TORTOLI’ – I petroglifi sono incisioni figurative su roccia, manifestazione dell’arte dei popoli preistorici e anche di alcune popolazioni attuali. La Sardegna ne conserva diversi, ma un esempio di quest’arte antica è possibile ammirarlo in riva al mare, tra un tuffo e una risata, tra una passeggiata e una partita a racchettoni nello splendido lido di Orrì in Ogliastra. Chiamati anche semplicemente graffiti o incisioni rupestri, sono segni scavati nella roccia con strumenti appuntiti di vario genere, eseguiti con una tecnica di picchiettatura o di raschiatura a graffio. Si trovano incisioni rupestri a partire da quando è comparso l’Homo sapiens. In tutto il mondo solitamente si trovano in alpeggi da pascolo, vicino a fonti e a laghi e rappresentano sia scene di vita quotidiana pastorale e agricola, sia figure simboliche e fantastiche.
Anche il litorale di Tortolì, ridente località balneare ogliastrina, nella costa orientale della Sardegna, vanta i suoi. La loro prima segnalazione risale al 1986, nel 1990 furono poi oggetto di studio da parte dell’Archeo Sistem. Questi petroglifi, che emergono dalle acque di un azzurro cangiante per i giochi di luce creati dal sole riflesso sul fondale di sabbia e sassi, raffigurano due figure umane, una donna e un uomo rappresentati in posizione eretta o forse di danza. Il disegno è stilizzato e potrebbe rappresentare un rito propiziatorio o un rito sacro. Tra le due figure è ben visibile un cerchio, simbolo del sole o di qualche divinità naturale o ancora simbolo dell’unione tra i due sessi. Il petroglifo occupa una superficie di 30 cm x 40 cm e presenta un contorno netto e un segno continuo, risultato ottenibile solo da una mano esperta. I corpi che svettano su uno scoglio sono alti circa 22 cm e larghi 12 cm. Distano tra loro 12 cm e sono stati eseguiti con incisioni che vanno da 0.1 a 0.4 cm. Oggi non tutti i segni sono ben visibili, l’azione erosiva del mare nel tempo ne ha quasi eliminato alcuni tratti.
La figura maschile, eseguita in un’unica incisione, ha gli arti superiori orizzontali, quasi a rappresentare il gesto delle braccia aperte, mentre gli arti inferiori si presentano arcuati. La figura femminile presenta tratti più sottili, le braccia rivolte verso il basso, le gambe arcuate e due seni tondi e ben visibili. I petroglifi di Orrì si potrebbero far risalire all’età Eneolitica e sono un unicum rispetto alle altre scoperte dell’isola. Solitamente, come nel caso delle incisioni rupestri rinvenute nella Grotta del Bue Marino a Dorgali, i petroglifi rappresentano molte figure antropomorfe, ben 20, tutte di sesso maschile. Qui, al contrario, la scena ritratta rappresenta solo due figure. I petroglifi di Orrì si presentano ben conservati forse perché, nell’epoca in cui vennero incisi sullo scoglio, il mare era ben più lontano dalla riva di quanto non lo sia adesso. Nella zona sono presenti diversi insediamenti neolitici. Abbiamo un menhir, megalite monolitico detto anche “pietra fitta”, situato a poche centinaia di metri dallo scoglio con le incisioni rupestri, altri menhir tra la località di Monte Terli, S’Ortali e Su Monti e San Salvatore, alcune tombe dei giganti e delle domus de janas o “case delle fate”.
Per l’osservazione dei petroglifi il momento migliore è l’alba o il tramonto, a causa delle ombre marcate create dai raggi solari radenti, che le rendono più facilmente visibili. Sono un vero e proprio patrimonio che spesso gli stessi abitanti del posto non conoscono o tendono a sottovalutare e che invece meriterebbero maggiore interesse e valorizzazione.
Virginia Mariane
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