ROMA – Anche “Fulginia”, oggi Foligno, come altre città dell’Umbria antica (Narnia, Carsulae, Ocriculum, Tuder, Hispellum, Iguvium, Urvinum Hortense) vantava un anfiteatro. Ne parlavano le fonti letterarie del XVI secolo e, nei secoli successivi, diversi archeologi ed appassionati di storia locale. Tuttavia oggi quella che era una pura ipotesi si materializza e prende corpo sulla scorta di una serie di scavi e di ricerche geofisiche con strumentazioni di ultima generazione: la Foligno romanizzata si gloriava di un proprio edificio ludico. Di un vero e proprio anfiteatro, insomma.
La scoperta è stata al centro di un importante convegno che si è svolto a Roma, nella prestigiosa sede del Parco Archelogico del Colosseo e che portava per titolo “Anfiteatri ritrovati”. Il plurale è stato utilizzato in quanto, oltre alla scoperta, recentissima, di Foligno, si è affrontato il tema pure per la struttura, venuta alla luce nel 2015, di Volterra. Nella cittadina toscana, una delle principali città-stato degli Etruschi, le ricerche, partite sulla scorta di lavori pubblici a seguito dei quali erano emersi reperti archeologici, sono state state svolte in cinque campagne che hanno consentito di misurare il perimetro del monumento. Nel volgere di un quadriennio – questa la speranza dei volterrani – sarà riportata alla luce l’intera struttura, verranno effettuati i necessari restauri e si darà avvio alla valorizzazione del sito.
A Foligno il ritrovamento risulta figlio di “un caso virtuoso” che si è verificato nel 2023 con l’inizio del “Progetto di ricerca multidisciplinare” battezzato come “Fulginia International Amphitheatre Excavation” (FIAE, in sigla), curato dall’Associazione Amici Abbazia di Sassovivo di cui è anima Roberta Taddei. Gli scavi degli anni 1974, 1987, 2006 avevano posto in evidenza “consistenti tracce” di un imponente anfiteatro. Ora, dopo sterri mirati e ricerche sofisticate con radar ed altre strumentazioni, “si vanno chiarendo i dettagli dell’evoluzione del monumento, vengono definite le caratteristiche morfologiche e formali”, si fissano “dati fondamentali per comprendere il più ampio sviluppo della fotografia urbana di Fulginia”.
Le relazioni sono state svolte dalle archeologhe Matelda Albanesi e Maria Romana Picuti (L’Anfiteatro “terra exaggeratum di Fulginia” nel contesto della città: dalla storia degli studi alla campagna del 2023); da Stefano Urbini dell’’INGV (L’Anfiteatro dell’antica Fulginia: risultati preliminari delle indagini geofisiche); dal francese Vincent Jolivet (L’anfiteatro non vulgare di Fulginia: ipotesi e conferme); dal docente statunitense Darius Arya (L’Anfiteatro di Fulginia: un progetto di cooperazione internazionale). In conclusione ai lavori dell’intera giornata è stato proiettato un suggestivo e splendido filmato prodotto da “Altair 4 multimedia”, a cura di Darius Arya e di Pietro Galifi della Bagliva.
In pratica, partendo da un primo indizio proveniente dalla lettura di una panoramica dall’alto (foto satellitare) di Google Earth – che metteva in evidenza un disegno curvo lungo alcune decine di metri sul terreno e sopra il quale l’erba cresceva più rada, nel Parco Archeologico di Santa Maria in Campis, zona via Rubicone -, sono stati evidenziati e rilevati i primi “segnali” di una struttura sottostante. Le proiezioni lasciano intuire la presenza, adesso interrata, di una struttura di 100 metri per 80 metri, a forma ellittica, collocata rasente il percorso rettilineo, lungo questo tratto, della Flaminia. Il tutto impostato su terrapieno (da cui la dizione latina exaggeratum) e per uno spazio di circa seimila metri quadrati. Difficile datare, allo stato della fase della ricerca, la fondazione dell’edificio ludico, sebbene si avanzi l’idea di una costruzione risalente alla seconda metà del III sec. aC.
Nel 308 aC Quinto Fabio Massimo Rulliano battè gli Umbri a Mevania e, successivamente, i Sanniti nella zona di Tifernum (Città di Castello); nella battaglia di Sentino (oggi Sassoferrato) del 295 aC, quinto consolato per Fabio, gli Umbri ed i Galli furono sbaragliati (in questo terribile scontro si colloca la famosa devotio di Publio Decio Mure, comandante dell’ala sinistra dell’esercito romano, che si sacrificò con i suoi per la vittoria dei romani). È probabile che con la romanizzazione e la costruzione della via Flaminia (ad opera del console Gaio Flaminio Nepote nel 220 aC), che collegava – anzi ancora, per lunghi tratti, collega – Roma ad Ariminum, si sia poi arrivati alla costruzione dell’anfiteatro, come avvenuto in altri centri del territorio: Otricoli, Narni, Carsulae, Todi (Tuder), Spello (Hispellum), Assisi, Gubbio (Iguvium), Nocera (Nuceria Camellaria), Colfiorito (Plestia), Gualdo Tadino (Tadinum), Città di Castello (Tifernum). Tanto che, nel corso degli interventi, non è mancato chi ha parlato di una sorta di “Via Lattea lungo tutto il percorso della Flaminia (e dei suoi diverticoli, nda)”. Quindi lungo tutta la fascia sub-appenninica. Evidentemente da tempo immemore abitata dagli umbri (gens antiquissima Italiae) e molto attiva, nelle sue molte ramificazioni e tribù.
I prossimi scavi (la campagna grazie alla collaborazione di docenti e studenti statunitensi è già stata fissata per il prossimo anno, in ottobre) diranno se la struttura sia stata edificata tutta in muratura e “saccheggiata” e spogliata dei rivestimenti nel corso dei secoli o se, la parte non appoggiata al terrapieno, fosse in legno, come lo erano gli anfiteatri di Roma, prima della costruzione in muratura del Circo Massimo ai tempi di Giulio Cesare e dell’Anfiteatro Flavio, iniziato da Vespas iano, proseguito da Tito e inaugurato da Domiziano (ne scrive Marziale nei suoi Epigrammi).
L’edificio di Fulginia, comunque, risulta – almeno sulla base degli studi attuali – più piccolo e meno capiente di quello di Carsulae (160 mt per 90 mt) che poteva ospitare 6.000 spettatori, sebbene la cittadina sulle propaggini dei monti Martani pare contasse di non più di mille abitanti.
Le ricerche – altro dato non secondario – sono state svolte e portate a compimento con ricorso al volontariato e senza spese, pertanto, per la comunità.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, la “ricostruzione” dell’anfiteatro di Fulginia, l’attuale Foligno
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