/, Storie/Don Franceschino, l’industriale di Nuoro

Don Franceschino, l’industriale di Nuoro

di | 2024-11-10T01:38:59+01:00 10-11-2024 0:05|Sezione 2, Storie|0 Commenti

NUORO – Una città che incarna lo spirito autentico della Sardegna. Si tratta di Nuoro, un luogo dove la storia e la cultura si fondono con la natura incontaminata. La città si estende su un altopiano granitico a circa 554 metri di altitudine, ai piedi del monte Ortobene, alto 955 metri, e tra i colli Biscollai, Tanca Manna, Monte Gurtei, Ugolio, Cucullio, Thigoloboe e Sant’Onofrio. Nuoro viene chiamata anche Atene sarda, perché qui sono nate diverse personalità di spicco della cultura nazionale: Grazia Deledda, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1905; Salvatore Satta, autore de “Il giorno del giudizio”; Antonio Ballero, pittore, scrittore e fotografo; Francesco Ciusa, scultore cui si deve l’opera “La madre dell’ucciso”, solo per citarne alcune.

Don Franceschino Guiso Gallisai

La storia però offre anche notizie su una famiglia che modificò drasticamente la vita dei nuoresi, portando per la prima volta in città l’industria, favorendo l’occupazione e il commercio anche al di fuori dell’isola. La famiglia Guiso Gallisai (di cui si hanno notizie persino ne “Il giorno del giudizio” di Satta) si può considerare l’artefice della svolta economico-sociale del capoluogo barbaricino. Dalla seconda metà del XIX a quella del XX secolo la famiglia Guiso Gallisai lavorò e si batté energicamente per migliorare le condizioni sociali ed economiche del proprio territorio “trasformando la cittadina di Nuoro da borgo rurale a città-fabbrica”.

I Guiso Gallisai erano una nobile famiglia: i Guiso erano originari di Orosei, i Gallisai di Mamoiada. Capirono presto la necessità di cambiare il modo di vivere dopo l’unità d’Italia, rivolgendo le loro attenzioni al lavoro volto a migliorare le condizioni del popolo sardo. L’era del baronato e dei privilegi acquisiti era finita, occorreva rimboccarsi le maniche, produrre e crescere, lasciandosi alle spalle il sistema feudale che aveva imperato nell’isola fino al 1837. Nella seconda metà del 1800 Nuoro non contava più di 4000 anime, era un paesone che ignorava la storia “dove vivevano di fantasmi tanto inutili quanto dannosi per aver commesso il peccato di essere vivi”, per dirla alla maniera di Salvatore Satta, dove il banditismo dettava le regole di vita, e la regione era un’isola lontana da tutto, impervia, impenetrabile, distante troppi chilometri dal continente e dal progresso. Lo storico francese Leroy Ladurie la definiva addirittura “un’isola annegata nel mare”.

Furono i Guiso Gallisai a cambiare il volto di questa città e l’immagine distorta che si percepiva oltremare. Il matrimonio di donna Antonia Gallisai di Nuoro con don Pietro Guiso, barone di Orosei, diede origine alla dinastia dei Guiso Gallisai. Fu grazie a donna Antonia che si iniziò ad avere i primi e proficui rapporti mercantili con le ditte livornesi e genovesi e che si misero le basi per la nascita e lo sviluppo dell’industria nuorese. Il capostipite della famiglia, don Franceschino Guiso Gallisai, unico figlio di donna Antonia e di don Pietro, dopo aver conseguito a Sassari il diploma di tecnico industriale, rilevò l’impresa di famiglia, sviluppandola e portandola al successo. Per aprire la mente, conoscere la concorrenza, imparare l’arte dell’industria e le varie strategie di mercato, don Franceschino viaggiò molto a Livorno, Genova e Milano.

Il Museo Gallisai

Grazie a don Franceschino, i Guiso Gallisai riuscirono a coprire diversi settori industriali, partendo dal mulino per cereali situato in località Sa concia, conosciuto come “Su molinu”, che venne acquisito definitivamente nel 1898 attraverso un’asta giudiziaria dal cugino don Primo Gallisai. A loro si deve la creazione della fabbrica del ghiaccio, del pastificio di pasta secca a marchio Guiso Gallisai, della peschiera di Orosei, degli impianti idroelettrici del fiume Cedrino, che garantirono la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica a Nuoro e zone limitrofe. Il primo maggio 1915, per merito di don Franceschino, Nuoro poté fruire dell’energia elettrica e fino al 1962, anno in cui avvenne la nazionalizzazione, la ditta Guiso Gallisai ebbe l’esclusività nella vendita e nella distribuzione dell’energia elettrica.

Le buste del mulino Gallisai

La mente imprenditoriale di don Franceschino lo spinse a gestire persino la produzione di quarzo feldspato per realizzare porcellane e refrattari, le miniere di talco di Orani, la ventilazione del talco in località Biscollai a Nuoro, i cine-teatri Eliseo e Giardino a Nuoro e un’azienda agricola nella zona della Baronia. Non ancora soddisfatto, don Franceschino controllò e gestì industrie di carpenteria, falegnameria, officine elettromeccaniche e gli autotrasporti nuoresi. Quando non poté più gestire il vasto impero industriale da lui creato, le redini dell’impresa furono prese dal figlio don Pietrino che cercò di realizzare il sogno del padre e della famiglia d’origine, ossia la costruzione della diga sul Cedrino che però avverrà solo nel 1983, quando l’azienda elettrica di famiglia era già stata nazionalizzata da quasi vent’anni.

Il 26 ottobre scorso, è stata inaugurata, in piazza San Giovanni, a Nuoro, una statua in bronzo. L’opera, molto realistica, commissionata dagli eredi, è stata realizzata dall’artista Giancarlo Buratti e raffigura proprio don Franceschino. La statua nasce con l’intento di ricordare o far conoscere, a chi non conoscesse la storia di don Franceschino Guiso Gallisai, un uomo dotato di abilità fuori dal comune, un individuo coraggioso per i suoi tempi, abile e determinato, una fucina di iniziative industriali e imprenditoriali, un pioniere di fine Ottocento che non si fece mai scoraggiare dalle difficoltà.

Per anni, il nome Guiso Gallisai ha echeggiato per le vie di Nuoro divenendo simbolo iconico della città e dando lustro ad una cittadina ove lo spirito imprenditoriale languiva, non riusciva a prendere corpo, ad assumere un’identità. A don Franceschino si deve la crescita, il progresso e la modernità di Nuoro. Grazie inoltre ad un progetto incentrato sul valore del sapere e sulla creazione di nuovi spazi universitari, l’ex mulino Gallisai diventerà hub culturale della città e cuore pulsante dell’Università che prevede la riqualificazione del fabbricato per la realizzazione di un Centro Didattico e di Ricerca per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale che è stato finanziato per un importo complessivo di 2 milioni di euro.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi