PALERMO– Che aria si respira oggi a Berlino, a trent’anni dalla caduta del muro? Un profumo di libertà creativa, di volontà operosa, di vivaci fermenti culturali. Il turista che, dalla Porta di Brandeburgo percorre a piedi la “Unter den Linden”, il Viale dei tigli, o che si muove in città con una delle rapide linee metropolitane, si immerge nell’atmosfera di una capitale europea vitale e accogliente. Una città che, se non ha affatto dimenticato lo strazio del suo passato, è stata comunque capace di operare una lucida composizione delle sue profonde ferite. I frammenti di muro rimasti a testimoniare la lacerante divisione tra Berlino est e Berlino ovest commuovono e confortano insieme: i volti – illuminati dal sole del tramonto in un suggestivo memoriale – di alcuni dei circa 250 cittadini uccisi mentre tentavano di oltrepassare il muro verso ovest, fanno precipitare il turista nel lungo e doloroso inferno della città divisa in due, dal 13 agosto 1961 al 9 novembre 1989; mentre la East Side Gallery (così è ormai chiamato il muro lungo quasi un chilometro e mezzo sulla Mühlenstrasse, accanto al fiume Sprea), con i suoi graffiti inneggianti alla pace e alla fratellanza, è ormai un segno di libertà festosa e di speranza.
Di che colore è oggi la Germania? A eccezione del color panna dei suoi taxi, è sicuramente molto più “verde” dell’Italia: per l’immensità dei suoi giardini che – specie a Brema e ad Amburgo – odorano di terra bagnata; per le sue strade ricche di alberi: tigli, ippocastani, aceri, faggi e gli onnipresenti platani (che sopportano le temperature sia di Palermo che di Lubecca); per le sue sconfinate piste ciclabili, dove le biciclette sfrecciano sicure e veloci e il manager in giacca e cravatta non disdegna l’uso di un monopattino elettrico; per il suo sistema integrato di trasporto pubblico; per il suo primato in Europa nel riciclare i rifiuti.
Quanto è grande oggi la Nazione tedesca? Abbastanza: non tanto per la sua superficie, di circa 50.000 metri quadrati maggiore dell’Italia; né per la statura imponente di uomini e donne; e neppure per il suo ragguardevole prodotto interno lordo. E’ grande soprattutto perché è un paese per piccoli, con asili nido, strutture e parchi per l’infanzia dove bambini tedeschi, polacchi, macedoni, turchi e iraniani giocano insieme; e chi sceglie di avere dei figli ha gli aiuti necessari. E’ grande perché non ci sono barriere architettoniche per chi è costretto a muoversi in sedia a rotelle. E’ grande perché è stato capace di un’integrazione intelligente, che si misura dalla presenza di un etiope con i “rasta” al lavoro con grande gentilezza presso la cassa di un supermercato; dall’egiziano impiegato come guardia di sorveglianza all’Alte National Galerie di Berlino; dal rispetto per i diritti civili e le minoranze, mostrato da una pubblicità che si rivolge insieme a una famiglia tipo, a una coppia omosessuale, a due donne col velo.
Che ordine regna di questi tempi a Berlino? Una sorta di ordine flessibile, capace di coniugare libertà, sicurezza e rispetto delle regole, come testimoniano lo sguardo vigile della poliziotta che staziona nei pressi della Sinagoga nuova, nel quartiere Mitte; la gentilezza cortese dell’addetto alla raccolta differenziata che spiega al turista dove deporre l’involucro di plastica; la tolleranza con cui i passeggeri della metro accolgono i mendicanti.
Dove va la Germania? Il suo presente e e il suo futuro sono i cantieri aperti e le gru che svettano dappertutto; la ragazza col velo che sfreccia velocissima in bici a un incrocio nei pressi di Potsdamer Platz; il palazzo del Reichstag, dove sventolano insieme la bandiera tedesca e quella europea.
E si spera siano di buon auspicio per la Germania – e per l’Europa tutta – la musica e le parole dell’Inno alla gioia, magistralmente eseguito dall’orchestra dei Berliner Philharmoniker sabato sera 24 agosto nella magica cornice della Porta di Brandeburgo, davanti a un’immensa folla multietnica, sotto un cielo terso e incredibilmente azzurro: “Gioia, bella scintilla divina … possano tutti gli uomini diventare fratelli sotto la tua ala soave.”
Maria D’Asaro
Nella foto di copertina, la Porta di Brandeburgo a Berlino
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