NUORO – Fiorella Mannoia, classe 1954, ha iniziato la sua carriera nel 1968, distinguendosi nel panorama musicale italiano per il suo timbro vocale particolare e per le interpretazioni di pezzi di altri artisti. Apprezzata dal pubblico per il talento, la preparazione, la sensibilità, l’impegno e l’eleganza, ha calcato per ben sei volte il palco del Festival di Sanremo: nel 1981 con “Caffè nero bollente” (11º posto), nel 1984 con “Come si cambia” (14º posto), nel 1987 con “Quello che le donne non dicono” (8º posto, Premio della Critica), nel 1988 con “Le notti di maggio” (10º posto, Premio della Critica), nel 2017 con “Che sia benedetta” (2º posto, Premio della sala stampa e premio Bardotti per il miglior testo), infine nel 2024 con “Mariposa” (15º posto).
Interprete intelligente, sensibile e attenta, donna energica, caparbia, impegnata e decisa, con la sua voce ha sottolineato più volte il valore delle donne e il bisogno di riscatto di molte. La musica è un veicolo efficace ed immediato di messaggi, e la Mannoia ha scelto di servirsene per celebrare il genere femminile. Per questo nelle sue canzoni più volte ha raccontato le donne, la loro tenacia e la loro fragilità, il dolore vissuto con dignità, la libertà di non dover inseguire un concetto astratto di perfezione. Fiorella Mannoia si è sempre dedicata molto al sociale esprimendo la propria solidarietà. Il suo impegno nelle battaglie contro le discriminazioni di genere e in difesa dei diritti femminili ha radici solide e antiche. Testimonial da tredici anni di Amref, ha preso parte a numerose missioni contro la mutilazione dei genitali femminili, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo a questa barbara pratica.
Nel 2016, seguendo lo slogan di Loredana Bertè “l’unione fa la forza e, soprattutto, la differenza” ha prodotto un concerto benefico chiamato “Amiche in Arena” cui hanno preso parte, sul palco dell’Arena di Verona, Emma, Irene Fornaciari, Elisa, Alessandra Amoroso, Elodie, Noemi, Gianna Nannini, Aida Cooper, Nina Zilli, Irene Grandi, Paola Turci, Bianca Atzei, Patty Pravo, Antonella Lo Coco e la stessa Fiorella Mannoia. La manifestazione ha raccolto oltre 150.000 euro che sono stati destinati ai Centri Antiviolenza D.i.Re e a questa ne è seguita un’altra nel 2022 alla RFC Arena di Reggio Emilia con Laura Pausini, Elisa, Giorgia, Alessandra Amoroso, Emma e Gianna Nannini e delle figure maschili di spicco nel panorama musicale come Eros Ramazzotti, Caparezza, Brunori Sas, i Sottotono, Diodato, Coez, Tommaso Paradiso. Il ricavato è stato devoluto in sostegno delle donne vittime di violenza.
Credendo fermamente nel bisogno di aiutare le donne vittime di abusi e violenze, nel 2023 Fiorella Mannoia è divenuta presidente onorario dell’associazione Una Nessuna Centomila, che finanzia i centri antiviolenza e promuove i progetti che sostengono i diritti e l’emancipazione femminile. Nel suo percorso artistico diverse volte ha portato sul palco la voce delle donne, di tutte le donne cui spesso è stato negato il diritto di esprimere le proprie opinioni, il proprio dissenso o addirittura di vivere. Tre brani sono sicuramente emblematici della sua lotta per la difesa e il rispetto delle donne. Il primo è “Imparare ad essere una donna”. Può essere letto come un vero e proprio inno alla vita, un invito a non smettere mai di imparare, perché imparare significa essere vivi. È una canzone matura, molto intensa, carica di vita. È un pezzo intimo, scritto con Federica Abbate e Cheope, ma il messaggio, sebbene nasca dalla profondità dell’animo di Fiorella, in quanto racconta la sua storia, è universale e può essere considerato una sorta di manifesto.
La Mannoia, con “Imparare ad essere una donna”, esprime tutte le sfaccettature di una donna adulta, che non si accontenta, che si arrabbia, che si cerca in tutte le donne che è stata, che sa commuoversi, che impara ancora a vivere. La donna del brano non si è fatta fagocitare dal dolore, sa ancora piangere lacrime di gioia, di rabbia e di commozione e, pur non rinnegando il passato e i suoi ricordi è ancorata al presente, che vive con energia, guardando avanti con fierezza, imparando che ogni giorno è unico e degno di essere vissuto, sopportandone il peso e accogliendone la bellezza. La vita è in continuo divenire e fermarsi significa non comprenderla appieno. Il brano è pertanto un inno alla vita e non alle donne, un monito affinché ognuno non si lasci vivere dalla vita ma ne sia partecipe, parte attiva e, come canta Fiorella fin dai primi versi, per imparare ogni giorno a essere una donna occorre “A mani nude, a piedi scalzi, affrontare la vita sul campo e mai dagli spalti”, perché vivere vuol dire non essere mai sazi di conoscenza, di curiosità e di bellezza.
