Diversi anni fa Fulco Pratesi, fondatore e storico presidente del Wwf, mi disse: “Sparare a un’aquila è come sfregiare la Gioconda”. Vero, verissimo ma aggiungerei che lo stesso paragone, oggi che l’ecosistema con tutti i suoi abitanti è ancora più in pericolo, vale anche per tanti altri animali selvatici ritenuti indispensabili per l’integrità dell’ambiente se non addirittura a rischio d’estinzione. Ma non sempre la sensibilità dell’opinione pubblica, l’impegno delle forze dell’ordine e di chi amministra la Giustizia in Italia mostra il proprio sdegno per chi commette atti criminali contro la fauna e la flora del territorio. Lupi impiccati per sfregio e cattiveria, boschi dati alle fiamme per il proprio tornaconto proprio da chi quei boschi doveva tutelare, imprenditori senza scrupoli che edificano violentando la natura.
Eppure in questo mare di indifferenza c’è proprio in questi giorni chi sta dimostrando che i killer dell’ambiente non godono sempre dell’immunità e della protezione che garantisce l’indifferenza di coloro che per legge e per dovere professionale sono tenuti a individuarli e perseguirli. Qualcosa si muove? Lo abbiamo detto e sperato tante volte ma le delusioni sono state assai più numerose delle soddisfazioni. Eppure qualcosa si muove.
A Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto, un ragazzo è accusato di aver ucciso e poi scuoiato un lupo e di avergli appeso al collo un cartello con scritto “No agli abbattimenti, sì alla prevenzione”. Una macabra provocazione che però gli costerà caro. Stavolta la Procura è intervenuta immediatamente e con professionalità. Le indagini sono state lunghe e complesse, con rilevazione del Dna sull’animale e sul cartello appeso al collo del lupo, numerose le perquisizioni. Nell’azienda agricola dove lavora il ragazzo indagato sono stati trovati lembi di un cartello che secondo i Ris corrispondono a quello appeso al collo del lupo.
A ottobre scorso il monte Serra, in provincia di Pisa, prende fuoco. Ettari e ettari di bosco in fumo, case distrutte dalle fiamme. Evidente la mano di un piromane. Anche stavolta la Procura, quella di Pisa, scende in campo con impegno e dopo accurate indagini arresta un trentasettenne del posto, addirittura un volontario antincendio. Accuse gravi nei suoi confronti arrivate dopo una capillare indagine portata avanti anche con l’utilizzo di intercettazioni telefoniche e le testimonianze di persone del posto.
Qualcosa si è fatto, molto di più si può fare per difendere il nostro patrimonio naturale dagli attacchi che arrivano da più parti. E’ possibile, basta volerlo. Ce lo impone la nostra cultura, la nostra coscienza.
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