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Gigi Proietti, ricordo di un grande mattatore

di | 2020-11-06T13:13:49+01:00 8-11-2020 6:30|Sezione 7, Spettacolo|0 Commenti

ROMA – Un solo giorno a segnare l’inizio ed il termine della vita di un artista a tutto tondo, un vero mattatore: Gigi Proietti. Il 2 novembre, dedicato alla commemorazione dei defunti, si è spento intorno alle 5.30, per gravi problemi cardiaci, dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva in una clinica romana, proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Tante volte lui stesso aveva ironizzato su questa data così particolare nel significato, così per lui apre e chiude il sipario. Giovedì 5 novembre la sua città, Roma, gli ha riservato l’ultimo saluto. Al Campidoglio gli onori delle autorità, poi dopo essere passati dall’Altare della Patria, attraversando le vie simbolo della città, il feretro ha proseguito verso la chiesa degli artisti di piazza del Popolo dove si è svolto il funerale. Presso il Globe Theatre ideato dallo stesso Gigi, gli amici ed i suoi allievi hanno ricordato la figura dell’attore. Primo fra tutti il messaggio della sindaca Raggi. In prima fila la moglie Sagitta e le figlie Carlotta e Susanna.

Nato a Roma, studi di Legge, si era iscritto per caso al Centro Universitario Teatrale della Sapienza: “Non ho avuto maestri, non ho fatto l’accademia e non ho finito giurisprudenza all’università – spiegava – perché cantavo nei night club. Non avevo idea di cosa fosse il teatro, poi ho conosciuto Giancarlo Cobelli e da lui ho appreso la disciplina. Chi fa questo mestiere deve amare in modo sacro il proprio lavoro”. Una carriera ricca, lunghissima, più di mezzo secolo in scena e sul set quella di Gigi Proietti. Talento unico, autoironia, cinismo romano stemperato nella battuta, scopre il teatro all’università. “I miei ci tenevano alla laurea – racconta -. Io studiavo, si fa per dire, Giurisprudenza ma la sera mi esibivo. Poi il mio amico Lello, che suonava nella nostra band, una sera viene a vedermi e mi dice: ‘Devi fare questo’. Ho capito che recitare mi piaceva tantissimo, è diventata la mia vita. Ma per papà non era la scelta giusta, era preoccupato e mi ripeteva: ‘Prendi un pezzo di carta, se piove o tira vento è una sicurezza'”. Ma Proietti con determinazione ha proseguito per la sua strada con grande maestria. Un vero mattatore, che passa dalla musica alle celebri macchiette di Petrolini, per arrivare a Shakespeare, suo cavallo di battaglia.

Artista geniale, istrionico, poliedrico, Gigi Poietti ha trascorso gran parte della sua vita sui palcoscenici di tutta Italia. Uomo di grande cultura, ma anche di una grande umiltà. Maestro per molti giovani attori che non possono fare a meno di tenerlo nel cuore. “Maestro” rende bene l’idea di cosa è stato e continuerà a essere Gigi Proietti, un incredibile fuoriclasse dello spettacolo italiano, il “Maestro di tante generazioni di attori”, come ha detto Mattarella. Quando gli chiedevano cosa serve per fare l’attore, rispondeva: “La salute. È fondamentale e deve funzionare la testa”. Questo era Gigi Proietti, intellettuale popolare, colto e semplice Un uomo da mille facce: capace di essere un Mangiafuoco spaventoso nell’ultimo “Pinocchio” di Garrone e un “Maresciallo Rocca” rassicurante per milioni di italiani che lo vedevano su Raiuno. Romano fino al midollo ma aperto al mondo e alla cultura.

Per commuovere il pubblico più largo possibile con la poesia e la tragedia decise di far costruire nel 2003 un Globe Theatre shakespeariano all’interno dei giardini di Villa Borghese. Queste le sue testuali parole, quelle con cui si capisce la vera essenza di quest’uomo: “Non esiste la cultura alta e la cultura bassa. Le cose non sono alte o basse. O sono buone o non lo sono. Io non contamino: cerco cose buone”. Sagitta, la compagna di una vita, mai sposata ma amata fino in fondo e due figlie Carlotta e Susanna, questa la sua famiglia che lo ha sempre sostenuto e condiviso col pubblico. Così la figlia Susanna parla di suo padre sottolineando che il suo “papieruzzo” l’ha sempre condiviso a malincuore: “I miei primi ricordi sono tutti uguali: io, mia madre e mia sorella sedute in prima fila, e a fine spettacolo una coda di persone adoranti che volevano stringergli la mano. Mi dava fastidio, a più di uno avrei dato un morso. Faceva strano perché dentro casa eravamo una famiglia davvero normale, ma quando uscivamo eravamo circondati da scocciatori, dal mio punto di vista, che volevano l’autografo. Ho imparato ad accettare il ruolo pubblico di mio padre, ma non è stato sempre facile. Ricordo una vacanza a Parigi, dove credevamo che nessuno avrebbe fatto caso a noi. E invece un gruppo di turisti lo riconobbe e ci raggiunse, senza la delicatezza di pensare che per noi era un momento privato”.

Così era Gigi Proietti, un grande attore ma anche un affettuoso e sempre presente padre di famiglia. Susanna e Carlotta hanno seguito le orme del padre lavorando nel teatro come costumista una ed attrice l’altra. La moglie Sagitta sempre al suo fianco.Tanti i ricordi di questo grande attore sentito come padre e faro da molti suoi allievi. Pierfrancesco Favino dedica su Facebook queste strofe a Gigi Proietti:

”Però ‘n se fa così, tutto de botto. Svejasse e nun trovatte, esse de colpo a lutto. Sentì drento a la panza strignese come un nodo. Sape’ che è la mancanza e nun avecce er modo de ditte grazie a voce pe’ quello che c’hai dato pe’ quello che sei stato, perché te sei inventato un modo che non c’era de racconta’ la vita e ce l’hai regalato così un po’ all’impunità, facendo crede a tutti che in fondo eri normale, si ce facevi ride de quello che fa male, si ce tenevi appesi quando facevi tutto, Parla’, balla’, canta’, pure si stavi zitto. Te se guardava Gi’, te se guardava e basta come se guarda er cielo, senza vole’ risposta. All’angeli là sopra faje fa du risate, ai cherubini imparaje che so’ le stornellate. Salutece San Pietro, stavolta quello vero, tanto gia’ ce lo sanno chi è er Cavaliere Nero”.

Buon viaggio, Gigi.

Margherita Bonfilio

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