I disturbi del comportamento alimentare (Dca) sono in continuo aumento in Italia, primo Paese nell’Ue per obesità infantile. Si calcola che almeno 3 milioni di persone ne siano affetti; nel mondo gli individui interessati sarebbero oltre 70 milioni: come se l’intera Italia e anche più dovesse ricorrere contemporaneamente alle cure degli specialisti per battere bulimia, anoressia e “binge eating” (abbuffate compulsive), l’ultimo fenomeno (in continuo aumento) che interessa soprattutto i giovanissimi e che consiste nell’assumere in pochissimo tempo una quantità spropositata di calorie.
Un fenomeno sociale, dunque, che merita attenzione e interventi non solo a livello familiare, ma anche e soprattutto nelle istituzioni, la scuola in primis. E’ per queste ragioni che ieri si è celebrata in tutto il mondo la giornata contro i disturbi alimentari che fa il paio con la Giornata del fiocchetto lilla (il 15 marzo) con l’obiettivo di sensibilizzare, informare e dare aiuto a chi ne soffre e ai loro familiari. Tante le iniziative in diverse città italiane con un senso comune: capire. Perché è di tutta evidenza che le ragioni di tali disturbi siano essenzialmente di carattere psicologico e meritino adeguate terapie fornite da professionisti del settore. Fondamentale, sostengono gli esperti, il lavoro in equipe di nutrizionisti, psicologi, biologi e, talvolta, purtroppo nei casi più ostinati anche di psichiatri e chirurghi addominali.
I modelli proposti dall’attuale società dei consumi sono spesso responsabili di comportamenti anomali: indossatrici sinuose e perfette, altissime e magrissime (e spesso vittime dell’anoressia). E questo induce a ricercare la magrezza ad ogni costo e quando, per un qualunque motivo non ci si riesce, scatta talvolta il meccanismo opposto: mangiare fino allo sfinimento in maniera disordinata e incontrollata. Fino a sfociare nella bulimia o addirittura nel “binge eating” che si verifica soprattutto di notte e contro il quale non basta nemmeno mettere il lucchetto al frigorifero.
Le implicazioni sociali sono assai pericolose e si manifestano non solo a livello personale, ma anche nelle sedi pubbliche. Si pensi che tra le vittime preferite del bullismo giovanile ci sono proprio i coetanei obesi o semplicemente grassi. Ma le patologie Dca si stanno diffondendo in maniera sempre più preoccupante tra i giovanissimi: si calcola che in Italia sono almeno 300mila i bambini tra i 6 e i 12 anni che accusano problemi anche seri con il cibo. “Parliamo di giovanissimi prigionieri del cibo, ma anche delle droghe, che spesso vengono consumate di pari passo agli alimenti – spiega la dottoressa Laura Dalla Ragione, docente di Disturbi del comportamento alimentare all’Università Campus Bio-Medico di Roma -. E ai 300mila piccoli si devono sommare altri 3,2 milioni di casi tra i 12 e i 17 anni e il dato è uniforme in tutte le Regioni”.
Se il fenomeno è in preoccupante espansione tra i più piccoli, sempre maggiore importanza riveste la capacità dei genitori di captare i primi segnali del disturbo. “Per dimagrire si ricorre a diete a volte troppo drastiche. Per questo – conclude Dalla Ragione – bisogna prestare attenzione quando persistono alcuni comportamenti distorti, come scartare sempre il grasso del prosciutto, eliminare la panatura dalla carne e in generale tutto ciò che è considerato calorico. In casi come questi è opportuno rivolgersi ai centri specializzati sparsi per l’Italia, mappati dal ministero della Salute”. Anche se poi i 140 centri in grado di prendersi cura di bambini e adolescenti sono concentrati nel Centro-Nord. Un altro segnale delle differenze ancora molto profonde che esistono nel nostro Paese.
Buona domenica.
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