ROMA – Con l’estate e il caldo, ecco l’Italia spremere liscio e musica leggera dalle orchestrine e fumate di grigliate dalle Alpi al Canale di Sicilia. Tornano le sagre, puro divertimento, fatte per rompere la comunità, attirare forestieri, per riempire il vuoto delle ferie e commercializzare prodotti. L’Italia è la patria delle sagre, la gente si ritrova a tavola in piazza, al castello, al campo sportivo, servita da entusiasti contradaioli e riscopre il piacere di stare all’aria aperta. Un’occasione per valorizzare i frutti del creato, il lavoro dell’uomo sulla terra.
Le sagre paesane sono il frutto dell’esigenza di ristabilire un rapporto più diretto con il cibo, con la nostra cultura e con le nostre tradizioni, per ricordare i cicli stagionali della natura ed i suoi prodotti. Ma non solo, le sagre sono anche un’opportunità per ampliare l’offerta turistica e far conoscere e valorizzare interessanti aree interne della nostra bella Italia. La caratteristica delle sagre di paese sono le lunghe tavolate imbandite, affiancate da sedie in plastica o panche di legno. Il servizio al tavolo, in questi eventi enogastronomici all’aperto, lascia un po’ a desiderare: posate rigorosamente di plastica (con scene fantozziane al momento di tagliare l’immancabile fetta di cocomero); tovaglioli di carta per pulire laddove gli altri hanno appena mangiato (e vabbè), code chilometriche per conquistare l’ultima fetta di torta. La cosa che consola è il costo della cena che è abbastanza relativamente basso (non sempre, però…).
Da levante a ponente, è tutto un fiorire di sagre organizzate da circoli, pro loco o società di mutuo soccorso. Solitamente, ogni sagra è dedicata ad un alimento o ad una preparazione diversa, che diventa protagonista della serata. Si è invitati a metterci in fila per pagare alla cassa, dove si possono scegliere tutti i piatti (semplici e caserecci) che si vogliono consumare e dove pagare il totale del conto. A questo punto vengono consegnati due bigliettini, uno dei quali deve essere consegnato al cameriere una volta che si è trovato un tavolo libero per sederci. Ed ora non resta che rilassarsi e godere la serata.
Insomma, è una festa grande con tanti piatti tipici da provare. Storicamente, queste sagre sono legate a cerimonie religiose. È un tipo di comunione tra l’umanità e il sacro. Le sagre sono il luogo ideale per ritrovare quello spirito di condivisione che solo a tavola è possibile sperimentare. Nei mesi estivi, cenare sotto le stelle approfittando della temperatura piacevole, regala un momento unico da condividere con le persone che amiamo ma è anche un’occasione per conoscere tanta gente nuova con la passione per la buona tavola. Detto questo, siano benedette tutte le sagre, presidio delle diversità di questo Paese. E’ lì, nei cibi e nella lingua, che si nasconde il politeismo che ci salva. E’ nel pesto genovese o nelle ciliege friulane, nelle cornamuse d’Appennino o nei Roestli d’Alto Adige, nelle parole dei cuntastorie palermitani o nel saltarello del Lazio che ora si nascondono gli dèi dei luoghi, in attesa di tempi migliori.
Adele Paglialunga
Evviva le sagre popolari!!!!