Ogni tanto Facebook serve a qualcosa. A parte i leoni da tastiera che in queste terribili settimane hanno rivelato insospettabili qualità di virologi, epidemiologi e via di seguito; a parte gli sgrammaticati e inutili interventi di coloro che ci propinano il loro menu del pranzo o della cena o gli sbandieramenti ai quattro venti di incredibili atti di bontà di qualcuno a caccia di facili consensi (ma la beneficenza non dovrebbe essere silenziosa e anonima?), insomma a parte l’inutile ciarpame che ci ammorba quotidianamente ho trovato qualcosa in questo social network che, almeno a me personalmente, è risultato molto gradito.
Si tratta di una foto, pubblicata sul gruppo degli ex alunni del liceo classico Quinto Ennio di Taranto, che ritrae alcuni insegnanti durante una gita in Grecia: primi anni Ottanta, quindi diverso tempo dopo la mia maturità. Avevo frequentato la quarta Ginnasio (all’epoca vigeva ancora la suddivisione del Classico in due anni di ginnasio e tre di Liceo) all’Archita, storico istituto della città dei Due Mari, ma a tempo di record era stato (quasi) terminato l’edificio che avrebbe ospitato la nuova scuola per quell’indirizzo. In IV G eravamo una quarantina circa ed eravamo stati dirottati in una succursale che di scuola accogliente aveva ben poco: aula piccolissima (almeno per quello spropositato numero di ragazzi) al quarto o quinto piano di un vecchissimo edificio, naturalmente senza ascensore e senza palestra. Per educazione fisica, bisognava uscire e recarsi in un altro istituto a qualche centinaio di metri che ospitava una scuola media.
Come che sia, fummo d’autorità spostati al nuovo liceo classico che non aveva ancora un nome e che si sarebbe successivamente chiamato Quinto Ennio (239 a.C. – 189 a.C.) in onore del poeta, drammaturgo e scrittore nato nell’attuale Salento (considerato il “padre” della letteratura latina, poiché fu il primo ad usare il latino come lingua letteraria in competizione con quella greca): diventammo la V D. Primo preside il professor Curci che, all’epoca, era anche sindaco di Taranto; trasferiti d’autorità anche gli insegnanti. Compreso il professor Federico Sion (il primo a sinistra nell’immagine) che era docente di matematica e fisica. La seconda da destra è invece la professoressa Anna Magno (italiano e latino) che arrivò in seconda liceo; gli altri sono insegnanti dello stesso istituto, ma non del mio corso.
Il professor Sion era davvero un uomo d’altri tempi. Non aveva mai bisogno di alzare la voce, né di usare toni particolari per farsi rispettare: gli bastava uno sguardo. Naturalmente autorevole, mai autoritario. Le sue lezioni erano scandite da ritmi precisi al secondo: metà ora era riservata alle interrogazioni (sempre due per volta), l’altra alla spiegazione. Se, dopo il diploma, scelsi di studiare fisica all’università, il “merito” o la “colpa” furono sicuramente suoi. Mi affascinavano le sue spiegazioni che riuscivano a rendere semplici anche i concetti più astrusi; per molti era la bestia nera, per me fu un docente capace di farmi innamorare della magia dei numeri e della natura.
La professoressa Magno apparteneva alla stessa genia: modi cortesissimi ma ferrei, accompagnati da una preparazione rigorosa. Con lei il 6 equivaleva all’8 di tanti altri prof: io viaggiavo sempre intorno al 7-7,5. La consecutio temporum diventò uno scoglio quasi insormontabile per tanti compagni, che pure erano molto preparati e studiosi: la affrontai con i metodi della matematica. A quel tempo, l’anno scolastico era diviso in trimestri, in ognuno dei quali erano previsti tre compiti di latino, uno con la versione dall’italiano, la più temuta e con voti che spesso erano da schedina del Totocalcio. Ci andavo a nozze perché usavo il metodo-Sion: regole fisse e da applicare con rigore. Agli esami di maturità era il commissario interno e le mie materie (guarda caso) erano latino e matematica. Feci una bella figura e, per la prima volta, al termine dell’interrogazione le scappò un complimento: “Sei stato davvero bravo”. Mio padre che mi aspettava fuori dall’aula (e che mi offrì anche una sigaretta…) ne fu colpito e commosso. Amava spesso ripeterci che quisque faber fortunae suae (ognuno è artefice del proprio destino): aveva decisamente ragione.
