PERUGIA – Il ladro, di norma, ruba per necessità, per bisogno, per lucrarci sopra. Oppure per vendetta o per rabbia. O come risarcimento di un danno subito (preda di guerra). Franco, un ultraottantenne di Ferrara, sottraeva beni altrui solo per il gusto, per il piacere di farlo. E accumulava in casa gli ingombranti oggetti dei suoi colpi: le biciclette. La polizia municipale della città emiliana, dove governarono gli Este, famosa per le sue bellezze architettoniche e pittoriche e per lo splendido libro di Giorgio Bassani (“Il giardino dei Finzi Contini”), gliene ha trovate, accatastate in ogni spazio di casa ed ovviamente sequestrate – non solo in cantina ed in garage, ma persino in cucina e in camera da letto – ben 56. Tutte tirate a lucido.
Chissà perché gli investigatori hanno ribattezzata l’attività di indagine come “Operazione biga”, a meno che abbiano realizzato una associazione di idee per il particolare che l’una (la biga) e l’altra (la bici) vantano due ruote… Il lavoro degli inquirenti si è concluso il 15 novembre scorso con la perquisizione nell’appartamento del sospettato, che era stato notato pedalare lungo le vie cittadine con bici diverse e che, di conseguenza, era stato pedinato. L’ultimo bottino una mountain bike. La tecnica adottata da Franco appariva tanto semplice quanto efficace: l’anziano usciva di casa con la bici di proprietà e quando scopriva la “vittima” giusta montava in sella alla nuova conquista e la riportava a casa. Quindi prendeva l’autobus, tornava sul luogo del delitto e recuperava la propria due ruote. Con naturalezza, con grande nonchalance.
Ora molti si interrogano sul perché l’anziano coltivasse questa passione illegale, questo collezionismo illecito. Non bisogna conseguire una laurea in psicologia o in psichiatria per proporre una risposta: Franco soffre di cleptomania. Che gli esperti definiscono come la pulsione irrefrenabile di appropriarsi di beni altrui: cioè un disturbo del controllo degli impulsi. Il soggetto che ne è portatore – la malattia viene descritta e riportata nel “Manuale dei disturbi mentali” – compie il ladrocinio non per mera utilità personale o per il valore commerciale dell’oggetto sottratto, ma per il desiderio insopprimibile di appropriarsi di qualcosa.
Nel portare a compimento l’azione furtiva il cleptomane prova un senso di sollievo, spesso di gratificazione o, persino, di piacere, di godimento. Alcuni di loro possono pure subire, col tempo, un senso di colpa e, talvolta, precipitare nella depressione. Ma poi, se si ripresenta l’occasione favorevole, tornano a consumare il furto. Per alcuni studiosi dei comportamenti umani, in alcuni casi, dietro il morbo agirebbe un problema legato alla sessualità: il furto come surrogato dell’amore carnale. Gli esperti aggiungono anche che guarire da questa patologia se non impossibile risulta molto difficile, a meno che il paziente non collabori pienamente, sinceramente, con la solida convinzione di uscire dal labirinto in cui si è cacciato.
Elio Clero Bertoldi
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