“Per quanto ne sappiamo, nessuno aveva mai testato con successo il trasferimento di energia wireless nello spazio, neanche utilizzando strutture rigide e costose – spiega Ali Hajimiri, professore di ingegneria elettronica ed ingegneria medica della Caltech e co-direttore dello Space Solar Power Project -. Noi lo stiamo facendo utilizzando strutture flessibili e leggerissime e utilizzando un circuito integrato costruito da noi”.
Durante il test, Maple ha trasmesso il suo raggio di microonde a due ricevitori posti a circa 30 centimetri di distanza dagli emettitori, che hanno convertito le onde elettromagnetiche in corrente continua, e l’hanno utilizzata per accendere due led, così da dimostrare il funzionamento dell’intero sistema. L’esperimento ha avuto un successo: i led si sono accessi come previsto, e modificando i raggi di microonde emessi dagli emettitori i ricercatori sono stati in grado di accenderli e spegnerli a piacimento, dimostrando così di poter controllare con precisione la loro direzione. Il prototipo era dotato inoltre di una piccola finestra laterale, da cui indirizzare le microonde al di fuori del dispositivo in direzione della Terra, dove sono state identificate da un ricevitore posto sul tetto del campus della Caltech di Pasadena.
Il progetto che hanno in mente alla Caltech prevede un dispositivo capace di essere ripiegato fino ad occupare uno spazio di circa un metro cubo, in modo che un razzo commerciale sia capace di trasportarne in orbita un’intera flotta, e progettato per aprirsi una volta arrivato nello spazio, dispiegandosi a formare una struttura piatta e quadrata larga circa 50 metri. Un lato del dispositivo sarà coperto di pannelli solari, utilizzati per generare energia elettrica, mentre sul versante opposto troveranno posto i trasmettitori a microonde, che convertiranno l’energia prodotta in microonde e la spediranno direttamente nel punto della superficie terrestre in cui ce n’è bisogno.
“Questo sistema flessibile di trasmissione energetica è essenziale per i piani della Caltech: una costellazione di pannelli solari simili a vele, che si dispiegano una volta in orbita – aggiunge Sergio Pellegrino, secondo co-direttore dello Space Solar Power Project -. Un po’ come internet ha reso democratico l’accesso alle informazioni, noi speriamo che il trasferimento wireless di energia democratizzi l’accesso all’energia. Non serviranno più infrastrutture per il trasporto e la ricezione di questa energia sulla superficie. E questo vuol dire che potremmo mandare facilmente l’energia in zone remote, e in aree devastate da guerre e disastri naturali”.
Se dunque, come sembra probabile, il metodo messo a punto dalla Caltech dovesse trovare concreta applicazione, allora è evidente che si tratterebbe di un’autentica rivoluzione, destinata a cambiare in tempi ristretti il nostro stile di vita e anche la nostra economia. E’ evidente, infatti, che avere a disposizione energia solare in quantità pressoché illimitata avrebbe conseguenze enormi sull’intero sistema mondiale. Senza aggiungere che i benefici ambientali sarebbero enormi. C’è solo un piccolo problema: quanto costerà l’energia proveniente dallo spazio? Il prezzo sarà realmente competitivo? E sarà davvero possibile un invio su larga scala dell’energia solare wireless? Interrogativi legittimi che spengono un po’ gli entusiasmi californiani.
Buona domenica.
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