Alla maturità arrivammo in 21 o forse 22, dei 40 iniziali.
Perdonate i miei personali ricordi, ma ho voluto rendere omaggio a due persone che stimo e alle quali ho voluto veramente bene: penso che tali sentimenti fossero ricambiati. Grazie, professori: se sono diventato quello che sono, lo devo ai miei genitori e a voi. Non so come stiano adesso: a loro auguro di cuore di vivere una lunga e serena vecchiaia.
Buona domenica.
Leggere il tuo racconto mi ha fatto tornare indietro con la mente di oltre quarant’anni…anch’io adoravo il prof Sion e, anche nel mio caso, oggi mi ritrovo ad essere insegnante di matematica in un liceo scientifico, conservo ancora le fotocopie delle sue lezioni di fisica che sostituivano le pagine del libro quando non lo soddisfacevano, e ricordo la sua metodicità nel suddividere l’ora di lezione esattamente in due parti ben distinte, e ricordo inoltre che, nei cinque anni in cui è stato il mio professore, si è assentato solo per due volte e ,in entrambi i casi , per motivi serissimi. Era un professore sempre presente …veniva a scuola anche con la febbre…storie d’altri tempi…per non parlare per la sua passione sportiva: il Taranto che in quel periodo militava in serie B,
Anche della professoressa Magno serbo un bel ricordo, solo che, purtroppo, è stata mia insegnante solo per un anno, donna dolcissima che ti incantava e captava l’attenzione , qualunque fosse l’argomento trattato. Un’immagine impressa nella mia mente la ritrae seduta alla cattedra con addosso un abito nero che esaltava i suoi capelli biondi, era in lutto non ricordo per quale evento.
Devo ringraziarti per queso splendido tuffo nel passato…e ringrazio anche i nostri “prof” per gli uomini e le donne che siamo diventati…grazie…
Maria Antonietta Nicchiarico
Io ho studiato fisica e mi sono laureato, ma poi per gli strani percorsi della vita dopo un anno come tecnico esterno dell’allora Italsider mi sono ritrovato a fare il giornalista: prima a Taranto (Corriere del Giorno), poi a Forlì, poi Perugia, Grosseto, Rieti e Viterbo che è la città dove ho lavorato e dove vivo tuttora da oltre 23 anni. Il Quinto Ennio è stata la mia scuola: ero nel corso D. In quel pezzo ho cercato di ricordare fedelmente quegli anni e quelle splendide persone. Con i miei compagni ex compagni di classe abbiamo inutilmente tentato in passato di ritrovarci in occasione dei decennali della maturità: purtroppo non ci siamo riusciti. Grazie per aver condiviso con me quelle esperienze che mi sono rimaste nel cuore. Se sono diventato quello che sono – come ho scritto – lo devo ai miei genitori e a quesgli insegnanti.
Nicola Savino
Salve Nicola Savino, anche se non mi sembra che siamo stati nella stessa classe, anch’io ho dovuto frequentare il quarto e quinto ginnasio in quella strana sede sopra al cinema Rex, anch’io ero nella sezione G e anch’io, infine, sono stata trasferita al Quinto Ennio dopo aver frequentato il primo anno di liceo all’Archita. Probabilmente ci saranno fra di noi uno o due anni di differenza.
Ricordo benissimo il prof Sion, anche se io ero una di quelle allieve che faceva cadere la penna al momento dell’interrogazione per farsi piccola piccola e sfuggire agli occhi dell’insegnante,
Non ero asina, ero molto pigra. E se in italiano potevo bluffare…. (addirittura una volta lessi da posto il mio “compito a casa”, un bellissimo commento ad una poesia, anche se le pagine da cui fingevo di leggere erano bianche.) – ma, come dicevo, con Sion barare era impossibile, non si sfuggiva ai suoi occhi resi grandissimi dagli occhiali da ipermetrope.
Però una volta lo stupii alzando la mano e anticipando una dimostrazione di geometria. Fu un vero signore, mi aspettavo che dicesse qualcosa del tipo “ma allora ci fai, non ci sei!” e invece accolse la mia intuizione con garbo e imperturbabilità.
