NUORO – Oggi uno dei compiti primari della scuola e della nostra società è educare alla pace e alla cittadinanza. Al centro della scuola ci sono i ragazzi, individualità, persone che devono crescere e “imparare a vivere” in pace, nel rispetto degli altri, in un mondo in continuo e rapido cambiamento. Occorre quindi preparare i giovani a vivere da cittadini liberi, consapevoli e responsabili, evitando che le paure e le disuguaglianze abbiano il sopravvento, che sviluppino le capacità di collaborazione tra persone e mondi diversi, che imparino ad affrontare le sfide che ci stanno davanti e a cogliere le opportunità che la vita ci offre.
La pace è un valore a cui spesso diamo poca importanza. Eppure, ovunque volgiamo lo sguardo, notiamo che il mondo è lacerato da guerre e violenze continue, tensioni e disuguaglianze. Ovunque scenari apocalittici di miseria, fame, guerra, traffici di armi, di organi e di persone, violenza, terrorismo, persecuzioni, sfruttamento e migrazioni. A ciò si aggiungono le devastazioni ambientali, il razzismo, gli episodi di xenofobia che non creano né un clima di serenità né tanto meno di tranquillità. Manca il dialogo, l’interscambio, la voglia di comunicare. Siamo presi dall’individualismo e dalla competizione selvaggia che anziché favorire la cooperazione e l’inclusione alimentano la conflittualità, la chiusura, l’esclusione e la violenza. Scegliere la pace piuttosto che l’alterco e lo scontro non è cosa facile, per questo si devono educare i giovani a immaginarla, desiderarla, capirla, difenderla se c’è e costruirla laddove manca.
Dovremo cambiare posizione e iniziare a vedere la pace come “un ordine sociale e internazionale nel quale tutti i diritti umani possono essere pienamente realizzati per tutti gli uomini e tutte le donne”, come afferma l’art. 28 della Dichiarazione dei diritti umani. La pace perciò non è solo un arco temporale più o meno lungo che segue la guerra, ma è cibo, acqua, salute, lavoro, dignità, giustizia, istruzione, uguaglianza, rispetto, fraternità, libertà, non violenza, inclusione, legalità, democrazia, solidarietà, accoglienza, responsabilità, diritti umani e memoria. Solo vista così la pace diventa non solo un valore cui appellarsi ma un diritto e un obiettivo da perseguire con gli strumenti del dialogo, della politica, della cultura, del diritto, dell’educazione, della solidarietà, ed è per questo che dipende dall’impegno di tutti. La pace diventa perciò uno stato d’animo e una condizione sociale, un sentimento individuale e un comportamento collettivo. E’ un modo di vivere insieme agli altri, nel rispetto dei diritti e della dignità di ciascuno, in armonia con la natura, l’ambiente, gli uomini che ci circondano. Un’educazione che deve partire dalle famiglie e dalla scuola, non può essere delegata a qualcuno ma è il risultato di un’azione congiunta, coordinata, continuata.
La pace si insegna e si impara; per questo la scuola ha una responsabilità speciale, perché considera la pace come lo sfondo integratore dell’intero processo formativo. La scuola è un grande spazio d’incontro e di crescita, uno dei pochi luoghi pubblici che funzionano come comunità. E’ un luogo dove si cresce e ci si allena a vivere nel rispetto, si studia e si fa esperienza di pace. Una scuola di pace è una scuola che riflette su se stessa e che si ripensa in continuazione. La scuola è il luogo ideale per ricreare, elaborare e sperimentare la cultura della pace.
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