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Lloyd Wright, architetto della modernità

di | 2020-07-19T06:43:50+02:00 19-7-2020 6:05|Arte, Personaggi, Sezione 2|0 Commenti

NAPOLI – In un periodo storico delicato come quello compreso fra le due guerre mondiali, si fa strada l’idea che, ad una nuova società, debba corrispondere una nuova architettura. Ciò è reso possibile da una rinnovata libertà espressiva, capace di creare un taglio con il passato pur rimanendo legata al valore classico dell’armonia. Frank Lloyd Wright avvia una personale ricerca della modernità, dimostrando il suo spirito anticonformista attraversando stili e idee di quegli anni; rimane, però, fedele alla sua visione di un’architettura organica: un’architettura che nasce, cresce e si sviluppa quasi fosse un organismo naturale, integrandosi con il luogo:Wright ha cambiato il modo di costruire, e quindi il nostro modo di abitare. Con i suoi piani orizzontali aggettanti, i larghi spazi interni, le grandi finestre, i materiali naturali, l’ispirazione all’architettura tradizionale giapponese”.

Taliesin ricostruita dopo un incendio che l’aveva distrutta

Intende, infatti, ogni edificio come un organismo vivente, in cui tutte le parti si compenetrano. Un’estensione dell’individuo in armonia con la natura e lo spazio circostante. Il suo pensiero trova un terreno fecondo nella progettazione di edifici privati, come le Prairie Houses, nei dintorni di Chicago. Sono costruzioni basse, a contatto con la terra. L’interno è articolato su più livelli. Gli ambienti si snodano intorno al fulcro della casa, il camino, luogo d’incontro e di intimità. All’esterno, le verande e le terrazze si protendono verso un ampio giardino. Con gli stessi criteri progetta Taliesin, la sua casa-studio in Wisconsin.

Gli fu chiesto in quale Chiesa credesse, lui che aveva costruito edifici ecclesiastici per diverse confessioni: “La mia religione ha la N maiuscola di Nature”. Lo si accusò perfino di avere simpatie per il comunismo, ma la Russia non lo amava, né lui l’amava. In realtà, fu il perbenismo a condannare non tanto le sue architetture ma la sua vita privata. Nel 1909, sposato con sei figli, Wright aveva abbandonato la famiglia per la moglie di un cliente, Edwin Cheney. Rincorsi da articoli scandalistici fino in Europa, Wright e Mamah Borthwick Cheney andarono ad abitare in Arizona. Wright ignorò le accuse e andò avanti. Taliesin, distrutta per un incendio a seguito dell’assassinio della nuova compagna, fu ricostruita ancora più bella, più grande. Oggi è visitata ogni anno da migliaia di persone.

“So long, Frank Lloyd Wright” cantavano ammirati Simon & Garfunkel nel 1970 ma aggiungevano, nella stessa canzone, “un architetto se ne va, un altro arriva”.

Frank Lloyd Wright, nato nel Wisconsin l’8 giugno 1867, morì in Arizona il 9 aprile 1959. È senza dubbio il più grande architetto americano del XX secolo. La sua carriera culmina nel 1959 con il progetto del Guggenheim Museum a New York, che innova l’idea stessa di museo. L’edificio, destinato a ospitare opere d’arte, è un’opera d’arte in sé. È una spirale formata da una rampa che si avvolge su se stessa. Per molti il Guggenheim sembrava una lavatrice o un parcheggio, altri ancora sostenevano che la struttura elicoidale del tempio newyorchese dell’arte contemporanea fosse talmente all’avanguardia da far dimenticare le opere alle pareti.

Un esempio dell’architettura di Wright

A partire da luglio 2019, otto fra gli edifici progettati da Wright sono stati riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio mondiale dell’Umanità:

Unity Temple, 1906 –1909, Oak Park, Illinois;

Frederick C. Robie House, 1910, Chicago, Illinois;

Taliesin, 1911–25, Spring Green, Wisconsin;

Hollyhock House, 1918–21, Los Angeles, California;

Fallingwater, 1936–39, Mill Run, Pennsylvania;

Herbert e Katherine Jacobs House, 1936–37, Madison, Wisconsin;

Taliesin West, 1937–59, Scottsdale, Arizona;

Solomon R. Guggenheim Museum, 1956–59, New York.

L’insegnamento che Wright ha lasciato in eredità è oggi più attuale che mai: non smettere mai di cercare un equilibrio fra ciò che siamo e ciò che ci circonda, avendo cura di un mondo di cui siamo semplici ospiti.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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