattito è ancora aperto. La maggior parte di essi sono di origine religiosa, come la croce e il sole, che rappresenta la natura divina del Cristo. Altri, invece, possono essere ricondotti al mondo pagano, come il bue che indica lo scongiuro. Tra le tante iscrizioni che si trovano sulle cupole dei trulli ci sono anche simboli primitivi come gli intrecci di linee, simboli magici come i segni zodiacali e perfino simboli “grotteschi”, cioè quelli scelti assecondando la fantasia del proprietario del trullo, come le iniziali del nome e cognome o le rappresentazioni del mondo agricolo.

La calce bianca usata per i simboli e per le pareti dei trulli è simbolo di purificazione. L’operazione di imbiancatura delle pareti dei trulli con il latte di calce, che si ripete ogni anno, è detta allattamento; “u lattator” è la persona che se ne occupa. Sulla sommità dei tetti dei trulli di Alberobello si scorgono dei pinnacoli decorativi che, secondo molti, avevano lo scopo di scacciare le influenze maligne e la sfortuna. L’ aquila rappresenta il simbolo dell’anima che aspira al cielo, la testa del cavallo quello del lavoro, il bue indica lo scongiuro, il cane la famiglia e il gallo è simbolo della vigilanza.

Buona visita ad Alberobello con i suoi magnifici trulli.

Margherita Bonfilio

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