Cantava così una quarantina di anni fa Lucio Dalla. Perché la luce ritornerà, pur se non sappiamo quando, ma abbiamo il dovere di non avere paura, di guardare il domani a testa alta. E’ stato un anno orribile, inutile persino ripeterlo. Abbiamo trascorso un Natale caratterizzato da molti “senza” e altrettanti “con”; ci apprestiamo ad un san Silvestro ugualmente deprivato di tante caratteristiche storiche e tradizionali. La Festa cristiana più sentita e amata e quella civile più attesa e gioiosa accomunate da un unico destino: senza clamori, senza parenti e/o amici (salvo pochissime eccezioni), senza brindisi, decorazioni, abbigliamenti particolari… Senza abbracci. E soprattutto senza tanti che non ci sono più. Con molteplici preoccupazioni, poi: il lavoro perso, tante attività chiuse o ridotte allo stremo, tanti giovani ormai privi anche della speranza… E con una compagnia della quale è difficile fare a meno: la paura.
Il nemico è invisibile, ma vive e prospera in mezzo a noi. E non c’è verso di farlo sloggiare. “Andrà tutto bene” ci dicevamo per farci vicendevolmente coraggio: no, non è andato tutto bene. Anzi. Il pesantissimo isolamento primaverile ci aveva illusi, ma la seconda ondata è stata ancor più devastante: troppi morti, troppi allarmi e restrizioni crescenti che oggi ci sembrano insufficienti a contenere la diffusione del Covid. Che adesso muta (come fanno tutti i virus…) e si trasforma per continuare ad essere aggressivo e penetrante. E così la paura si fa sentire: impalpabile anch’essa, ma presente in ogni nostro atto quotidiano. Sentimento comprensibile e pure giustificabile, ma dobbiamo saper reagire. Con la consapevolezza che siamo più forti e che alla lunga la battaglia sarà vinta.
Proprio negli ultimi giorni dell’anno che, per fortuna, se ne va e mai più ritornerà, arrivano le prime dosi di vaccino. Ed è sicuramente l’unica notizia buona di un 2020 da dimenticare. Certo, ci vorrà tenpo per completare l’immunizzazione di massa, ma – come si suol dire – se non si comincia…
L’augurio per il 2021? Poter tornare a sorridere senza la mascherina. E, sempre per dirla con Lucio Dalla “se è una femmina, si chiamerà Futura“.
Buona domenica e soprattutto Buon Anno. Ne abbiamo tutti un gran bisogno.
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