ROMA – Ideata da Vittorio Sgarbi, storico dell’arte di solida fama, e di forse difficile carattere, ecco la mostra “I pittori della realtà. Tra antico e moderno”, realizzata anche con la collaborazione di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. Aperta dal 27 giugno sino al 1° ottobre 2023 nel Museo Le Carceri di Asiago, realizzata dal Comune di Asiago, Asiago Turismo e il MART di Rovereto, la mostra riprende una tematica, affermata con forte convinzione dai firmatari, della mostra del 1947 in Italia “Pittori moderni della realtà”.
Essa raccolse opere di Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni, Antonio e Xavier Bueno, cui presto si aggiunsero Giovanni Acci, Alfredo Serri, Carlo Guarnieri, ed anche Giorgio De Chirico per la teoria: essi rivendicavano l’importanza del mestiere (sostenuta da De Chirico), e la continuità (non il ritorno) del richiamo alla realtà, “eterno e antichissimo seme delle arti figurative”. Rivendicavano – questo sì – l’abbandono di ciò che le Avanguardie avevano fatto in Europa nell’ultimo mezzo secolo, per attribuire a se stessi il titolo di veri artisti, negandolo agli altri. Posero a modello il realismo di Caravaggio e dei fiamminghi del Seicento e Settecento, negando dignità agli altri.
Questo fu il loro errore, insieme con l’intransigenza della scelta artistica: perciò ben presto furono emarginati, tacciati di arretratezza, inattendibilità critica, e presto si dispersero. Vittorio Sgarbi, con una decisione forte e consona al suo carattere, ha ripreso la tematica, ponendo in luce la vastità oggi di un’analoga richiesta di ritorno alla realtà nella pittura, sorretta da identica temperie artistica e storica, dal bisogno di riscatto e di ripresa sociale dopo gli anni della pandemia.
Nella mostra di Asiago, 70 opere degli artisti più sopra citati – di cui si ripercorre la carriera – si uniscono ad altre più antiche o più recenti sulla medesima strada, fra cui il ritratto di Elisabetta II (nella copia di Romano Stefanelli), oggi nella sede dell’Ordine della Giarrettiera a Londra, dipinto da Pietro Annigoni nel 1955: e di quest’ultimo rivedremo anche “La bella italiana” del 1951. Se di Sciltian, la “Natura Morta” del 1935 veramente pare rinverdire gli allori dei fiamminghi del Seicento, di De Chirico però, “La passeggiata del barone” del 1945 non nasconde il realismo “sui generis” del grande pittore metafisico.
Risale al 1947, agli anni di fuoco della battaglia dei Realisti nel dopoguerra, il luminoso “Nudo con fiori” di Antonio Bueno, ancora in mano agli eredi, di rara bellezza nell’immagine di una fanciulla purissima, eppure tanto seducente. “È stata l’ultima festa della pittura italiana”, ha definito Sgarbi la mostra del 1947 : ma se i Realisti del ’47-’49 erano fieramente battaglieri, Sgarbi non è da meno nella difesa della qualità dei Realisti di oggi: il suo occhio straordinario nel captare il valore di un dipinto (novello Federico Zeri), toglie ogni dubbio sulla sua sincerità, priva di interessi secondari, di celebre storico dell’arte, che tanto da fare ha dato agli accademici incalliti, proprio come Zeri.
Paola Pariset
Nell’immagine di copertina, l’opera “Natura morta” (1935, Mart, Collezione VAF-Stiftung) di Gregorio Sciltian
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