NAPOLI – Sembra che si sia tornati alla guerra civile spagnola del 1936 – 1939 anche se ora non è proprio di una guerra civile si tratt,a nonostante il pensiero di Putin. L’attualità della guerra in Ucraina richiama inesorabilmente alla grande opera che Pablo Picasso eseguì a seguito del bombardamento avvenuto della cittadina di Guernica.
Ritrovarla tra i capolavori da spiegare per l’esame di Stato proprio in questo periodo è una coincidenza raccapricciante. Così, quasi per caso e anche per fortuna, per consentire una riflessione più intensa del dramma della guerra da fare con i ragazzi.
È una tela intensa, enorme. Un manifesto contro le guerre, un simbolo della tragedia che pone un uomo contro un altro uomo. Questa è l’opera che meglio di ogni altra testimonia la partecipazione appassionata di Picasso alla sofferenza umana e il suo furente giudizio morale sulla violenza sanguinaria. La grande tela fu ispirata dal tragico bombardamento, avvenuto il 26 aprile del 1937, della cittadina basca di Guernica durante la guerra civile spagnola ad opera dell’aviazione nazi-fascista. Si trattò di un bombardamento aereo durissimo, uno dei primi della storia, nel quale perirono centinaia di civili mentre la città fu devastata e in buona parte rasa al suolo. Nel mese di gennaio dello stesso anno, Picasso aveva ricevuto l’incarico di realizzare un’opera per il padiglione spagnolo alla Mostra Internazionale di Parigi prevista per l’estate. Fino ad aprile non aveva realizzato ancora nulla, ma la notizia del terribile episodio di Guernica, portò l’artista ad elaborare questo capolavoro. Così, solo pochi giorni dopo il bombardamento, Picasso iniziò a lavorare e, in appena un mese e mezzo, spinto da un incredibile furore creativo, realizzò una cinquantina tra schizzi e bozzetti.
La tecnica utilizzata da Picasso è olio su tela; lavorò in modo febbrile completando in due mesi l’opera e terminandola nel giugno 1937. Gli elementi della composizione, intrisi di valenze simboliche, sono studiati singolarmente e poi assemblati. Nessuna ricerca di simbologie politiche. È il male che l’uomo riesce a fare ai suoi simili, è il sonno della ragione che genera mostri. Picasso, nel dipingere ogni figura, reinterpreta opere del passato come l’Incendio di Borgo di Raffaello, la Strage degli innocenti di Guido Reni e la fucilazione del 3 maggio 1808 di Goya. Picasso non faceva mistero delle sue molteplici fonti di ispirazione. Amava dire: “A me la pittura piace tutta” e “I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano”.
Sono, infatti, innumerevoli le opere in cui il pittore reinterpreta soggetti degli artisti del passato, per luil’arte non invecchia mai. Lo stile può essere definito ancora cubista, per via della visione simultanea di più parti dell’oggetto. I corpi sono scomposti, semplificati, lo spazio si frammenta con essi. Uno degli elementi caratteristici più evidenti in Guernica è l’assenza di colore, l’impiego esclusivo di toni di grigio e colori molto spenti. È probabile che, dato che la varietà cromatica esprime sempre e comunque vitalità, Picasso abbia scelto il non-colore per evocare la morte e la perdita di speranza. La scena è dominata dal lampadario centrale, che illumina lo spazio circostante, e che, di sicuro, come nelle opere di Caravaggio, non ispira speranza.
Sulla sinistra una madre lancia al cielo il suo grido straziante mentre stringe fra le mani il suo bambino morto, quasi una moderna Pietà di Michelangelo. A destra l’urlo disperato di un altro personaggio che tende le mani verso il cielo. Al centro un cavallo ferito, simbolo del popolo spagnolo, nitrisce dolorosamente. Il toro a sinistra, è simbolo di violenza e bestialità. Un’altra donna si affaccia disperatamente a una finestra reggendo una lampada a petrolio, un’allusione alla regressione alla quale la guerra inevitabilmente conduce. Al suolo, tra le macerie, si assiste all’orrore dei cadaveri straziati.
A sinistra una mano protesa, con la linea della vita simbolicamente spezzata in minuti segmenti. Esattamente al centro del dipinto un’altra mano serra ancora una spada spezzata, sullo sfondo di un fiore intatto: simbolo della vita e della speranza che, nonostante tutto, avrà comunque la meglio sulla morte e sulla barbarie.
Al termine dell’Esposizione Universale il dipinto volò negli Stati Uniti, dove divenne subito un’icona pacifista. Si narra che, in quegli anni, l’ambasciatore nazista in visita all’atelier di Picasso a Parigi, davanti a una foto di Guernica gli abbia chiesto “Maestro, ha fatto lei questo orrore? “. E lui: “No, l’avete fatto voi”.
I ragazzi, assorti nella spiegazione dell’opera restano in silenzio, comprendendo quale fosse lo spettro di una realtà dura e cruda come la guerra, forse anche una guerra che vivono tutti i giorni nelle loro esistenze. Ma qui è diverso, è morte, è battaglia di armi vere così come in Ucraina. La coscienza deve condurre ad una pace vera, personale, nazionale, mondiale. Non si può rimanere indifferenti. Mai.
Innocenzo Calzone
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