PERUGIA – Per lunghi, interminabili secondi è rimasto, a faccia in giù sul materasso dei salti, le mani tra i capelli: due errori consecutivi a 2,29. Quel corpo bocconi, appariva il simbolo della caduta definitiva di un grande campione, ancor più bruciante in quanto il flop si stava consumando alla presenza del capo dello Stato e del pubblico, fino al quel momento festante, gioioso, delirante dell’Olimpico, che lo aveva accolto, all’entrata, con profondo ed inesausto calore. Dalla polvere agli altari: Gianmarco Tamberi, 32 anni, ha rovesciato il tavolo. Come solamente ad un fuoriclasse può riuscire. E, per di più, col piglio di un regista di “thriller” in grado di togliere il respiro agli spettatori. Quei due errori stavano condannando l’atleta ad un banale (per uno della sua classe, s’intende) bronzo.
Lui, novello alchimista, ha trasformato il “vil” metallo, in oro zecchino. E con una misura tale da fissare il nuovo record dei campionati europei: 2.37! Una impresa sportiva, la sua, ed al tempo stesso una lezione di vita: mai arrendersi alle difficoltà, mai piegarsi. Se si cade, l’evento deve essere addebitato al fato o alla superiorità dell’avversario, non certo alla mancanza di volontà di riscatto del protagonista. “Gimbo” si era presentato con le sue “performance”, simpatiche e coinvolgenti. Spargendo tutt’intorno un pizzico di guasconeria, un briciolo di smargiasseria. Intanto la barba tagliata a metà. La grande maggioranza ignorava (o non rammentava) che da anni, dagli inizi della carriera di saltatore in alto, su consiglio del padre, l’atleta marchigiano si rasa la guancia destra e lascia intonsa la gota sinistra. Questo gesto, forse anche scaramantico, si è tramutato, nel tempo, in una tradizione, sempre adottata e rispettata in occasione della partecipazione ad una finale.
La gara inizia secondo le attese: in entrata, al primo balzo, 2,22. Ma ecco una prima “macchia” al tentativo dei 2.26. Gimbo, probabilmente infastidito, nella preparazione del salto, dalla lunga coda delle oltre trenta partecipanti alla corsa dei 10.000 (dominata da Nadia Battocletti, altro asso italico: ha doppiato l’oro dei 5.000), sgranate lungo tutto l’anello, perde la concentrazione e fallisce. Si riprende, ma di nuovo buio pesto a 2,29: due errori consecutivi con l’asticella tristemente abbattuta. Altro che applausi, urli di gioia e sventolìo di bandiere sugli spalti: prendeva corpo, in quegli istanti, il serio timore di un funereo “de profundis”. Invece… Gimbo, all’improvviso, indossa i panni di un regista alla Hitchcock: supera l’ostacolo chiedendo che l’asticella sia innalzata a 2.31. Quindi supera i 2.34 e, a seguire, persino, i 2.37. Nuovo record dei campionati europei ed ulteriore colpo di scena: “Mezzabarba” zoppica, si accascia a terra, toccandosi la caviglia sinistra. Vittima di un infortunio, come era avvenuto a Montecarlo 2016 alla vigilia di un’altra Olimpiade, quella di Rio de Janeiro? Una maledizione in vista dell’appuntamento di Parigi?
Lo stadio sprofonda nell’angoscia e nel silenzio. Sono attimi, per fortuna. È solamente la trovata, scherzosa, sorprendente, di quel “pazzo” (termine usato, a caldo, dalla moglie, Chiara Bontempi), che estrae dalla scarpa delle… molle. Di plastica, ritagliate a spirale. Diavolo di un Tamberi che trova da divertirsi, e da far sorridere gli astanti, anche nei momenti più delicati e topici… Da capitano degli Azzurri (il trentaduenne di Civitanova è stato designato, insieme ad Arianna Errigo, alfiere dell’Italia ai Giochi Olimpici di Parigi) ha commentato: “I miei compagni stavano facendo man bassa di successi e di ori ed io non potevo vincere con una misura poco significativa… No, no. Calma… Ci sono anche io qui…”.
Ecco: Roma plasmata in luogo di festa dello sport (terzo europeo vinto da lui, in questa circostanza, in 11 salti; miglior misura stagionale nel mondo), in uno show (con le sue gag: a partire dal cappellino con scritto “Dream.it”), ma anche in un momento di riflessione e, se si vuole, in un messaggio di filosofia di vita. Ah, les italiens….
Elio Clero Bertoldi
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