Perdonami se sto scrivendo a valanga, ma l’emozione di vedere quella foto mi ha liberato mille ricordi.
Adesso sono psicologa iscritta all’Albo di Puglia, vivo quella strana età che sembra una terra di mezzo, e mi volgo indietro a cercare i ricordi. Fra questi il prof. Sion è uno dei più vividi.
Ho salvato la foto iniziale di questo articolo come sfondo del desktop.
Ciao, grazie per il tuo articolo da Rosaria Fiore (maturità 1970)
Ciao Rosaria. Mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento a quell’articolo scritto nell’aprile 2020, quindi in piena pandemia e nel bel mezzo del lockdown. Anche io rimasi colpito da quella foto e perciò decisi di farne argomento nella mia rubrica settimanale “Punto e virgola” su ilpuntoquotidiano.it, giornale online di cui sono direttore responsabile. Già perché, pur essendo laureato in fisica, poi nella vita ho fatto il giornalista. Prima al defunto Corriere del Giorno, poi in giro per l’Italia, soprattutto al Corriere dell’Umbria dove ho concluso la carriera da capo redattore. Non hai specificato se anche tu, nel passaggio dall’Archita al Quinto Ennio, fosti inserita nel corso D. In tal caso dovresti essere stata compagna di classe del mio amico Rosso Saponaro. E’ stato bello ritrovarsi, sia pure virtualmente. In bocca al lupo per tutto.
Ps. Io ho preso la maturità nel 1972
Io sono Claudia Sion, la figlia più piccola del vostro prof. Purtroppo papà ci ha lasciato il 3 gennaio di quest’anno. I vostri ricordi, credetemi, mi scaldano il cuore. Papà era proprio come lo descrivete. Grazie per averlo ricordato così e mi fa molto piacere che abbia potuto contribuire alla vostra formazione.
Io,oggi, sono un ufficiale giudiziario, gli assomiglio molto fisicamente, così dicono. Ma oltre questo io di lui ho sicuramente il rigore, l’onestà e la puntualità.
Grazie a tutti per questi ricordi bellissimi. Oggi per me lui è l’angelo custode!
Un saluto a tutti e ringrazio Nicola Savino per il bel ricordo. Tuttavia mi sorge un dubbio. Io al ginnasio ho frequentato la IV G che si trovava sul cinema REX, poi diventata I D al Quinto Ennio, che fu inaugurato da noi. Chiedo scusa ,ma non ricordo il nome di Savino tra i miei compagni di Classe, ma ricordo altri come La Diana, Colamaria, Bisarri, Achille Marino, i fratelli Ingravalle…e ci maturammo nel 1971.
Infatti. Io mi sono diplomato nel 1972, quindi ero in IV G al Rex qundo tu eri in V G
Carissimi tutti, è con commozione che ho letto quanto scritto da tutti voi. Io sono Nicola Pisarri ed ero in vlasse col Nicola precedente. Avete parlato del Prof. Sion, un idolo per me. Ricordo che quando entrava in classe più volte diceva, dopo ripetuti tentativi di interrogare qualcuno dei miei compagni andati a vuoto, ” Nicola, vieni tu alla lavagna, tu, come me, senti l’armonia della matematica”. Un mito per me. Io ho fatto il medico, ma il primo esame che ho sostenuto presso l’Università di Ferrara è stato proprio Fisica, sostenuto e superato brillantemente con la sola preparazione datami dal Prof. Sion. Grande uomo e grande insegnante.
Il prof.Sion e la prof.ssa Magno rimarranno per la loro professionalità e dedizione all’educazione degli allievi sempre nel mio cuore di studentessa del Quinto Ennio fino al 1976 quando ho sostenuto l’esame di maturità.Anni scolastici pieni di voglia di apprendere,di scoprire come diceva il mio prof. Luigi Trento che filosoficamente ci invogliava alla riflessione ed alla libertà.. Ognuno di noi ha fatto la sua….strada , certamente non venendo meno ai preziosi insegnamenti dei meritevoli insegnanti che fortunatamente hanno fatto parte della nostra vita.Grazie.