//Scorie nucleari, ritorna la sindrome Nimby

Scorie nucleari, ritorna la sindrome Nimby

di | 2021-01-10T11:36:26+01:00 10-1-2021 6:47|Punto e Virgola|0 Commenti

Da qualche giorno, in diverse parti d’Italia, si torna a parlare di scorie nucleari e della necessatà di individuare zone in cui stoccare tali prodotti perché possano perdere nel tempo la carica radioattiva e diventare quindi non pericolosi. E’ stata resa nota infatti la CNAPI, cioè la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico. Senza scendere troppo in dettagli tecnici, va chiarito subito che lo smaltimento dei rifiuti radioattivi è un atto dovuto e non più procrastinabile: quella famosa Carta è pronta da 6 anni, ma è stata tenuta segreta per tutto questo tempo. Adesso il problema non può più essere rinviato, tanto più che contro l’Italia è stata già aperta una procedura di infrazione da parte dell’Europa proprio per i ritardi con cui il nostro Paese sta affrontando la questione. Sul tema, naturalmente, si sono scatenate violente polemiche e invettive di pseudo-ambientalisti che parlano a sproposito di temi che neppure conoscono. La questione invece è seria e va affrontata con serietà, cercando di spiegare come stanno realmente le cose. Le analisi sono superficiali e quasi sempre dettate da motivi politici e non da reali considerazioni oggettive.

I rifiuti radioattivi vanno smaltiti, e su questo non ci piove: è una procedura complessa, che va fatta in sicurezza e che non permette improvvisazioni o leggerezze o isterismi di bandiera. Si sente persino dire che potremmo esportarli da qualche parte, liberandoci del problema: non si può e non si deve fare. Intanto, bisogna definitivamente sistemare le scorie provenienti dalla breve stagione dell’energia nucleare in Italia; a ciò si aggiungono le scorie prodotte da ospedali e attività sanitarie, di diagnostica e cura. Le procedure approvate approvate prevedono che il rifiuto radioattivo (dopo essere stato caratterizzato, isolato e trattato) vemga immobilizzato e stoccato: quelli a basa attività, dentro ben 5 barriere di difesa impermeabili per almeno 300 anni; quelli ad alta attività (una quantità assai minore) sono stoccati in sicurezza e vengono, alla fine, localizzati in profondità geologiche impermeabili. Oggi le scorie nucleari sono collocate in depositi temporanei situati in aree non idonee: non si può continuare così. Perché quelle sono potenzialmente situazioni foriere di pericoli.

Va anche detto per correttezza di informazione che la CNAPI non individua siti specifici ma si limita a indicare aree e vasti territori — circa 67 — che non presentano controindicazioni ad una eventuale localizzazione. Essa serve, appunto, ad aprire la consultazione e il dibattito pubblico. Solo dopo un lunga consultazione verrà scelto un luogo specifico. In altri Pesi si crea una vera e propria “gara” tra territori per ottenere la localizzazione in quanto ciò comporta benefici di vario genere. Una serie di “ristori” (come usa dire adesso) per la popolazione residente. In Italia, dove quasi sempre la risposta è di pancia (sollecitata anche da biechi fini elettorali), si preferisce sparare nel mucchio e rinchiudersi nel proprio orticello. La classica sindrome Nimby (Not in my back yard, letteralmente “Non nel mio cortile sul retro”). Cioè, fate quello che vi pare, ma non fatelo vicino casa mia.

E invece lo smaltimento e lo stoccaggio dei rifiuti nucleari (presenti e futuri) sono un problema che investe tutti, in qualunque parte d’Italia; la soluzione va trovata in tempi ristretti non solo perché siamo in ritardo e ce lo impone l’Europa, ma soprattutto perché la faccenda si trascina irrisolta da troppo tempo. Non esistono, peraltro, territori più o meno adatti ad “ospitare” scorie, ma esistono invece zone che per svariate ragioni (analizzate dal punto di vista scientifico) sono idonee a riceverle senza pericoli e/o rischi. Il vero problema è che da noi non si vuole accettare nulla. Che si tratti di un ripetitore o di un termovalorizzatore, la risposta è sempre la stessa: Nimby. A proposito, quanti milioni di tonnellate di rifiuti vengono buttati in discarica mentre, opportunamente trattati, potrebbero essere utilizzati per produrre energia? Ma in Italia per anni abbiamo accettato continui sversamenti selvaggi di ogni genere di schifezza nel mare, nei fiumi, nei laghi e da quasi sessant’anni a Taranto una acciaieria continui a produrre fumi tossici che inquinano l’ambiente senza che si sia mai trovato un antidoto efficace.

La questione quindi si può sintetizzare in poche battute: il problema esiste e va risolto. Affrontiamolo con serietà, da adulti e senza capricciose isterie.

Buona domenica.

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