ENNA – “Avvampa nell’oro ondeggiante / ai raggi del sole cadente / il fercolo sacro col dolce suo peso.
Possente è lo sforzo e gronda il sudore / dei forti figlioli dei campi / al nome di Lei inneggianti.
La “Spalla”, per secoli curva, / la lucida impronta ha segnata / al “Posto” che è onore e retaggio.
Dai petti di folla plorante, / che ha gli occhi bagnati dal pianto, / si leva fremente il saluto.
Su l’onda dell’aria / percorsa dai bronzi / s’innalza la speme, la prece che attende, / che è grata, che è limpida fede /
nel nome sì dolce, che dona la gioia, che placa il dolore ai figli in cammino, / che anelano al Cielo…”.
In questa bellissima poesia dell’ex vicario foraneo di Enna, mons. Paolo Cammarata (Enna 1921-1992) è contenuto il significato dei festeggiamenti del 2 luglio a Enna in onore di Maria Santissima della Visitazione, Patrona della città, da sempre considerata una delle più belle feste religiose della Sicilia.
Le origini di questa festa sono molto antiche: secondo gli storici ennesi, intorno all’anno 1000 a.C. in Sicilia, ed in particolare a Enna, si adorava la “Gran dea madre”; in seguito, con i Greci il nome fu cambiato in Demetra e con i Romani in Cerere. Intorno al II secolo d.C. sorse ad Enna una piccola comunità cristiana che, sotto la guida di San Pancrazio, cominciò a diffondere in città la fede cristiana manifestando gran fervore nei confronti della Madonna, a scapito delle credenze pagane. Esasperati dal potere dei sacerdoti pagani che esigevano tasse per mantenere il culto della dea, i Cristiani diedero fuoco ad un tempio dedicato a Cerere nei pressi di Valverde (chiamata oggi Cirasa o Cerere arsa) e, sulle rovine del tempio distrutto, costruirono una chiesa dedicata alla Madonna di Valverde, la prima Patrona di Enna. Durante la dominazione araba gran parte della popolazione ennese si convertì all’islamismo, ma, con l’arrivo dei Normanni, il cristianesimo ebbe il sopravvento e la nuova Patrona divenne l’Assunta. Con gli Aragonesi la città di Castrogiovanni (l’attuale Enna) cominciò a rinascere e nel 1307 grazie all’intervento di Eleonora, moglie di Federico II, venne iniziata la costruzione del Duomo, interamente in stile gotico, diverso da come è attualmente.
Fu proprio durante la costruzione del Duomo che il senato cittadino decise di affidare la città alla protezione della Madonna della Visitazione e di spostare la festività dal 15 agosto al 2 luglio. La statua di Maria SS della Visitazione doveva rappresentare i sentimenti di devozione, amore e carità, ma anche le ansie e le speranze della gente. L’intera popolazione diede un contributo in denaro per l’acquisto del simulacro e gli incaricati si recarono a Venezia, presso il campo dei Frari, luogo in cui si trovavano numerose botteghe artigiane di scultori e intagliatori. Non trovando una statua che rappresentasse la visita di Maria ad Elisabetta venne scelta una statua della Madonna con in braccio un piccolo Gesù. Posta all’interno di una cassa la scultura venne imbarcata sul veliero “Nostra Signora della Salute” che da Venezia doveva arrivare al porto di Catania.
Una volta giunto nello Jonio il veliero naufragò dopo una tempesta e la cassa con la statua della Madonna venne trasportata dalla corrente verso il porto di Messina, dove si arenò nella spiaggia. I messinesi furono meravigliati da questo ritrovamento tant’è che cominciarono a manifestare la loro devozione con dei festeggiamenti, anche se ben presto dovettero restituire la statua ai legittimi proprietari che erano andati a riprenderla. Trainato da bianche giovenche il carro che trasportava la cassa giunse a Castrogiovanni il 29 giugno 1412 accolto in un clima di festa: i nobili e gli ecclesiastici pretendevano di portare sulle loro spalle la Patrona e con i loro litigi interruppero i festeggiamenti. Ma il fercolo che tutti volevano portare si fece improvvisamente molto pesante e non si riuscì a sollevarlo. I presenti interpretarono l’accaduto dicendo che la Madonna non voleva essere sollevata né da nobili né da sacerdoti. Vennero chiamati, allora, alcuni contadini che stavano mietendo il frumento nei campi: questi accorsero immediatamente così com’erano, a piedi scalzi e con un telo bianco che cingeva i loro fianchi; fissato il simulacro su delle aste lo trasportarono fino al Duomo. Per stabilire il percorso che la processione doveva seguire furono liberate delle colombe ai piedi della statua.
Il tragitto che queste seguirono in volo venne avvistato da alcune vedette poste sui campanili delle chiese e sulla torre di Federico: venne, così, tracciata la strada che la processione doveva seguire che parte dal Duomo, che si trova nella parte orientale della città, percorre le strade del centro della città e arriva all’eremo di Montesalvo, a ovest.
La statua della Madonna viene trasportata sulla “Nave d’oro”, la “Vara” in oro zecchino, con in testa una corona, anch’essa in oro zecchino, di stile barocco, ornata e abbellita con numerosi gioielli donati da fedeli per grazia ricevuta. Il fercolo viene portato in spalla, grazie a delle lunghe aste (baiardi), da circa 124 uomini, gli “Ignudi”, vestiti solo con una tunica bianca, ma scalzi, nudi ai piedi appunto.
La Vergine Maria è preceduta dai simulacri di San Michele Arcangelo e di San Giuseppe: il primo che simbolicamente protegge Maria SS. da Lucifero viene portato dai bambini, mentre il secondo, custode della Santa Famiglia di Nazareth, viene portato dagli adolescenti. Una devozione, quindi, che inizia sin da piccoli, anche se fare parte degli Ignudi è più difficile in quanto il numero dei portatori rimane invariato e si può far parte del gruppo solo per eredità. La processione fa tappa in diverse piazze della città e ad ogni sosta vengono esplosi dei colpi di cannone a salve, le cosiddette “Sarbiate”: si tratta di una tradizione che coinvolge diversi quartieri della città, ognuno dei quali si adopera per la raccolta di fondi per l’acquisto dei fuochi d’artificio da far esplodere al passaggio della Madonna.
Il momento più difficoltoso di tutto il viaggio è sicuramente il tragitto della stretta e tortuosa via Mercato dove, in alcuni punti (calata a Batiedda), la Vara viene abbassata e quasi trascinata rasoterra poiché la strada è poco larga. Arrivati a Montesalvo la Madonna viene accolta dalla cugina Elisabetta e da Zaccaria che escono dalla chiesa per accoglierla. Rimarrà lì per due settimane circa, quando, di domenica, sempre in processione, rientrerà al Duomo (Madonna a Muntata).
Rosa Rosano
Nell’immagine di copertina, un momento della Festa della Madonna della Visitazione a Enna
Di seguito il link di un tributo a Maria SS della Visitazione per invogliare il lettore a visitare Enna e partecipare a questa festa il prossimo anno:
http://www.siciland.it/festa_della_madonna_della_visitazione_duomo_enna-10542-e.html
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