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Giustizia, la malattia cronica dell’Italia

di | 2018-02-11T18:57:06+01:00 12-2-2018 4:00|Prima Pagina, Punto e Virgola|0 Commenti

Può essere considerato normale un Paese in cui in media ci vogliono circa 5 anni per decidere se qualcuno è innocente o colpevole? Può essere considerato civile un Paese in cui ogni anno da 150 a 200.000 processi vengono cancellati per prescrizione? La risposta è scontata senza bisogno di essere eminenti giuristi: no, l’Italia non è né normale né civile. Un tema del genere che provoca danni morali ed economici enormi dovrebbe essere al centro dei programmi di qualunque forza politica che si propone di governare nei prossimi cinque anni. Dovrebbero essere poste sul tavolo proposte concrete e invece non si sente volare una mosca. Magari a spulciare i programmi, qualcosa si troverà, ma l’argomento non fa parte del menu quotidiano che i vari candidati premier (di ogni schieramento, senza distinzione alcuna) propinano al cittadino-elettore.

La questione è tutt’altro che secondaria visto che proprio la complessiva inaffidabilità della macchina giudiziaria italiana costituisce uno dei motivi (non il solo, certo) per cui le imprese straniere fanno fatica a venire ad investire da noi. Con danni giganteschi per l’italica economia. Ma se in campo penale è decisamente insopportabile che si debbano aspettare 5 anni per stabilire se una persona è colpevole o no di un reato, in campo civile le cose vanno anche peggio: circa 8 anni per un procedimento, quasi un decennio per una procedura di fallimento, oltre 4 anni per un’esecuzione immobiliare. E chi si fiderebbe di una macchina così farraginosa, dal motore perennemente ingrippato?

Eppure ogni giorno, migliaia di operatori ci mettono cuore, anima e professionalità per mandare avanti un sistema così sgangherato, ma le cose non funzionano comunque per il semplice fatto che mai si è proceduto ad una riforma del sistema. Meglio intervenire qua e là su singoli aspetti (e magari pure per interessi personali) che mettere mano con decisione su un corpaccione appesantito da un numero spropositato di leggi, da una burocrazia ottusa e iperinvasiva (ecco un altro tema che la politica dovrebbe porre tra le priorità), da carenze di organici e di strutture mai seriamente affrontate e colmate.

Ma, se è possibile, appare ancor più scandaloso che in Italia ogni anno evaporino nel nulla quasi 200mila processi a causa dell’avvenuta prescrizione. E’ lo Stato (quindi tutti noi) che abdica ad uno dei suoi principali doveri: dare risposte ai suoi cittadini nel bene e nel male, cioè sia che si arrivi ad un’assoluzione sia che l’imputato sia ritenuto colpevole. Centinaia di migliaia di ore di lavoro, con i relativi costi, cancellate con un colpo di spugna o con un colpo di bacchetta magica. Una vergogna, un’autentica vergogna.

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