MILANO – Il Granchio reale blu o granchio nuotatore (Callinectes sapidus) è una specie proveniente dall’Atlantico, da qualche tempo presente in varie zone del Mediterraneo e anche lungo le coste italiane, in particolare quelle adriatiche, principalmente nei pressi della foce dei fiumi. Come si presenta? E’ un crostaceo che si riproduce molto rapidamente; la dimensione del guscio è di 23 cm nei maschi e 20 nelle femmine e ha un carapace con due dentelli frontali triangolari e nove dentelli laterali, molto lunghi e appuntiti. Le zampe sono piuttosto allungate, con il primo paio tramutato in chele, più grandi nei maschi rispetto alle femmine. La parte terminale e l’attaccatura sono di un blu intenso mentre il colore del corpo è verde oliva sulla parte superiore e bianco azzurrino sul ventre.
Ad una prima occhiata sembra come tutti gli altri, con l’unica differenza che ha le estremità delle zampe e delle chele di un bellissimo colore azzurro. Purtroppo però non è innocuo come il granchio che da sempre si trova lungo le coste italiane. Il granchio blu è una specie endemica delle coste americane nord-orientali, dal Canada fino al nord dell’Argentina, comprese le Indie occidentali e il mar dei Caraibi. La sua comparsa in Europa risale all’inizio del secolo scorso quando per la prima volta è stato avvistato nel 1948 in Grecia. Ha interessato prima le coste atlantiche e quelle del Mar Baltico per poi diffondersi in un secondo momento nel Mar Mediterraneo. In Italia è arrivato negli anni ’50, anni in cui erano comunque abbastanza rari i suoi avvistamenti ma successivamente le segnalazioni sono progressivamente cresciute.
Recentemente si è parlato di una strage di vongole e telline per colpa dei granchi blu sul litorale romano come pure lungo la costa tra Bari e Brindisi e anche nelle acque del Delta del Po, di Chioggia e nella Laguna di Venezia. Rappresenta una vera e propria preoccupazione per i pescatori visto che ormai è accertato che il predatore “reale” è vorace di pesce, molluschi e crostacei ed è sempre più presente in Adriatico. La comparsa, ma soprattutto la veloce diffusione, del granchio blu hanno suscitato preoccupazione in particolare per il suo comportamento aggressivo e vorace. Infatti l’eventuale diffusione di questo predatore potrebbe costituire una potenziale minaccia per le risorse ittiche; nonché per gli ecosistemi. Inoltre poiché si tratta di un granchio appartenente a quelle specie invasive che già si riproduce in loco, non potrà essere estirpato.
Pertanto dal punto di vista ecologico l’arrivo e l’acclimatazione del granchio blu nelle acque italiane rappresenta sicuramente un danno. Molteplici i pareri degli esperti che alla fine sono poi riusciti a proporre una possibile soluzione al problema. Il biologo marino Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia spiega: «E’ sicuramente un animale che si sta rapidamente diffondendo in tutto il Mediterraneo e in Adriatico, ma al momento non rappresenta una minaccia per le acque in cui prolifera. Vero è che il Granchio blu è una specie predatoria e voracissima di pesci, molluschi e altri crostacei. Comunque, pur se presente in numero considerevole, per ora non costituisce un pericolo per la biodiversità dell’habitat in cui vive. Lo potrebbe diventare nel momento in cui il numero crescesse in modo esponenziale. La presenza di quest’ospite nei nostri mari è un segnale del cambiamento delle condizioni climatiche e l’aumento della temperatura dell’acqua marina che avrebbero facilitato la migrazione di questa specie aliena. C’è attenzione riguardo le segnalazioni della sua presenza per capire se possa diventare una presenza stabile nei nostri mari. Se teniamo conto che è un crostaceo con una polpa molto buona, nel caso in cui la sua presenza diventasse eccessiva, come avviene in Grecia, si potrebbe ridurre il problema pescandolo e mettendolo in commercio».
Letizia Marsili, docente del dipartimento di scienze fisiche e della terra e dell’ambiente dell’ateneo di Siena afferma inoltre: «Parliamo di un predatore che si ciba di tutto ciò che trova, che si riproduce molto velocemente e che inoltre è capace di risalire pure le acque dei fiumi, costituendo così una minaccia anche per gli ecosistemi presenti sulle acque dolci». Che fare dunque? Da questa domanda l’Università ha dato il via ad un progetto di indagini organolettiche e tossicologiche sui granchi tanto che la dottoressa Marsili ha affermato: «Se tutto andasse bene potremmo proporne il consumo. La via d’uscita sarebbe doppia: da un lato eradicheremo questa specie così invasiva nelle nostre acque, dall’altro daremo un’ulteriore fonte economica ai pescatori che potrebbero vendere un grosso granchio ricco di polpa».
Del resto è un dato di fatto che negli Stati Uniti e in Messico, viene pescato e consumato in grandi quantità per la bontà della sua carne tant’è vero che ogni anno ne vengono prelevate 58 mila tonnellate. Qui viene gustato cucinandolo al vapore oppure bollito. Oppure viene utilizzato come ingrediente prelibato in insalate e zuppe, altrimenti viene servito dopo essere stato saltato in padella con burro all’aglio. Si tratta senza dubbio di un alimento pregiato per palati sopraffini. Il suo prezzo si aggira sui 15 euro al chilo. Tutto ciò avvalora la tesi che per cercare di arginare il problema dell’invasione l’idea più semplice sia proprio quella di creare una filiera di consumo di questi crostacei, in modo tale che sia la stessa pesca a tenere sotto controllo il problema dell’ecosistema, trasformando così una temibile minaccia in una vera e propria opportunità.
Ecco quindi che il consumo del granchio blu comincia a farsi strada anche in Italia tanto che il crostaceo inizia a comparire in qualche piccolo mercato locale del pesce. Sembra, a detta degli esperti, che il mercato sia addirittura in netta crescita. Così online cominciano a comparire i primi suggerimenti per gustarlo: cotto a vapore per 20 minuti fino a che diventa arancione o come condimento per un buon piatto di spaghetti, dopo una bollitura di 10 minuti, spolpandolo e ripassandolo in padella con pomodori, olio, aglio e una spruzzata finale di prezzemolo. Non resta che augurare a tutti quelli che vorranno provare “Buon appetito”.
Margherita Bonfilio
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