ROMA – Monsignor Pablo Colino, insigne religioso e musicista spagnolo, trasferitosi in Italia nel 1957, e da allora in piena attività a Roma e in Vaticano come direttore di Coro e non solo, lascia l’incarico presso la Filarmonica Romana, all’età di 87 anni. Né questa Istituzione poteva ignorare la conclusione dei sessantuno anni di attività, svolti da Pablo Colino alla guida del Coro e del settore della formazione, lì dove i ragazzi “entravano nella scuola stonati, e ne uscivano intonati”. Perciò la Filarmonica, nella odierna rassegna estiva nei Giardini, gli ha reso omaggio con l’esecuzione dell’ensemble Furiosi Affetti, che ha interpretato tre concerti del poco noto Onofrio Manfredini, settecentista di scuola bolognese, insieme con composizioni di Vivaldi, Telemann e Locatelli.
Nato a Pamplona, Pablo Colino dopo il concerto ha preparato con le sue mani una grande quantità di sangria, con la ricetta della sua città d’origine, per tutti i presenti. E allora conviene ricordare che Pablo era uomo di socialità, di gioia, di comunicativa, di allegria, tanto da tenere innumerevoli concerti in tutto il mondo, lui che era a capo della Cappella Giulia nella Basilica di S.Pietro. Chi non conosceva don Colino, amico di Petrassi , di Roman Vlad, di Bogianckino, che aveva segnato il tempo a von Karajan per i solisti, nel giugno 1985 in S. Pietro, e nei cui Cori hanno cantato la grande Monserrat Caballè, Placido Domingo, Renato Bruson.
Hidalgo orgoglioso, combattente per la gloria di Dio, ma uomo di pace, Pablo Colino ha anche inserito in concerto, nel 50° della Guerra Civile spagnola, sei canti popolari franchisti e sei repubblicani: e nel novembre 1989 ha suonato davanti al Muro di Berlino, appena caduto. Questo mito della musica sacra, monsignor Pablo Colino, ha ormai 87 anni: ma, come disse anche quando ne compì 70, “Non me li sento, sono passati senza che me ne rendessi conto”. Ma sono passati, ed in modo intenso e carico di meravigliosi frutti, rosseggianti come la sua amata sangria.
Paola Pariset
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