TARANTO – Ultimo atto, scena prima: «The foole doth think he is wise but the wiseman knows himself to be a foole» (Lo stupido crede di sapere mentre il saggio è consapevole di essere stupido). A pronunciare questo aforisma è il buffone di corte della commedia shakespeariana As You Like It (Come piace a voi). Una banalità: se uno è stupido non può che affermare sciocchezze e un uomo saggio non può che riconoscere la limitatezza delle proprie conoscenze.
Secondo Platone, Socrate, definito dall’oracolo il più sapiente tra gli uomini, soleva affermare: ὅτι ἃ μὴ οἶδα οὐδὲ οἴομαι εἰδέναι (le cose che non conosco non suppongo neppur lontanamente di conoscerle). L’espressione “so di non sapere” attribuita al pensatore ateniese è, dunque, un’errata traslitterazione: il saggio, secondo Socrate, non è chi confessa di non saper nulla ma chi è cosciente di possedere alcune competenze ma non altre. Lo sciocco, al contrario, è chi ritiene di essere sufficientemente ferrato in ogni ambito dello scibile umano: una distorsione cognitiva conosciuta come illusion of superiority (illusione di superiorità).
Charles Darwin sosteneva che l’ignoranza genera fiducia in se stessi più spesso della conoscenza. È un’affermazione affatto condivisibile sul piano qualitativo, ma viene da chiedersi se esiste la possibilità di stabilire un rapporto quantitativo tra confidenza e competenza: come e quanto varia la prima grandezza al variare della seconda.
Un quesito che negli anni Novanta del secolo scorso si pose il professor David Dunning, docente emerito di psicologia alla Cornell University di Ithaca (New York). Coadiuvato dal suo allievo Justin Kruger, Dunning somministrò ad un campione di studenti della Cornell un test su umorismo, grammatica e ragionamento logico, argomenti sui quali, prima della prova, gli studenti dovevano autovalutarsi, esprimendo il loro specifico grado di competenza; dopo il test, al medesimo gruppo veniva richiesta una nuova autovalutazione.
I risultati dell’esperimento vennero pubblicati nel 1999 sul Journal of Personality and Social Psychology con un articolo dal titolo emblematico: Unskilled and unaware of it: how difficulties in recognizing one’s own incompetence lead to inflated self-assessments (Incompetenti e inconsapevoli d’esserlo: come la difficoltà nel riconoscere la propria incompetenza porta ad autovalutazioni gonfiate).
In breve, dallo studio emerge che, prima del test, i soggetti meno competenti si autovalutavano molto al di sopra delle proprie capacità, mentre i soggetti molto competenti si valutavano leggermente al di sotto. Qualche settimana dopo, a tutti gli studenti venivano mostrati i risultati ottenuti con il test e si concedeva loro di modificare eventualmente l’autovalutazione iniziale: i peggiori decidevano di non cambiarla, mentre i migliori si attribuivano una valutazione più alta.
Gli ignoranti, concludono Dunning e Kruger, non si rendono conto di esserlo e tendono a sovrastimare significativamente le proprie abilità; in più, non avendo le capacità metacognitive per valutare le competenze proprie e degli altri, sono inconsapevoli della propria incompetenza. Per contro, i competenti, in assenza di informazioni che suggeriscano il contrario, ritengono che anche gli altri siano in possesso delle medesime abilità e che siano in grado di ottenere i medesimi risultati (è il cosiddetto “effetto del falso consenso”).
Tale distorsione cognitiva viene oggi universalmente indicata come “Effetto Dunning-Kruger”, per evitare il quale i moderni psicologi suggeriscono di cercare di acquisire consapevolezza dell’esistenza di questo pregiudizio, di essere aperti al dubbio, di evitare l’imposizione del proprio punto di vista accettando anche quello altrui.
Da un punto di vista strettamente qualitativo, gli studi di Dunning e Kruger confermano quanto sostenuto da Darwin e prima ancora da Socrate. Il dato quantitativo, però, è davvero sconvolgente! Il paradosso è che per rendere gli individui consapevoli della propria incompetenza non si può che renderli competenti attraverso un delicato processo formativo. “Delicato” perché imparare richiede l’umiltà di rendersi conto di avere qualcosa da imparare. L’attore comico statunitense W. C. Field amava ripetere: “L’ignoranza e la presunzione viaggiano sempre nello stesso scompartimento. La saggezza e l’umiltà anche. Ma su un altro treno”.
Riccardo Della Ricca
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