MILANO – La storia della Befana inizia nella notte dei tempi e discende da tradizioni magiche precristiane. Il termine “Befana” deriva dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia, “Epifania” il cui significato è “apparizione” o “manifestazione” che nel tempo si è evoluta attraverso bifanìa e befanìa. Per questo motivo la Befana si festeggia nel giorno dell’Epifania che tradizionalmente chiude il periodo delle vacanze natalizie.
L’origine della Befana sembra che risalga al X-VI secolo a.C. e sia connessa a un insieme di riti propiziatori pagani legati ai cicli stagionali in agricoltura relativi al raccolto dell’anno trascorso. Gli antichi Romani fecero propri questi riti propiziatori e li associarono al calendario romano celebrando l’intervallo temporale tra la fine dell’anno solare, solstizio invernale, e la ricorrenza del Sol Invictus, appellativo religioso usato nel tardo Impero romano per diverse divinità. Così la dodicesima notte dopo il solstizio invernale veniva celebrata la morte e la rinascita di Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti (che rappresentano i dodici mesi dell’innovativo calendario romano) delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti. Da qui nasce il mito della vecchina “volante”, una figura femminile che dapprima, secondo alcuni, fu identificata in Diana, la dea lunare legata alla cacciagione ma anche alla vegetazione, mentre da altri fu associata a una divinità minore chiamata Sàtia (dea della sazietà), oppure Abùndia (dea dell’abbondanza). Esiste però anche un’altra ipotesi che invece collegherebbe la Befana ad una antica festa romana che si svolgeva sempre in inverno, in onore di Giano e Strenia (da cui deriva anche il termine “strenna”) e durante la quale ci si scambiavano regali.
Ma la ricerca delle origini della Befana sicuramente non finisce qui. Infatti sembra che si possa associare ad alcune figure importate dalla mitologia germanica, come ad esempio Holda e Berchta, che sono sempre una personificazione al femminile della stessa natura invernale. A partire dal IV secolo d.C., la Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti i riti e le credenze pagane, definendole frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono, a partire dal Basso Medioevo, nella figura di una strega che viaggia su una scopa volante, antico simbolo della purificazione delle case e delle anime, in previsione della rinascita della stagione. Spesso la Befana viene però rappresentata con l’aspetto di una vecchia come raffigurazione simbolica dell’anno passato che, come una cosa vecchia, viene bruciata. Infatti una delle leggende legate all’Epifania racconta che la Befana, che altri non è che Madre Natura, compare nella notte tra il 5 e il 6 gennaio sotto forma di strega a bordo di una scopa. Bruciare simbolicamente un ramo sta ad indicare la rinascita di una Natura giovane.
Una seconda leggenda invece narra che durante il viaggio verso Betlemme Gaspare, Melchiorre e Baldassarre chiesero informazioni per trovare la strada ad una vecchina e la invitarono a unirsi a loro nel cammino. Lei rifiutò, ma una volta a casa, pentita della decisione presa, cominciò a cercare i Re Magi e il Bambino appena nato bussando a ogni porta, regalando dolcetti ai bambini che incontrava lungo la strada nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Per questo motivo si racconta che continui a riempire di doni le calze dei bambini di tutto il mondo. Nella calza dei bambini spunta anche il carbone, antico simbolo rituale dei falò, che inizialmente veniva inserito insieme ai dolci, in ricordo, appunto, del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati. È soltanto la morale cattolica che nei secoli successivi ha trasformato il significato del carbone come punizione per i soli bambini che durante l’anno precedente si erano comportati male. Oggi il carbone è solo un simbolo, perché di fatto anch’esso è dolce.
Ci sono diverse leggende legate alla figura della Befana così come ciascuna regione d’Italia ha il suo modo di trascorrere la giornata del 6 gennaio e non mancano nemmeno piatti tipici, soprattutto dolci, da portare in tavola e gustare in compagnia. Dolci a volontà e non solo quelli destinati ai bambini, ognuno secondo la propria tradizione. La fugassa d’la Befana tipica del Piemonte, è una focaccia arricchita con canditi e uvetta, molto aromatica. I cosiddetti befanini sono frollini della cucina toscana, amatissimi soprattutto dai più piccoli, perché ricoperti di zuccherini colorati. I pepatelli invece si preparano nel sud Italia: sono biscotti a base di miele, mandorle e scorza d’arancia arricchiti dal pepe, che conferisce loro un sapore particolarmente speziato.
Molti anche gli eventi che si organizzano per festeggiare la Befana come ad esempio il Panevin friulano, cherappresenta il falò, come viene chiamato in Friuli Venezia Giulia. Qui il 6 gennaio si è soliti organizzare falò di buon auspicio: il fuoco serve per attrarre la sorte positiva, in quanto le fiamme simboleggiano la forza dirompente del nuovo che avanza e che brucia via il vecchio per farsi spazio. Sarà poi la direzione del fumo a determinare quale sarà l’andamento del nuovo anno, se sarà fortunato o meno. A Venezia invece si realizza la Regata della Befana. Lungo il Canal Grande sfila un corteo di barche con a bordo persone travestite da Babbo Natale e Befana. A Fornovo Taro, in provincia di Parma invece si svolge il Raduno Nazionale delle Befane e dei Befani. La città per l’occasione si riempie di centinaia di persone in costume e tra canti e balli si eleggono Madame Befana e Mounsieur Befano. Tante altre ancora le usanze legate alla festa della Befana a ribadire che essa non è solo la festa dei bambini ma anche degli adulti che così concludono in allegria le festività natalizie.
Margherita Bonfilio
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