MILANO – Incontri al buio? Non si parla certamente di quelli che seguono un contatto sui social dopo chat spiritose e molto spesso menzognere. Quelli sono incontri al buio perché chi ha intessuto una relazione sul web molto spesso non sa neanche chi sia il proprio interlocutore, non ne conosce la faccia e nemmeno tutti i connotati, ma le chiacchierate on line hanno stimolato la curiosità di vedersi, di conoscersi. Molto spesso grande è la delusione ed è una fortuna se non finisce male come tante volte le cronache riportano. No, in questo caso si parla di un’esperienza di consapevolezza che si è svolta durante un dialogo al buio presso l’Associazione Italiana Ciechi di Milano.
Un laboratorio nuovo impostato su un’attività laboratoriale tesa a riscoprire l’importanza e le potenzialità dei quattro sensi che vanno ad aggiungersi alla vista, in particolare tre più uno che fa da padrone, il gusto. Ecco quindi che la classe, accompagnata da due docenti, viene introdotta in una stanza con una serie di tavoli dove vengono fatti accomodare tutti i componenti a gruppi di 5, seduti comodamente. Qui due organizzatrici ipovedenti spiegano che l’attività che verrà svolta non deve essere interpretata come la simulazione della vita quotidiana di persone cieche, ma bensì deve essere vissuta come un’esperienza adatta a scoprire come possano agire i quattro sensi in una situazione di buio assoluto. I ragazzi percepiscono immediatamente l’importanza di essere insieme, all’interno del gruppo, seduto allo stesso tavolo e al tempo stesso parte integrante dell’intera classe distribuita nella stanza.
Così diventa un denominatore comune la scoperta della forma degli oggetti disposti in un cesto che le organizzatrici depositano al centro del tavolo. Ed è sinergia l’individuazione di oggetti comuni a più persone, è scoperta individuare attraverso i rumori cosa abbiano in mano le organizzatrici, è stupore il capire come sia importante intuire cosa si stia mangiando attraverso l’odore, il sapore ed il rumore prodotto dalla masticazione. E’ una gara individuare che gusto hanno le patatine, oppure i noccioli un po’ salati che mettono sotto i denti. Gli studenti si passano il bicchiere facendo attenzione a capirne la temperatura, il livello, la vischiosità ed infine il sapore… E’ scambio di sensazioni ed emozioni che passano attraverso il tavolo in assenza di luce e di contatto col mondo esterno. E’ pura magia.
Le organizzatrici ipovedenti sono state in grado di preparare gli aperitivi per tutti rispettando le allergie di molti presenti, senza poter vedere con gli occhi gli ingredienti, sfruttando appieno le potenzialità degli altri sensi che hanno permesso loro di non sbagliare e di rivolgersi a ciascuna persona presente come ad un ospite speciale di cui avere un particolare riguardo. Un dialogo al buio che ha aumentato la consapevolezza degli studenti che almeno per un’ora si sono distaccati dal mondo digitale per gustare la gioia di momenti di vera cooperazione e convivialità rimanendo nel qui ed ora. Seduti al tavolo con altre quattro persone ciascuno al buio ha dovuto usare i sensi per riconoscere oggetti, assaporare, annusare e ascoltare. Si sono sentiti vicini in un incontro intimo di consapevolezza. Consapevolezza di se stessi, di quello che stavano facendo e di ciò che stavano toccando, assaporando o bevendo.
Margherita Bonfilio
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