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Il terrorismo colpì anche nella Tuscia

di | 2024-08-10T11:06:26+02:00 11-8-2024 5:30|Personaggi, Sezione 7|0 Commenti

VITERBO – In posa, fieri di servire l’Italia, due carabinieri vengono fotografati dal giovane cronista de Il Messaggero, Massimo Luziatelli. Era l’inizio estate del 1980 ed i due servitori dello Stato non sanno che quella sarà l’ultima ed unica foto che li ritrae insieme. Vengono barbaramente uccisi l’11 agosto dai brigatisti rossi: sono l’appuntato Ippolito Cortellessa ed il brigadiere Pietro Cuzzoli. Eccidio di Ponte di Cetti: così viene chiamata quella dolorosa pagina della storia italiana, nelle spire dei colpi di coda di nuclei armati che all’epoca avevano messo a ferro e fuoco il nostro Paese.

I carabinieri Pietro Cuzzoli e Ippolito Cortellessa

L’Arma dei Carabinieri, a Viterbo, nel piazzale della frazione, ai piedi della targa che ricorda il sacrificio delle due medaglie d’oro al valore militare, ha commemorato con una cerimonia il sacrificio dei suoi militari che hanno difeso con la vita, quella dei presenti in quel tragici momenti. Anno dopo anno, le vedove di Cuzzoli e Cortellessa presenziano con dignità e decoro ai tristi anniversari. Via via hanno iniziato a partecipare anche i figli, quelli del brigadiere Cuzzoli all’epoca erano piccoli. Quelli di Cortellessa erano poco più che adolescenti e si sono ritrovati a fare i conti con un lutto più grande di tutto e tutti, uniti nel tragico destino segnato da colpi di fuoco impetuosi e sanguinari come i loro carnefici. Un eccidio che scosse l’Italia e ancor di più il capoluogo della Tuscia, che ha intestato ad ognuno di loro due vie in zona Villanova.

Vite spezzare, famiglie distrutte in pochi istanti da quando, cioè, la gazzella quel lunedì mattina riceve l’avviso di una rapina alla filiale della Banca del Cimino, nel quartiere Pilastro. Cuzzoli e Cortellessa iniziano a cercare i delinquenti, vanno sulla via Cassia, mentre l’altra pattuglia si porta all’altro capo della città. I due colleghi vanno incontro alla morte: a Ponte di Cetti si imbattono nei passeggeri che stanno per salire sull’autobus diretto verso Roma. Tra loro ci sono anche i tre terroristi ai quali chiedono i documenti, ma invece estraggono le armi ed iniziano a sparare senza pietà. Nonostante Cuzzoli sia ferito, riesce a colpire il suo carnefice, Cortellessa si prodiga per difendere il suo collega, ma gli altri del commando infieriscono senza remore e li lasciano a terra esanimi.

Poche ore dopo, per un incidente, il maresciallo Antonino Rubuano, comandante presso la stazione dei carabinieri di Montefiascone, muore con la mitraglietta in mano mentre pattuglia le campagne in cerca dei terroristi di Prima Linea (formazione di estrema sinistra nata nel 1976) che hanno sparato con inaudita ferocia. Restano tre Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Memoria, simbolo di dolore, sangue, morte, lacrime e tanta dignità. Restano tre storie di abnegazione e sacrificio e tutti ogni 11 agosto ci sentiamo figli, fratelli, mogli di tre silenziosi eroi del quotidiano.

Laura Ciulli

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