COSENZA – Una straordinaria eredità si trova nel cuore della Calabria: è un bosco che un tempo copriva l’intero Altopiano silano, in provincia di Cosenza, all’interno del meraviglioso e vasto Parco Nazionale della Sila. Le origini del bosco risalgono alla prima metà del 1600, quando i nobili proprietari terrieri della famiglia baronale Mollo realizzarono il loro latifondo e piantarono quello che oggi è un bosco monumentale, l’ultimo residuo dell’antica foresta silana, quella che i Romani chiamavano Silvia Brutia.
La parola Sila deriva dal latino silva (foresta) e la storia di questa natura si intreccia con la storia dei popoli che l’hanno abitata: fin dall’epoca greca, ma soprattutto durante l’Impero Romano, il bosco silano fu sfruttato per la presenza del Pino Laricio (conosciuto come Pino Nero Calabro), albero che venne utilizzato per la costruzione delle flotte navali. Da allora l’Altopiano silano fu sempre utilizzato per le sue preziose risorse, ricevendo numerosi disboscamenti. L’ultimo di questi risale alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando molti alberi furono tagliati dagli Alleati come risarcimento dei debiti di guerra. Pare, infatti, che questi preziosi pini furono utilizzati per le impalcature con le quali furono costruiti molti grattacieli di Manhattan. Oggi si ipotizza che l’estensione del bosco, all’epoca, fosse circa il triplo di quella attuale, e che una consistente percentuale disboscata fosse ancora ultrasecolare.
Attualmente l’estensione del Parco Nazionale della Sila è di circa 75.000 ettari e oggi è ancora una delle aree boschive più estesa in Italia: proviamo solo ad immaginare quale potesse essere l’estensione originaria, quando la Sila venne appunto definita “Il Gran Bosco d’Italia”.
La Riserva dei Giganti della Sila, si sviluppa ad una quota media di 1420 metri ed è caratterizzata da una vegetazione in cui il Pino Laricio è l’assoluto protagonista, con un diametro di circa 2 metri e altezze che possono superare i 45 metri. Al di là delle dimensioni delle piante, questo sito assume grande importanza anche dal punto di vista storico.
Infatti, questo bosco plurisecolare diventa oggi una importantissima testimonianza da preservare e salvaguardare e, proprio per questo, dal 2016 la Riserva è stata data in concessione al FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) dal Parco Nazionale della Sila, con lo scopo di garantirne la tutela e la valorizzazione. Il bosco monumentale è costituito da 53 alberi ultrasecolari di Pino Nero Calabro e da alcuni esemplari di Acero montano, che sfiorano i 400 anni. I Giganti sono pini alti fino a 45 metri e con un diametro fino a quasi 2 metri e dall’età media di 350 anni.
Nella Riserva Biogenetica Protetta, nulla si distrugge o si rimuove, ma tutto viene lasciato così com’è. Proprio in questo Bosco sono presenti i cosiddetti Pinosauri, alberi caduti in seguito ad una fitta nevicata che prendono le sembianze di dinosauri per le loro dimensioni e le Necromasse, alberi morti che però garantiscono la biodiversità del sito e la sopravvivenza di insetti e avifauna. Il sentiero che attraversa il bosco permette di entrare in una dimensione magica, dove storia, natura e leggende si intrecciano. Stare con il naso all’insù per rendersi conto della bellezza di questi alberi sarà piacevole, ma non mancheranno le sorprese del sottobosco. L’animale più curioso e attrattivo è senz’altro lo Scoiattolo nero meridionale con un manto di colore nero intenso con il petto bianco, che si distingue da quello tipico europeo.
I Giganti della Sila sono alberi iscritti alla lista degli alberi monumentali d’Italia, definiti tali per il loro valore ambientale e storico-culturale. Non resta che dotarsi di macchina fotografica e scarpette comode per godersi a pieni polmoni la Riserva, un vero e proprio museo naturale a cielo aperto.
Claudia Gaetani
Articolo istruttivo, per conoscere le bellezze della Calabria.
Peccato che ogni tanto i monti della Sila vanno a fuoco
Une Meraviglia della Natura, che ho visto l’anno scorso.