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Storia di fra’ Diavolo, brigante gentiluomo

di | 2023-02-05T07:00:25+01:00 5-2-2023 6:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

NAPOLI – Sono amici pazienti, i libri:  ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo. La grandezza di un uomo, spiega Carmine Leo, rivolto ad un gruppo di giovani – si misura con la sua cultura, che non è il possesso di un pezzo di carta o la conoscenza di tutti i ‘saperi’, anche quello! La vera cultura è saper valorizzare ciò che si ha e si conosce, sapendolo condividere e donare agli altri.

Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire. La storia “raccontata” dai ruderi dell’Incoronata è il cuore del libro “Il diavolo in convento”, un romanzo storico tra sogno e realtà che vuole contribuire al rilancio storico-socio-culturale non solo del Comune di Sant’Angelo a Scala (Avellino), ma dell’intero territorio del Partenio. È la storia di una comunità e di un “brigante gentiluomo”, noto con il nome di “Fra’ Diavolo”, ma all’anagrafe Michele Arcangelo Pezza, di Atri, colonnello dell’esercito borbonico del re di Napoli Ferdinando e duca di Cassano.

Tra le cime dei monti irpini, in una rigogliosa distesa boschiva di faggi e castagni, si arroccano borghi ricchi di storia e di fascino, dove il passaggio del tempo affida alla memoria di chi ha fede nelle proprie origini l’importante ruolo di tramandare cultura e tradizioni che fecero di quei luoghi una fucina di sogni e di valori. Un romanzo che, nell’incantevole scenario del Parco del Partenio, narra la bellezza di una terra, affidandosi ad un racconto suggestivo che rinviene nella distruzione del convento dell’Incoronata di Sant’Angelo a Scala ad opera dei francesi di Giuseppe Bonaparte, nel 1806, per aver dato ospitalità al brigante “Fra’ Diavolo”.

Una fulgida chiave di lettura per ricordare la ricchezza di un territorio che tanto ha dato alla storia del nostro Paese e tanto ha ancora da offrire a chi ha voglia di apprezzarne le sue qualità. Rovine che narrano leggende, gesta che raccontano vite, il convento del diavolo esprime «ciò che fu» combinando, con sapiente equilibrio narrativo e fine stile allegorico, la favola di un territorio, fiero e sagace, con l’evocativo racconto della strenua resistenza opposta da una figura da sempre controversa. Fra’ Diavolo, un uomo dal passato difficile, ricordato dalla storia come brigante gentiluomo, che proprio in quella terra, l’Irpinia, così generosa e tenace, seppe ritrovare se stesso, esprimendo emblematiche gesta di coraggio e lealtà sino all’atto estremo dell’accettazione della sua condanna a morte, resa con devozione alla sua terra.

Un connubio di bellezze artistiche e naturali che si riflette nella ricchezza di valori che animano una terra che mostra ogni giorno i segni di un passato che ha saputo infondere nella sua gente energica tempra ed esemplare spirito identitario. In questo dipinto, d’aspra bellezza e impervia armonia, il “convento del diavolo” dà vita ad un quadro narrativo che, sin dal titolo, declama l’anima di un territorio che sa coniugare altruismo e tenacia.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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