MILANO – Franca Maria Norsa, in arte Franca Valeri, è morta a Roma il 9 agosto 2020, pochi giorni dopo aver raggiunto la veneranda età di 100 anni che il 31 luglio aveva festeggiato con grande stile. Se n’è andata con la sua consueta signorilità, un’attrice intelligente che della sua ironia e della sua capacità di osservazione ha fatto l’arma vincente di una nuova comicità al femminile. “Si è spenta serenamente, nel sonno”, ha detto la figlia, Stefania Bonfadelli. La camera ardente è stata allestita al teatro Argentina, a Roma, nel luogo dove aveva recitato più volte (l’ultima nel 2014 con “L’imperatrice insaziabile”). Lo aveva chiesto lei stessa, ha ricordato il vicesindaco Luca Bergamo: “Tra i suoi desideri c’era quello di calcare le scene fino all’ultimo. Per questo abbiamo adagiato il legno della bara direttamente a contatto con le assi del palcoscenico, proprio lì in quel punto, tra scena e proscenio, dove si va a ringraziare il pubblico per gli applausi”.
Tutti conoscono Franca Valeri come attrice di teatro, cinema e televisione, ma non tutti sanno che dietro l’attrice si nasconde anche una scrittrice di talento. Appena uscito il suo libro pubblicato da La Tartaruga dal titolo “Le commedie” che si apre con questa frase: “Ogni volta che mi illudo d’incontrare quel signore che ritengo sia il teatro, mi rendo conto di vivere la più bella illusione della mia vita”.
Nata a Milano il 31 luglio 1920, negli anni ’50 dopo aver maturato una passione per lo scrittore e poeta francese Paul Valery, sceglie il nome Valeri prendendone in prestito il cognome per diventare un’artista a tutto tondo. Lanciata dal Teatro dei Gobbi, cabaret intellettuale che conquista Parigi, la Valeri frequenta il cinema italiano che veniva dal teatro, facendosi interprete di personaggi di un umorismo non privo di malinconia, dal “Segno di Venere” con De Sica alle “Signorine dello 04” con Peppino De Filippo. A teatro scrive da sola le sue indimenticabili “Donne” e diversi fortunati testi satirici come “Lina e il cavaliere”, “Le catacombe”, “Non c’è da ridere se una donna cade”. Indimenticabili i duetti in “Gin game” con Paolo Stoppa e la regia de “La strana coppia” con Rossella Falk e Monica Vitti e “La bruttina stagionata”. Autrice della Signorina snob, popolarissima alla radio del periodo post bellico, Franca Valeri raggiunse il grosso pubblico con il personaggio della sora Cecioni e le mitiche apparizioni tv a Studio Uno, proponendo anche lo stile intelligente di un humour critico.
La carriera cinematografica è legata a sei film con Sordi come il Cretinetti de “Il vedovo”: Sordi e Valeri due temperamenti diversissimi che riuscivano a coabitare e si rispettavano. Nel cabaret le furono compagni il marito Caprioli oltre a Salce e Bonucci, mentre alla radio la sua Signorina snob “graffiava” la Milano bene. Franca Valeri ha saputo far coesistere due anime, due ironie: la milanese con la erre moscia e la Sora Cecioni, romana di media volgarità, al telefono con mammà. Donna e artista dalle mille sfaccettature, fa la regista di lirica, organizza concorsi, si sceglie come figlia adottiva Stefania Bonfadelli, e sogna di tornare a sedere alla Scala. Come fa negli ultimi anni, quando riceve la laurea ad honorem alla Statale.
Finché ha potuto è andata in scena contagiando il pubblico con la sua simpatia, spontaneità e bravura. Ogni sua apparizione (“Sorelle ma solo due”, “Tosca e le altre due”, “Mal di madre”, “Possesso” e “Oddio mamma”) resta indimenticabile perché la Valeri in ciascuna di esse riportava in scena tutta la sua carriera ponendo l’accento sul suo genio, sulle sue avventure del passato, ma anche sulla noia del vivere quotidiano dell’ultimo secolo. Le si deve molto come donna e come artista perché ha saputo sottolineare quanto sia importante per un popolo imparare a ridere di sé stesso facendo dell’autoironia dal momento che solo così sarà possibile diventare più maturi e consapevoli.
È stata amata da tutti, dal popolo e dagli intellettuali che numerosi le hanno reso omaggio nella camera ardente. La figlia, Stefania Bonfadelli commenta la scomparsa della madre sottolineandone le caratteristiche con queste poche e significative parole: “Ha conservato la sua ironia fino all’ultimo, fino a pochi giorni fa: è stata la sua chiave di vita fino alla fine”. E sempre sulla scena gli italiani, e non solo, la ricorderanno.
Margherita Bonfilio
Articolo scorrevole e curato.