Nel febbraio 2024 la Mannoia ha partecipato al settantaquattresimo Festival di Sanremo presentando un brano intenso e appassionante dal titolo “Mariposa”. Il brano racconta tutte le donne, le creature eteree ma concrete, le regine, le streghe, le spose che, dotate di personalità fuori dal comune, testarde, accese come fiamme, decise e motivate non possono essere imbrigliate, possedute, ingabbiate. Anche questa canzone è un manifesto “che sottolinea l’orgoglio di essere donna, ma senza vittimismo. Un inno al femminile che racconta quello che siamo state, che siamo e che saremo” come dall’artista affermato durante un’intervista.
“Mariposa” nasce dopo che la Mannoia ha visto una serie televisiva intitolata “Il grido delle farfalle” incentrato sulla lotta di tre sorelle dominicane, chiamate per l’appunto le Farfalle, attiviste contro il dittatore Rafael Trujillo. Vennero violentate, uccise e scaraventate in un dirupo. L’opinione pubblica della Repubblica Dominicana fu talmente scossa da quel crimine che il regime di Trujillo cominciò a crollare. È una storia straziante, crudele che deve essere raccontata perché troppo spesso si tacciono i misfatti e i crimini rimangono impuniti. La Mannoia con la sua musica canta di donne libere, ribelli, fiere e indomite. La Mannoia non è semplicemente una cantante, ma una donna che canta delle donne e racconta le loro storie, e sottolinea l’orgoglio di essere donne.
Per concludere non si può non accennare a “Disobbedire”, l’ultima creatura della Mannoia, un inno alla libertà che spinge a riflettere sul valore dell’indipendenza e dell’autenticità in un mondo che spesso induce a conformarsi. In “Disobbedire” Fiorella Mannoia usa la sua voce per esortare le persone a seguire il proprio istinto e la propria coscienza, anche quando questo significa sfidare le convenzioni, essere voci fuori dal coro, mosche bianche. Mannoia racconta di non aver mai seguito “regole di viaggio” che non rispecchiassero il suo intimo sentire, preferendo piuttosto camminare su un “ghiaccio sottile”, metafora della sua volontà di prendere rischi pur di rimanere autentica. La canzone è un inno alla resistenza interiore affinché non ci si pieghi a compromessi che minano la propria libertà. Sottolinea il diritto di manifestare il dissenso e di rifiutare l’ipocrisia. Il verso “Non ho mai seguito regole di viaggio diverse dal mio intimo sentire” esprime la filosofia di vita della cantante, la necessità di seguire il proprio percorso, anche quando questo è rischioso o impopolare.
Il brano mette in luce la tensione tra l’individualità e le aspettative sociali, un tema universale e molto attuale. Il concetto di disobbedienza viene trattato non come una semplice ribellione, ma come un atto di coscienza, una scelta consapevole di non piegarsi a un modo di pensare che non rispecchia il proprio essere. “Non sono merce da comprare”, canta Mannoia, dichiarando la sua indipendenza da chi cerca di manipolarla o controllarla. la libertà non è solo un diritto, ma un atto di resistenza quotidiana. Tutti, i giovani in primis, devono imparare a disobbedire, a manifestare il dissenso, a non rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia, magari volgendo lo sguardo altrove e facendo finta che un problema non esista e non debba essere affrontato.
Fiorella Mannoia è un’artista che non ha mai avuto paura di dire la sua e per questo non si stancherà mai di affermare che “sui diritti delle donne c’è tanto da fare”, per questo “la musica può servire”. “E lo so, me lo impedisce la coscienza e la libertà che ancora grida dentro, ché all’ipocrisia continuo a preferire il diritto di disobbedire”. Assai efficace il suo pensiero: “Certamente la musica ha un grande potere di aggregazione, anche rispetto alle altre forme espressive. Il potere che ha la musica di raggiungere gli esseri umani non ce l’ha nemmeno la politica. Dai palchi abbiamo la possibilità di prendere posizione, di lanciare input di riflessione. Per questo abbiamo una grande responsabilità e dobbiamo utilizzarla”. Grande Fiorella!
Virginia Mariane
Lascia un commento